Fatta eccezione per il mare in tempesta, nessun altro evento naturale lo aveva mai affascinato tanto. Aveva assistito ad albe e tramonti spettacolari, aveva visto ghiacciai e osservato colate laviche scorrere a pochi metri da lui, aveva camminato sull’orlo del cratere Centrale dell’Etna ed era rimasto come ipnotizzato, con la paura di precipitare dentro, guardando all’interno di quella voragine che sembra affacciarsi direttamente sul centro della terra.

Nessun altro evento naturale, e tanto meno nessun oggetto prodotto da mani umane, gli aveva mai fatto un effetto anche solo lontanamente paragonabile allo spettacolo delle onde che si frangono contro la scogliera.

Non gli era successo neanche al museo della Ferrari a Maranello, guardando le macchine dei suoi sogni, né in altri musei davanti ad opere d’arte uniche. Fino a quel giorno, l’unica che gli aveva fatto provare emozioni vicine, ma non uguali, era stata la Venere di Milo, al Louvre.

Quel giorno, invece, Francesco capì cos’è la Sindrome di Stendhal, cosa significa restare letteralmente senza parole davanti a un’opera d’arte, restare affascinato al punto da non potere staccare lo sguardo da un quadro.

Si trovava in quell’artistica ex stazione ferroviaria che è il Musée d’Orsay, dove forse si trova la più alta concentrazione di quadri del periodo impressionista.

Erano uno più bello dell’altro, ma quando arrivò davanti alle opere di Van Gogh i battiti del suo cuore si intensificarono, perché una cosa è vederli sui libri o riprodotti in poster, altra è guardarli dal vivo. Li gustò ad uno ad uno, finché non fu costretto a fermarsi davanti a quello che lo attrasse con la stessa forza gravitazionale di un buco nero, “Chaumes de Cordeville à Auvers-sur-Oise”.

Smise quasi di respirare, per non guastare l’emozione che provava, senza riuscire a staccare lo sguardo, e solo più tardi, a mente fredda, pensò che Van Gogh è uno dei più grandi geni della cultura di tutti i tempi, come Omero e Dante Alighieri nella letteratura.

In attesa di tornare all’Orsay Francesco potrà provare nuove emozioni visitando l’innovativa mostra che con l’utilizzo della multimedialità e della realtà virtuale, permetterà ai visitatori di “entrare” dentro i quadri e vivere una giornata intera ad Arles e in altri luoghi della Provenza dove visse il grande pittore.

La mostra sarà aperta fino al 16 febbraio 2025 a Catania, nella Chiesa della Santissima Trinità, in via Vittorio Emanuele II, a pochi passi da piazza Duomo.

Vincent Van Gogh

Di Salvatore Azzuppardi Zappalà

Salvatore Azzuppardi Zappalà, scrittore, è nato e vive a Catania. Dopo la laurea in Scienze Politiche ha lavorato come bancario e poi consulente finanziario indipendente. Specializzatosi in Diritto Bancario è anche consulente tecnico-legale su contratti di finanziamento e investimento. Ama le buone letture (i suoi pilastri sono Victor Hugo, Hemingway, Steinbeck, Conrad e Garcia Marquez), la buona musica italiana ed è appassionato di storia, in particolare della Seconda Guerra Mondiale. Su quel tragico periodo ha collezionato testimonianze di vita vissuta, che ha raccolto nell’antologia 1943-1945. Per non dimenticare. Nel suo primo romanzo – “Ti ricordi quella strada …​“, Algra Editore – l’Italia degli anni Settanta fa da sfondo alla storia di Lia e Francesco, in questo che non è solo un romanzo storico, di formazione e di sentimenti (non sentimentale, però), ma un tributo a uno dei periodi più controversi della nostra storia repubblicana. Non solo anni di piombo, ma soprattutto anni fertili, gli anni dell’impegno in politica e nel sociale, gli anni in cui si prese coscienza delle problematiche ambientali e dell’importanza della partecipazione.