di Moez Ben Rejab
In Tunisia una sentenza riconosce il diritto di rimuovere dai propri documenti e dalle carte d’identità l’appellativo che indica la discendenza dagli schiavi. Un passo importante contro le discriminazioni e per rompere con la storia della schiavitù dei propri antenati.
Nella sentenza, descritta da Al-Tarikhi, il tribunale tunisino ha stabilito il diritto di cancellare i termini discriminatori dal proprio nome ad un uomo ottantenne.
La notizia dall’Associazione tunisina Manamati
Il capo dell’Associazione tunisina “Manamati”, attiva nel campo della lotta al razzismo, Saadia Mesbah, ha dichiarato che il 14 ottobre il Tribunale di primo grado di Medenine, Tunisia sudorientale, ha stabilito di cancellare una precisa parola dal cognome di un uomo di 81 anni, purosangue Djerba.
Secondo la sentenza, il nome dell’uomo è cambiato da “Hamdan Ateeq Daly” a “Hamdan Daly”, dopo che aveva presentato una richiesta di cancellazione della parola “ateeq” dal proprio cognome. Il termine ateeq, infatti, indica l’appartenenza ad una famiglia di ex schiavi.
Il presidente dell’associazione ha invitato il Ministero dell’Istruzione tunisino a trovare soluzioni per consolidare il principio di convivenza e rispetto dell’altro, indipendentemente dalle differenze tra gli individui, integrando il tema dei diritti umani nei curricula educativi in Tunisia, osservando che i tunisini non hanno completamente smaltito i residui della schiavitù.
Saadia ha anche confermato che la giurisprudenza tunisina della magistratura consente a tutti coloro che desiderano cancellare titoli o nomi che simboleggiano la schiavitù, indicando che è possibile chiedere aiuto alla sua associazione.