“Fra due che litigano volete sapere da che parte sta il torto? Da quella del litigante che grida più forte”.
Questa massima, attribuita al Manzoni (forse nella Storia della Colonna Infame), se mai ce ne fosse bisogno scioglie ogni dubbio su chi oggi ha torto nella lite fra l’attuale presidente degli Stati Uniti e l’Europa. Anche se, a ben vedere, a gridare è solo Trump, perché l’Europa a malapena finora ha balbettato.
Dopo la temporanea sospensione dei dazi, molti si illudono che l’atteggiamento del presidente USA si sia ammorbidito, ma non è così e ce lo ha confermato lui stesso – con la signorilità tipica dei parvenus – quando ha parlato delle file di coloro che accorrono per baciargli il didietro.
Tralasciamo, tuttavia, la scarsa conoscenza della storia, anche economica, da parte di Trump e della sua corte (non sanno che i dazi hanno sempre danneggiato tutti, non solo chi li subisce), ed esaminiamo l’altro aspetto, quello per noi più fastidioso: il loro atteggiamento nei riguardi dell’Europa, l’accusa ai paesi europei di essere dei parassiti e di avere vissuto da sempre alle spalle degli americani.
Il presunto ruolo parassitario dell’Europa è una “trumpata”, un’affermazione che più falsa non si può, perché l’Europa ha ricevuto molto dagli USA, ma ha anche dato e continua a dare molto, non solo all’industria degli armamenti.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale l’Europa è stata colonizzata, non solo culturalmente, dagli americani. La grande finanza, la farmaceutica e l’industria dei beni di largo consumo, per esempio, sono tutte americane.
JP Morgan, Goldman Sachs, Black Rock, Fidelity, Franklin Templeton, Invesco, per citare solo i più grossi, attraverso i loro fondi di investimento possiedono mezzo mondo, aziende europee comprese e fanno in Europa una parte molto importante dei loro ricavi.
Il 45% del fatturato globale delle c.d. Big Pharma è fatto da aziende statunitensi, che nella classifica delle prime 20 al mondo occupano 10 posizioni. Idem nel largo consumo: 7 delle prime 10 società produttrici sono americane: Pepsi Cola, Coca Cola, Procter & Gamble, Kellogg, Marte Incorporated, Johnson&Johnson e Colgate-Palmolive.
E per non dilungarci, cinque delle famose Sette Sorelle, erano americane.
Tradotto, significa che dalla fine della guerra ogni volta che facciamo rifornimento, che beviamo una bibita gassata, compriamo un detersivo, una saponetta, i croccantini per gli animali domestici, una medicina e in svariate altre occasioni, sosteniamo l’economia americana.
Lo stesso quando – direttamente o indirettamente – sottoscriviamo fondi di investimento o altri prodotti di risparmio gestiti da società statunitensi. Per non parlare di quando usiamo il computer o il cellulare: che il sistema operativo sia Windows, iOS/OS oppure Android, con annessi e connessi tutti i loro software, ci serviamo esclusivamente di prodotti statunitensi.
Qualcuno lo dica, a Trump e al suo degno vice, e soprattutto agli sciocchi europei che li giustificano e corrono a ….
Ma mi faccia il piacere! Avrebbe detto Totò.