L’intervista al prof Ortolano presidente dell’Associazione Castello e Parco di Maredolce
La Sicilia è da sempre un crocevia di culture, dove ogni dominazione ha lasciato tracce profonde e indelebili nella storia, nell’arte e nella vita quotidiana. Tra tutte, la presenza araba e normanna ha segnato un periodo di straordinaria vitalità culturale e politica, caratterizzato da una fusione unica che ha dato vita a una civiltà arabo-normanna senza eguali nel Mediterraneo.

Durante la dominazione araba (827-1061), Palermo divenne un centro culturale e agricolo di eccellenza. Grazie all’introduzione di innovative tecniche di irrigazione e di colture come agrumi, cotone e riso, l’isola si trasformò in un modello di avanzamento tecnologico e sociale. La città si arricchì di moschee, biblioteche e una vibrante vita intellettuale, diventando un simbolo di prosperità e multiculturalismo. Tuttavia, le divisioni interne tra clan e fazioni islamiche indebolirono l’isola, aprendo la strada all’arrivo dei Normanni.
Con l’avvio della conquista normanna nel 1061, sostenuta dal Papa e culminata nella presa di Palermo nel 1071, l’isola fu trasformata in un regno multiculturale dove tradizioni islamiche, bizantine e latine coesistevano e si intrecciavano. Questo dialogo tra culture diede origine a capolavori come la Cappella Palatina, la Zisa, la Cuba e il Castello di Maredolce, che ancora oggi raccontano una storia di confronto e armonia.
Il Castello di Maredolce, con il suo lago artificiale e l’architettura che richiama il paradiso islamico, rappresenta uno dei simboli più affascinanti di questa fusione. Costruito originariamente come ribat (monastero-caserma) durante il periodo islamico, fu poi trasformato dai Normanni in una dimora regale, mantenendo però elementi della cultura araba come i giardini lussureggianti e il sistema idrico avanzato. Questo luogo non solo ci restituisce un’immagine del passato, ma ci invita a riflettere sul potenziale creativo del dialogo tra civiltà.
In questa intervista al Prof. Domenico Ortolano, esploreremo l’impatto degli Arabi sulla Sicilia e il loro contributo all’agricoltura, all’arte e alla cultura, così come il ruolo dei Normanni nel creare un regno fondato sulla convivenza e sull’innovazione. Particolare attenzione sarà dedicata al Castello di Maredolce, testimonianza viva di un’epoca in cui Palermo era il cuore pulsante di un incontro straordinario tra popoli, religioni e tradizioni.

Prof. Domenico Ortolano
L’intervista
D. Prof. Ortolano, qual è stato l’impatto storico degli Arabi sulla Sicilia?
R. Gli Arabi lasciarono un’impronta significativa, trasformando la Sicilia in un centro agricolo avanzato grazie all’introduzione di tecniche di irrigazione e nuove colture come agrumi, riso e cotone. Palermo divenne una capitale rinomata, con oltre 300 moschee e una vivace vita culturale.
D. Come si sviluppò la fusione culturale tra Arabi e Normanni?
R. I Normanni integrarono elementi arabi nelle loro strutture politiche, amministrative e artistiche. Funzionari arabi gestivano parte dell’amministrazione e monumenti normanni come la Cappella Palatina di Palermo, testimoniano questa fusione culturale. Tra i principali monumenti oltre la Cappella Palatina, si possono annoverare la Zisa, la Cuba o San Giovanni degli Eremiti, che conservano elementi architettonici arabi, come capitelli e decorazioni.
D. Qual era la funzione di Maredolce durante il periodo arabo?
R. Maredolce, con il suo lago artificiale alimentato dalle acque del Monte Grifone, era un elemento centrale del paesaggio. Al centro del lago si trovava un ribat, una caserma-monastero utilizzata per scopi strategici e religiosi, creando un “paradiso in terra” secondo le cronache arabe. Il castello di Maredolce, costruito su un preesistente ribat arabo, era parte integrante del paesaggio normanno e testimone della fusione tra architettura islamica e normanna. Oggi rappresenta una testimonianza del periodo arabo-normanno.
D. Può dirmi di più del castello?
R. Il Castello di Maredolce rappresenta non solo un esempio di architettura e paesaggio unico, ma anche un simbolo della convivenza tra culture diverse che ha caratterizzato la storia di Palermo. Oggi, continua a evocare lo splendore del passato e il dialogo tra Oriente e Occidente. Il Castello di Maredolce, noto anche come Qasr al-Fawwar, è un’importante testimonianza della cultura islamica e normanna a Palermo. Si trova nel quartiere Brancaccio, ai piedi del Monte Grifone, ed è un luogo ricco di storia, arte e suggestioni. Il castello fu probabilmente costruito durante il periodo islamico (IX-X secolo) della dominazione araba in Sicilia, quando Palermo era un importante centro del Mediterraneo. La struttura originale fungeva da palazzo di villeggiatura e residenza per l’élite islamica.
Dopo la conquista normanna (XII sec.), il castello fu ampliato e trasformato. Re Ruggero II lo utilizzò come dimora estiva. Sotto i Normanni, Maredolce divenne un esempio di fusione tra la cultura islamica e quella cristiana. Con il passare dei secoli, il castello perse la sua funzione originale e fu utilizzato per scopi agricoli, subendo un graduale abbandono. L’architettura del castello riflette una combinazione unica di elementi islamici, come l’uso di archi a ferro di cavallo e decorazioni geometriche e normanni, visibili nella struttura più massiccia e nelle soluzioni tecniche. Il castello era circondato da un ampio giardino che comprendeva fontane e alberi, evocando il paradiso islamico.
Il nome Maredolce deriva dalla presenza di un lago artificiale, alimentato da sorgenti naturali, che circondava il castello, trasformandolo in un’isola durante i periodi di piena. Questa caratteristica rispecchia il concetto arabo di “giardino d’acqua”. Il castello serviva come luogo di relax e meditazione, dove i sovrani potevano immergersi in un’atmosfera di pace e armonia con la natura. Ruggero II apprezzava l’eredità culturale araba e mantenne molte delle tradizioni architettoniche e paesaggistiche. Maredolce rappresenta un esempio di questa continuità culturale. Il castello è stato oggetto di interventi di restauro negli ultimi anni, finalizzati a recuperare il suo antico splendore.
Oggi è riconosciuto come patrimonio culturale importante. Fa parte del percorso UNESCO “Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale”. Durante il periodo di declino, il castello e le sue terre furono utilizzati per la coltivazione di agrumi, trasformandosi in una masseria. Secondo alcune storie, le acque del lago erano considerate miracolose e benefiche per la salute.
Una curiosità: Il Re normanno Guglielmo ll ricevette ed ospitò, nel fascino incantato del palazzo, la sua futura moglie Giovanna Plantageneta (sorella di Riccardo cuor di leone). Qui trascorsero l’inizio delle loro nozze, in questo parco dove con le barchette dorate all’interno del lago amavano sollazzarsi facendo il periplo dell’isolotto e godendosi tutta la bellezza paradisiaca del luogo.
D. Quali innovazioni agricole furono introdotte dagli Arabi in Sicilia?
R. Gli Arabi rivoluzionarono l’agricoltura siciliana introducendo la tecnica delle huertas (orti irrigui) e colture come agrumi, cotone, canna da zucchero e riso, che trasformarono l’economia dell’isola.
D. Cosa rappresentava la corte di Federico II a Palermo?
R. La corte di Federico II fu un centro culturale e politico di rilievo, ospitando poeti provenzali e intellettuali. Federico II promosse una burocrazia multietnica e favorì un clima di innovazione che lasciò un segno duraturo nella storia siciliana.
D. Qual è stata l’importanza della Scuola Siciliana nella corte di Federico II?
R. La Scuola Siciliana, sviluppatasi alla corte di Federico II, rappresenta la prima espressione della poesia in volgare italiano. Poeti come Jacopo da Lentini e Pier della Vigna introdussero forme metriche come il sonetto, influenzando la lirica italiana.
D. In che modo il patrimonio arabo è ancora visibile a Palermo?
R. Molti monumenti e resti architettonici arabi, come le iscrizioni sui capitelli di San Giovanni degli Eremiti e le colonne con scritte arabe nei musei, testimoniano la ricchezza del patrimonio culturale arabo a Palermo.
D. Lei è presidente dell’Associazione Castello e parco di Maredolce, ci può dire di più su questa realtà culturale?
R. L’associazione “Castello e parco di Maredolce a.p.s.” si costituisce nell’anno 1998 per essere di stimolo agli enti preposti, per sollecitarli al suo recupero e restauro, poiché il palazzo regio si trovava in condizioni completamente devastate ed era fagocitato da 74 casupole fatiscenti all’interno ed all’esterno. L’intero castello risultava occultato. Pertanto L’associazione in maniera imperterrita e continuativa ha operato e continua ad operare per la sua valorizzazione. A piccoli passi, possiamo dire che stiamo raggiungendo grandi risultati anche grazie alle molteplici attività culturali e sociali che l’Associazione svolge sia all’interno del Palazzo ma anche nel territorio e nella città far conoscere e valorizzare la magnificenza del luogo.
D. E’ possibile visitare il Castello?
R. Il palazzo è visitabile da lunedì a sabato dalle ore 9:00 alle ore 13:00. Il martedi è aperto fino alle 18:00
Grazie prof. Ortolano