Intervista a Mauro Valentini, autore del libro dal titolo “Lo chiamavano Tyson”
Intervista a Mauro Valentini, giornalista e scrittore, autore del libro “Lo chiamavano Tyson“, avvincente urban crime da non perdere pubblicato da Armando Editore.
Nel 2020 il libro dal titolo “Mio figlio Marco – La verità sul caso Vannini” scritto da Mauro Valentini con Marina Conte, edito da Armando Editore, è stato tra i primi dieci libri più venduti. Ha pubblicato tra gli altri Mirella Gregori – Cronaca di una scomparsa e Marta Russo – Il Mistero della Sapienza (Armando editore). Con quest’opera ha vinto il premio letterario Costa d’Amalfi 2017 e si è classificato secondo al Premio Piersanti Mattarella 2019. Lo chiamavano Tyson è il suo primo romanzo.
LO CHIAMAVANO TYSON
Fausto Colasanti è un cinquantenne che sopravvive facendo piccoli lavori saltuari. È da tutti chiamato Tyson oltre che per l’aspetto, per la sua atavica incapacità a controllare la rabbia. Un compagno d’infanzia, oggi famoso chef, lo segnala per un lavoro al Commendatore Peroni, manager nel campo dell’edilizia. Egli dovrà però trovare un aiutante e per non perdere quella che sembra un’ottima e ultima occasione lavorativa, Tyson proporrà il suo amico Alcide Pennello.
Tyson e Alcide saranno i custodi della villa del costruttore per 24 ore al giorno, completamente immersa nel verde del quartiere romano dell’Eur. L’edificio è dotato di un originale sistema anti intrusione: una gabbia blindata che imprigiona i ladri permettendo ai custodi di avvertire la Polizia.
Ma la durezza di Tyson e l’avventatezza di Pennello, insieme a un crescendo di azioni grottesche e imprevedibili, scateneranno una serie di eventi sorprendenti che inchioderanno il lettore fino all’ultima pagina.
Dichiara Mauro Valentini: «Questo romanzo dalle tinte così forti l’ho dedicato a quelli come Tyson, agli sradicati, agli esiliati che hanno popolato i quartieri ghetto della Capitale. Ci sono tanti Tyson nelle periferie di Roma e molti avrebbero potuto avere un destino migliore, ma non ce l’hanno fatta. Lui in questa storia che racconto, avrà un’ultima, inaspettata opportunità per dare una svolta alla vita, anche a costo di usare la violenza.».
Lo stile di Lo chiamavano Tyson, a tratti grottesco, violento e claustrofobico, richiama alcuni scrittori che hanno influito sulla formazione e sull’immaginario dell’Autore: Niccolò Ammaniti e Carlo Lucarelli, ma anche Roberto Saviano e Giancarlo De Cataldo. La musica, nel romanzo di Valentini, ha un ruolo centrale (soprattutto i “Jethro Tull”) sia nella costruzione dell’ambientazione sia nella descrizione delle relazioni tra Tyson e gli altri protagonisti.