In un mondo segnato da migrazioni forzate e tragedie umanitarie, la musica può diventare un potente strumento di riflessione e trasformazione. L’Orchestra dei Popoli, nata sotto l’egida della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, rappresenta un esempio unico di come l’arte possa intrecciarsi con le vicende umane più dolorose, trasformandole in testimonianze di bellezza e speranza. Attraverso strumenti musicali realizzati con il legno delle barche dei naufraghi, questo progetto artistico e sociale racconta storie di disperazione, resistenza e rinascita.

In questa intervista, realizzata per i lettori di Sicilia Buona da Francesco Pintaldi, il musicista Pietro Boscacci, violinista dell’Orchestra dei Popoli, ci accompagna alla scoperta del valore simbolico e umano di questa iniziativa, offrendoci uno sguardo profondo su come la musica possa unire culture, sensibilizzare l’opinione pubblica e gettare ponti di comprensione tra popoli.

L’intervista apre uno spazio di riflessione su un tema drammaticamente attuale: il dramma dei migranti e il modo in cui l’arte, in particolare la musica, può diventare veicolo di memoria, denuncia e speranza.

Nata nel 2013 su iniziativa di Arnoldo Mosca Mondadori, presidente della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti e del direttore artistico Ciro Menale, l’Orchestra dei Popoli è molto più di un semplice ensemble musicale. È un simbolo potente, un ponte tra culture e un faro di solidarietà in un mondo segnato da profonde divisioni.

Uno degli aspetti più toccanti di questo progetto è rappresentato dagli strumenti costruiti con il legno delle barche dei naufraghi, un’idea originale e intrisa di significato. Come spiega Pietro Boscacci, primo violino dell’orchestra, questi strumenti incarnano bellezza e dolore, fungendo da cuore pulsante dei progetti della Fondazione. Suonarli non è solo un atto artistico, ma un gesto carico di messaggi: ogni nota diventa un tributo alle vite spezzate e alle speranze naufragate in mare.

La musica, con la sua capacità di oltrepassare barriere linguistiche e culturali, amplifica questo messaggio. Boscacci sottolinea come suonare questi strumenti trasformi il rapporto tra musicista e pubblico, creando una connessione profonda. Le storie intrinseche a questi strumenti toccano corde emotive e spirituali, portando con sé il peso di tragedie umane e la forza di un’umanità che non vuole dimenticare.

L’Orchestra dei Popoli non si limita alla musica: affronta direttamente il dramma delle migrazioni e delle tragedie in mare. Pietro Boscacci, con grande sensibilità, ricorda che la migrazione non è mai una scelta leggera, ma un atto dettato da disperazione e necessità insostenibili. Attraverso la musica, l’orchestra invita a riflettere, a dialogare e a costruire una comprensione reciproca per un mondo più giusto.

Ma c’è di più: gli strumenti dell’orchestra nascono nei laboratori di liuteria delle carceri di Opera e Secondigliano, dove persone detenute lavorano alla loro costruzione. Questa iniziativa dona una seconda possibilità a chi vive ai margini della società, trasformando simboli di disperazione in strumenti di speranza. È un progetto che testimonia la forza del riscatto e la possibilità di trovare bellezza anche nelle situazioni più difficili.

Guardando al futuro, l’Orchestra dei Popoli continua a esplorare nuovi repertori, attingendo alle tradizioni musicali dei suoi componenti, ognuno portatore di un bagaglio culturale unico. Collaborazioni con compositori di fama internazionale, come Nicola Piovani, rafforzano ulteriormente il messaggio universale di solidarietà dell’orchestra.

Ogni concerto dell’Orchestra dei Popoli è una testimonianza vibrante, un grido di denuncia contro l’indifferenza e, allo stesso tempo, un canto di speranza. Attraverso la musica, l’orchestra mantiene viva l’attenzione su tragedie che non possono essere dimenticate, dimostrando che l’arte può essere un mezzo potente per cambiare prospettive e abbattere muri.

Francesco Pintaldi intervista Pietro Boscacci

D. Come è nato il vostro gruppo musicale e l’idea di utilizzare strumenti ricavati dalle barche dei naufraghi?

R. Il gruppo è nato con il nome di Orchestra dei Popoli nel 2013 su idea del presidente della fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, Arnoldo Mosca Mondadori, e al direttore artistico, Ciro Menale, di creare un gruppo musicale composto da musicisti di nazionalità diverse e lontane per trasmettere un messaggio di pace e dialogo tra i popoli attraverso la musica. Io mi sento ancora molto fortunato ad essere stato chiamato a suonare come primo violino. Gli strumenti “del mare” sono costruiti nei laboratori di liuteria all’interno delle carceri di Opera e Secondigliano, costituendo il cuore del senso di tutti i progetti della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti.

D. Qual è il significato simbolico di questi strumenti per voi come musicisti?

R. E’ un’opportunità unica quella di suonare questi strumenti, per diffondere con forza, la forza della bellezza della musica, la riflessione e la comprensione del dramma delle migrazioni e delle storie di altri, che però dobbiamo imparare a sentire come fossero le nostre.

D. Suonare con questi strumenti carichi di storia e tragedia ha un forte impatto emotivo. Come pensi che il pubblico percepisca il vostro messaggio attraverso la musica?

R. La connessione che si crea durante un concerto, o comunque in generale quando c’è una persona che suona e un’altra che lo ascolta, è una comunicazione universale che diventa comprensibile nell’animo, e non si può spiegare del tutto a parole. Se esiste questa connessione allora con questi strumenti il messaggio arriva con più intensità, e potrebbe entrare più a fondo.

D. Le tragedie in mare continuano. Quali pensi siano i maggiori problemi morali e come possiamo sensibilizzare meglio l’opinione pubblica su questi drammi?

R. E’ un tema così complesso a cui non saprei dare una risposta risolutiva. Posso solo riflettere sul significato che ha il partire: lasciare le proprie radici, che non può essere frutto di una scelta superficiale o un capriccio, o allo stesso tempo il vedersi negato il diritto di poter viaggiare. Serve dialogare, cercare di capire l’altro, aiutarsi a costruire insieme le soluzioni, aspirare a un equilibrio tra lavoro e benessere, attraverso la conoscenza, l’istruzione, la cultura della pace, il mantenere la propria identità culturale ma stando uniti come fratelli di una sola madre Terra.

D. Come è stata accolta l’idea di trasformare barche simbolo di disperazione in strumenti artistici, sia nel carcere che nel contesto più ampio?

R. Arnoldo Mosca Mondadori ha avuto questa intuizione mentre era con le persone detenute, assunte regolarmente dalla fondazione, durante il lavoro nei laboratori di liuteria e falegnameria creati all’interno delle carceri alcuni anni prima. Credo che lo spirito di questi strumenti non abbia bisogno di essere capito, la forza è proprio questa, è una testimonianza tangibile, è un altro disperato tentativo di aprire gli occhi su una situazione terribile contemporanea, che cerca di ricostruire il senso di umanità in ognuno di noi attraverso il linguaggio della musica.

D. Guardando al futuro, quali progetti avete per continuare a promuovere questo messaggio di memoria, denuncia e speranza attraverso la musica?

R. Il senso del nostro lavoro come Orchestra dei Popoli rimane quello di continuare la ricerca di nuovi arrangiamenti e nuovi brani, partendo da melodie e eredità musicali delle culture di appartenenza dei musicisti dell’orchestra. In futuro continueremo, anche attraverso questi strumenti, a diffondere un messaggio ancora più forte di pace e fratellanza. Ci auguriamo inoltre che per questi strumenti altri compositori, come ha già fatto per noi Nicola Piovani con il brano “Canto del legno”, scritto per il primo violino costruito a Opera, possano conoscerci e scrivere altre suggestioni musicali per rendere questo progetto un’opportunità sempre più grande di testimonianza e riflessione.

Pietro Boscacci

Pietro Boscacci ha concluso gli studi di violino al conservatorio G.Verdi di Milano ottenendo il diploma accademico di II livello con 110 e lode. Ha perfezionato gli studi a Bologna con il maestro Cristiano Rossi e in Inghilterra con Pryia Mitchel. E’ primo violino e coordinatore musicale presso l’Orchestra dei Popoli di Milano con la quale ha suonato davanti a Papa Francesco in Vaticano e con artisti del calibro di Sting, Nicola Piovani, Franco Battiato. In orchestre classiche ha suonato con grandi direttori come Riccardo Muti e Xian Zhang. Dal 2023 è docente di ruolo presso la Scuola Secondaria Statale a indirizzo musicale Trevisani-Scaetta di Milano come professore di musica. Dalla classica al pop, dal rock al folk all’elettronica, il suo linguaggio musicale ha raccolto e assimilato molto dalle esperienze in generi e stili diversi.