Napoli-New York: la recensione del film di Gabriele Salvatores con Pierfrancesco Favino

Da una sceneggiatura rimasta nascosta per anni il regista Gabriele Salvatores che conosce bene la città di Napoli dà vita a un racconto fatto di sogni, speranze e propone un mondo migliore. E’ l’amara storia del dopoguerra tra i vicoli di Napoli.

Napoli – New York, un film di Gabriele Salvatores

In uno dei film della mia vita Il Cammino della speranza di Pietro Germi del 1950, ispirato al romanzo Cuori degli abissi di Nino Di Maria, la sceneggiatura è stata scritta da Federico Fellini e Tullio Pinelli. In Napoli – New York del 2024 con la splendida regia di Gabriele Salvatores ,il soggetto è sempre di Federico Fellini e Tullio Pinelli. Nei due film i protagonisti sono i bambini e il tema è quello dell’emigrazione. Ecco le parole nella voce fuori campo di Pietro Germi nel finale del Cammino della speranza: «Perché i confini sono tracciati sulle carte, ma sulla terra come Dio la fece, per quanto si percorrano i mari, per quanto si cerchi e si frughi lungo il corso dei fiumi e lungo il crinale delle montagne, non ci sono confini, su questa terra».

Come sempre i bambini aiutano i registi a dare la giusta lettura del mondo, lo rendono migliore con la loro presenza nel cinema, in ogni cosa che fanno e in ogni momento della loro vita. Mi vengono in mente i film strepitosi Sciuscià del 1946 e Ladri di biciclette del 1948 di Vittorio De Sica, anche questi capolavori inarrivabili.

Napoli – New York è un viaggio poetico straordinario, fra le onde del neorealismo e del surrealismo

L’idea originale è stata infatti scritta dal regista di Amarcord quando ancora non aveva girato il suo primo film. E fa parte dei tanti soggetti scritti e mai realizzati da quella mente geniale e fantastica del futuro Autore de La dolce vita. Resta un affascinante mistero come gli appunti di questo capolavoro siano arrivati a Gabriele Salvatores dentro a un baule consegnato a un amico in comune con cose inutili ormai da gettare. All’interno c’erano i fogli originali con la preziosa storia del lungometraggio, che fa già parte del grande cinema d’Autore del mondo. Il film adesso è arrivato nelle sale cinematografiche e fa riflettere grandi e piccini. E’ una fiaba moderna per tutti. Se puoi sognarlo puoi farlo ha scritto Walt Disney.

Questo film è il manifesto dell’inclusione e dell’accoglienza con un messaggio positivo da proporre ai giovani, da far vedere ad alcuni politici italiani che vedono gli emigranti come nemici da abbattere e da cancellare dalla faccia della terra. Da Maestro faccio una proposta: subito dopo il discorso del Presidente della Repubblica, la Rai proponga qualche sequenza del film, con un’intervista al regista Gabriele Salvatores.

La storia

Siamo nel 1949, fra le macerie di una Napoli piegata dalla miseria dell’immediato secondo dopoguerra. Gli scugnizzi Carmine (interpretato da Antonio Guerra) e Celestina (impersonata da Dea Lanzaro), due attori straordinari ricchi di poesia e sentimento nell’interpretazione, tentano di sopravvivere in tutti i modi, aiutandosi l’un l’altro. La bambina orfana e piena di sogni come sono i bambini, spera in una vita migliore oltre l’oceano. Celestina ha la battuta sempre pronta, quando le dicono che fare i clandestini è un crimine, la sua risposta non si fa attendere, “Anche morire di fame lo è!”.

Proprio lì sua sorella maggiore Agnese (l’attrice Anna Lucia Pierro) è emigrata mesi prima per raggiungere John, un americano che ha promesso di sposarla. Carmine, è un bambino molto furbo che vive di espedienti tra i vicoli di Napoli. Un giorno conosce George, chef afroamericano della Marina degli Stati Uniti interpretato dal bravissimo Omar Benson Miller, che vuole vendere un cucciolo di giaguaro in città. È a causa sua che una notte i due bambini si imbarcano come clandestini sulla “Victory”, la nave diretta da Napoli a New York.

La nave è piena di emigranti italiani salpati per inseguire la speranza di un futuro diverso. Come dicono le parole di una vecchia canzone: «E tutti vannu a Merica a circari furtuna, lassanu matri e figli pi n’un turnari chiiù». A controllare, con occhio vigile, del commissario di bordo c’è Domenico Garofalo (l’attore Pierfrancesco Favino) con una recitazione formidabile. Alla fine del viaggio Carmine e Celestina sbarcano a New York e vivono tante esperienze per sopravvivere. Napoli New York è il film dell’anno che dovremmo vedere. Riscopriamo i buoni sentimenti, accogliamo l’invito del regista a riflettere, ad essere meno egoisti, ad essere meno chiusi, ad essere aperti verso un mondo di pace, di tolleranza e di rispetto verso tutti gli emigranti. Il film ci ricorda che un giorno a partire eravamo noi.

Un ringraziamento a Salvatore Indelicato per la ricerca delle foto del film e al regista Rosario Neri che si è commosso insieme a me nel vedere il film in un cinema di Palermo.

Di Maurizio Piscopo

Giuseppe Maurizio Piscopo (Favara 1953), maestro elementare, compositore e musicista, ha collaborato con Radio Rai Sicilia e attualmente scrive per diverse testate, tra le quali Ripost, Sicilia ON Press e Malgrado tutto. Ha pubblicato, tra gli altri, Musica dai saloni (Casa Museo Palazzolo Acreide, 2008), Merica Merica. Viaggio verso il nuovo mondo, con Salvatore Ferlita e le foto di Angelo Pitrone (Salvatore Sciascia Editore, 2015), Le avventure di Lino Panno (Qanat Edizioni, 2017), La maestra portava carbone, con Salvatore Ferlita (Torri del Vento, 2018), Il vecchio che rubava i bambini (Aulino Editore, 2019), finalista al Premio Racalmare, Raccontare Sciascia, con Angelo Campanella (Navarra Editore, 2021), Vitti ’na crozza. La storia e la musica dei fratelli Li Causi, con Antonio Zarcone (Lilit Books, 2021). Nel 2022 ha ricevuto il premio “Un Maestro per la vita”.