Tra Supercomputer e Linguaggi Dinamici. Francesco Pintaldi intervista il Prof Simone Cabasino, scienziato nei laboratori di due Nobel
Il prof Simone Cabasino ha ricoperto il ruolo di Primo Ricercatore presso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), dove ha condotto importanti attività di ricerca coordinando il team di sviluppo software -è uno degli scienziati creatori del concetto di Linguaggio Dinamico e ha progettato l’architettura di supercomputer e altro hardware specialistico come schede elettroniche, processori ad alte prestazioni, compilatori.
Docente di Calcolo ad Alte Prestazioni all’Università dell’Aquila, Dipartimento di Ingegneria e di Software di Sistema all’Università La Sapienza di Roma, Dipartimento di Fisica, è autore di circa 50 pubblicazioni internazionali su software di sistema, applicazioni ad alte prestazioni, simulazioni, supercalcolo e linguaggi di programmazione. Ha collaborato, come esperto, con la Commissione Europea per attività legate al supercalcolo. E’ stato ricercatore nelle equipe di due Nobel della fisica. Attualmente si occupa della progettazione e realizzazione di computer estremamente sicuri, affidabili e potenti, oltre che dei relativi programmi software.
D: Professore Cabasino, è possibile spiegare con parole semplici e accessibili ai non specialisti cosa sono i supercomputer paralleli della famiglia APE a cui lei ha lavorato ed è stato il maggior progettista.
R: Sono stato uno dei progettisti e la mia responsabilità riguardava l’architettura software e il sistema operativo. Si trattava di macchine all’avanguardia, in grado di eseguire calcoli complessi in parallelo. Una macchina APE poteva avere da alcune decine a diverse centinaia di elementi di calcolo, coordinati da un’unità centrale. Una delle sue caratteristiche principali era l’utilizzo dei numeri complessi come elemento base per i calcoli. In pratica, la macchina operava naturalmente su coppie di numeri in virgola mobile. Questo la rendeva altamente specializzata e particolarmente adatta a problemi tipici della fisica teorica, che richiedono enormi capacità computazionali. Questi tipi di calcolatori sono anche idonei alla simulazione meteorologica per le previsioni del tempo o alla ricostruzione di modelli del sottosuolo, attraverso l’analisi degli echi sismici, indispensabile per la ricerca di idrocarburi.
D: Lei è uno degli scienziati creatori del concetto di Linguaggio Dinamico in contrapposizione al linguaggio statico. Quali sono le peculiarità dei due approcci
R: Un linguaggio richiede una grammatica, e nei linguaggi formali per calcolatori la grammatica è definita una volta per tutte. I programmatori, con qualsiasi linguaggio, possono scrivere un programma definendo nuove variabili e scrivendo diverse formule e funzioni. La nostra idea è stata quella di permettere al programmatore di introdurre nuove regole grammaticali. Il nostro linguaggio poteva quindi evolversi in base alle esigenze, risultando “dinamico” invece che “statico”. Si tratta di un’idea interessante dal punto di vista teorico, ed è stato utile poter definire nuove “sintassi” specifiche per i problemi che APE doveva affrontare.
D: Il Teraflop è una unità di misura a cui non siamo abituati, ci può spiegare cos’è e perché la Commissione Europea ha istituito addirittura un Comitato Tecnico denominato TERAFLOP di cui lei ha fatto parte?
R: Ho fatto parte del comitato tecnico voluto dal Prof. Carlo Rubbia per proporre una strategia europea per il supercalcolo. Il gruppo APE, di cui facevo parte all’epoca, era una punta di diamante da un punto di vista scientifico e tecnologico. Purtroppo l’Europa non ha raccolto la sfida e non è dato seguito ad un programma europeo.
D: Lei ha fatto parte dell’equipe di ricerca di ben due Nobel per la fisica, Carlo Rubbia e Giorgio Parisi. Ci può raccontare come ha vissuto il contatto con questi scienziati, prima e dopo il riconoscimento dell’onorificenza?
R: Ho collaborato con il Prof. Carlo Rubbia nell’ambito del comitato di cui parlavo in precedenza, ma si è trattato di una collaborazione piuttosto limitata. Con il Prof. Giorgio Parisi, invece, ho lavorato per più di 10 anni. Giorgio Parisi e Nicola Cabibbo sono stati i principali promotori e ideatori del progetto APE. Di Giorgio Parisi si è detto molto: la sua capacità di trovare soluzioni creative era straordinaria. Il Prof. Cabibbo era una figura altrettanto eccezionale. Lavorare con loro è stata un’esperienza straordinaria, sia dal punto di vista scientifico che umano.
D: Cosa può consigliare ai nostri studenti che spesso preferiscono studiare fuori dall’Isola non convinti della bontà e delle nostre università?
R: Sono siciliano da parte di padre e considero la Sicilia una terra di cui mi sento parte. Non ho mai lavorato, né studiato in Sicilia, quindi non mi sento di esprimere un giudizio. In generale, penso che per gli studi superiori sia positivo che gli studenti si allontanino e facciano esperienze anche geograficamente lontane. Mi piacerebbe vedere istituzioni accademiche in Sicilia capaci di attrarre studenti da tutto il mondo. Al contrario, non credo che sia vantaggioso avere università che si rivolgono prevalentemente a un’utenza locale.
Grazie professore Cabasino, per i nostri studenti la lettura di questa intervista sarà un elemento prezioso di riflessione. Buon lavoro.