La rinascita dell’Oratorio Salesiano Don Bosco di Marsala. Intervista a Giuseppe Li Causi, Direttore Artistico Nomea Produzioni
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Oggi vi raccontiamo la trasformazione del vecchio Oratorio Salesiano Don Bosco a Marsala in scuola di danza, arte e teatro grazie anche all’iniziativa dell’Associazione Nomea e del Direttore Artistico di Nomea Produzioni Giuseppe Li Causi intervistato da Michele Giacalone per Sicilia Buona.
La felicità sta nelle piccole cose e per me è stata quella di rivedere vivo un luogo della mia infanzia. A Marsala l’Oratorio dei Salesiani ha rappresentato nel tempo un punto di riferimento per i bambini e ragazzi della mia epoca.
Si andava all’Oratorio per giocare al pallone, c’era un campetto polveroso e tutti eravamo felici, la domenica si andava a messa se si voleva, non era obbligatorio, eravamo liberi di scegliere. Poi arrivarono i bigliardini e i tavoli di ping-pong, il campetto polveroso si trasformò in campo da pallavolo e pallacanestro, ma si continuava a giocare anche al pallone.
Poi arrivarono i videogiochi e quello che era un modo di vivere comune si trasformò in un gioco isolato, due occhi fissi davanti a uno schermo.
Piano piano gli Oratori si spopolarono di bambini e divennero altro, lasciando il posto alle palestre e alle scuole di danza, momenti importati di vita comune sottratti alla playstation.
Trasformare i vecchi oratori in palestre e scuole di danza forse funziona, si ammortizzano i costi e si riaprono luoghi sociali, di aggregazione e di vita per le diverse fasce d’età.
La concezione moderna degli oratori prende vita proprio con Don Filippo Neri intorno al 1550, quando egli accolse intorno a sé i ragazzi poveri, maschi e femmine indistintamente, avvicinandoli alle celebrazioni liturgiche, ma facendoli anche divertire, con canzoni e giochi che li tenevano lontani dai pericoli della strada.
Oggi i pericoli sono quelli di restare isolati all’interno di una stanza anche se collegati con tutto il resto del mondo, ritornare alla vita sociale, alla vita in comune, soprattutto dopo il triste periodo della trascorsa pandemia, è un bene comune, per cui ben vengano i vecchi oratori e ben venga la loro trasformazione sempre al passo con i tempi.