di Francesco Pintaldi
Francesco Pintaldi intervista il fotografo Roberto Pucci
Roberto Pucci un innovatore, soprattutto per aver sviluppato la “Bridge Photography”, un nuovo approccio che integra l’editing digitale avanzato con la fotografia tradizionale, avvicinando quest’ultima alle altre arti visive come la pittura. Questa visione creativa ridefinisce i confini della fotografia, rendendola più espressiva e artistica.
Ha lavorato come fotoreporter per un’agenzia fotografica e come direttore artistico nella sua azienda pubblicitaria. Negli Stati Uniti ha lavorato come consulente di imaging digitale per un importante rivenditore di prodotti informatici e come Specialista di Fotografia per il MADE IN ITALY.
Roberto, un artista italiano trapiantato negli Stati Uniti da oltre trent’anni, condivide la sua esperienza e il legame profondo con le sue radici italiane in vista di un possibile ritorno a Catania. Da sempre appassionato di fotografia, un interesse nato a Torino quando ricevette la sua prima fotocamera, Roberto ha sviluppato una carriera che lo ha portato a creare un nuovo stile, la “Bridge Photography“. Questo approccio unisce fotografia e pittura attraverso l’uso intensivo di tecnologie di editing, portando l’arte fotografica a nuovi livelli di espressione.
Roberto (Ro) ha vissuto a Houston, in Texas, e ora risiede a El Paso, al confine con il Messico, luoghi che hanno influenzato la sua arte, arricchendola di temi culturali ed esistenziali. Nonostante la lunga permanenza in America, il legame con l’Italia, e in particolare con la Sicilia, è rimasto forte. La recente perdita della moglie siciliana lo ha spinto a considerare un ritorno a Catania, dove spera di trovare nuova ispirazione e di riconnettersi con le sue radici culturali.
Il messaggio di Roberto per il pubblico italiano è un invito a essere orgogliosi della propria identità e a coltivare le arti come strumento di resistenza e guarigione, specialmente nei momenti di crisi. La sua storia personale è un esempio di come l’arte possa aiutare a superare le difficoltà della vita, trasformando il dolore in creatività.
Caro Roberto, eccoci per questo momento di condivisione che ti proietterà virtualmente su Catania, come artista, prima del tuo arrivo.
D. Da quanto tempo abiti in America e dove?
R. Vivo in America da più di un trentennio. La maggior parte del tempo l’ho trascorso nella grande metropoli di Houston nel Texas e da circa 5 anni vivo ad El Paso, al confine col Messico e con lo Stato del New Messico.
D. L’esperienza italiana è stata significativa per la successiva attività in America?
R. Certamente Italia e Stati Uniti condividono entrambi la cultura Occidentale iniziata ad Atene e Roma ma la storia e la ricchezza artistica italiana suscitano grande ammirazione nella giovane democrazia americana e l’Italia resta sempre ai primi posti come meta di turismo ed è ammirata per il suo primeggiare nelle arti, nella moda e nelle prestigiose realizzazioni industriali come quella dell’automobile.
D. Da quanto tempo ti occupi di fotografia
R. Da più di trent’anni, ricordarlo per me è semplice perché ricevetti in regalo a Torino, da uno dei miei zii, la mia prima fotocamera una Ferrania che conservo ancora religiosamente assieme a tutte le altre della mia collezione.
D. La tua fotografia ha attraversato diverse fasi prima di approdare alla tua attuale che ti contraddistingue come fotografo
R. Sì in Italia ho frequentato corsi universitari di storia dell’arte e di fotografia.
D. Puoi spiegare meglio in cosa si contraddistingue la tua arte da altre forme artistiche fotografiche
R. Se ti riferisci alla nuova scuola di pensiero in fotografia di cui mi ritengo l’ispiratore e che ho chiamato Bridge Photography o NAP4NT, New Art Photography for the New Time, è una fotografia che dà maggiore rilevanza all’editing computerizzato e che non si basa esclusivamente sullo strumento fotografico. Ho identificato nelle nuove tecnologie, che completano la ripresa fotografica, il sostituto moderno della vecchia camera oscura dell’era della foto su film. Un intervento più energico dell’editing da software è, a mio avviso, in grado di esaltare la creatività dell’ art photographer portando l’immagine ottenuta a risultati e livelli molto più simili a quelli del disegno e della pittura. La fotografia viene a trovarsi di più al fianco di queste nobili arti e non è penalizzata dal complesso di inferiorità di una Cenerentola. Molti talent scout del business artistico nell’ordinare l’acquisto di una foto del nuovo stile Bridge pensano spesso che si tratti di un dipinto… in effetti il nuovo stile realizza un “Ponte” più solido tra la foto artistica e le altre arti visive.
D. C’è un tema privilegiato in cui ti soffermi in particolare? Ho visto, nelle tue foto, molti volti emolti paesaggi, anche contemporanei e molti della Sicilia. E’ solo questo?
R. I miei temi di Art Photography sono tra i più vari: ritratto, paesaggio, street, astratta. Ho sempre cercato di infondere nelle mie creazioni fotografiche un messaggio di tipo culturale ed esistenziale. Le mie foto parlano tanto della bellezza italiana e di quella della “Perla del Mediterraneo”, dove sono cresciuto ed ho studiato, quanto del forte paesaggio desertico del sud–ovest americano e del dramma dell’orgogliosa sopravvivenza della popolazione indigena ed ispana delle bordelands, le terre di confine tra Stati Uniti e Messico.
D. Cosa ti ha indotto a programmare un tuo ritorno in Italia? e perché Catania?
R. In tutto questo trentennio americano, nella terra del mio nonno paterno che per primo aveva realizzato il suo sogno americano, non ho mai dimenticato la mia Patria d’origine ed in me hanno trovato sempre posto tanto la cultura Americana che quella Italiana ed Europea. Adesso, avendo perduto la mia cara consorte siciliana, ho deciso di ritornare a Catania in modo da sentirmi ad ogni passo più vicino tanto a lei quanto alla gente siciliana che amo e che potrà darmi altre ispirazione nella mia attività artistica. Tra le lingue che parlo ci sono anche due versioni vernacolari del siciliano: il Catanese e il dialetto della provincia di Caltanissetta luogo d’origine della mia famiglia. Questa conoscenza, mai abbandonata, costituisce il mio link o collegamento con la cultura più profonda alla quale sono orgoglioso di appartenere.
D. Hai in programma la predisposizione di una mostra fotografica in Sicilia?
R. Per quanto riguarda la mostra fotografica che ho in cantiere e che spero di realizzare al più presto posso solo dire che a Catania ho amici che operano nel campo artistico e che mi hanno fatto già proposte per una realizzazione di questo tipo. Adesso tutto dipenderà da quanto tempo mi occorrerà per rientrare in Sicilia
D. Ho visto che molte tue opere descrivono Catania. Cosa ti ispira, più di ogni altra cosa, il paesaggio catanese?
R. Catania è la città dove sono cresciuto ed ho portato a termine i miei studi universitari. E’ la città che considero come la mia perché legata ai ricordi della mia famiglia, di mia moglie e dei miei amici e compagni di scuola. Ho sempre guardato ad essa con grande affetto e con interesse a tutti gli aspetti che la riguardano.
D. Puoi far conoscere al pubblico italiano qualcuna delle tue opere?
R. Chiunque può conoscerle a piacimento in quanto sono disponibili su Facebook nei numerosi gruppi dedicati all’arte fotografica ai quali appartengo ed in alcuni dei quali ho la funzione di administrator come JAPAN PHOTO CLUB. La mia pagina è quella di RO Pucci di El Paso, Texas.
D. Puoi dire qualcosa della tua nuova tecnologia che ha sostituito la camera oscura?
R. Se ti riferisci a quella che ho battezzato come BRIDGE PHOTOGRAPHY, si tratta di un nuovo approccio inteso ad elevare di livello la fotografia tradizionale per mezzo di una maggiore utilizzazione dell’editing computerizzato. Questa scelta permette d’esercitare una maggiore creatività e di comunicare con maggiore incisività la visione dell’artista ed il suo messaggio ai fruitori dell’arte fotografica. Una volta il mezzo fotografico era il parametro più importante sul quale si basava il processo creativo mentre nella nuova fotografia computer ed editing sono pure protagonisti in grado d’elevare il livello a quello di disegno e pittura. Molte foto dopo l’elaborazione dell’autore vengono scambiate infatti per disegni o dipinti.
D. Con l’aumento della consapevolezza ambientale e sociale, cresce l’attenzione verso pratiche fotografiche sostenibili ed etiche, Quale è il tuo punto di vista?
R. Il rispetto dell’ambiente è stato sempre sostenuto dai nostri nativi americani per i quali ogni essere umano ha il dovere di passare intatto alle nuove generazioni il patrimonio naturale. Come cittadino americano sono orgoglioso di questa ereditarietà ideologica e sono allo stesso tempo rattristato delle ferite inferte dalla cupidigia e dalla stupidità di alcuni al medio ambiente.
D. C’è qualcosa in particolare che vuoi far conoscere al pubblico italiano?
R. Sì, il mio messaggio è quello di essere, ovunque si stabiliscano, orgogliosi della propria italianità e di coltivare una delle arti nelle quali il nostro Paese ha primeggiato ed è ammirato in tutto il mondo, la pratica di una delle arti visive o della musica completa un essere umano, ingentilisce la sua natura e lo pone più vicino a tutti gli altri abitanti del nostro pianeta, ma semplicemente è in grado di dare conforto e aiuto quando si soffre per una delle grandi tragedie esistenziali della nostra vita come la perdita di una persona cara ed a noi vicina. Sono passato per queste terribile esperienza quando dopo cinquantaquattro anni felici, ho perso mia moglie e sono riuscito a riprendermi dal grande dolore ed a sopravvivere dedicandomi completamente alla pratica fotografica. Il mio invito a coloro che leggeranno questo articolo e che si troveranno in un momento oscuro della loro vita è di non disperare, di resistere e di trovare nell’attività artistica e creativa le risorse necessarie per superare la crisi che li sta affliggendo.
D. Posso definire questa intervista intima e ispiratrice?
R. Senza alcun dubbio. Ogni intervista è anche per l’intervistato un momento di riflessione e, come tale, induce ad esaminare se stessi ed a trarre conclusioni e motivo per migliorare il proprio impegno creativo. Per questo motivo sono sempre grato all’intervistatore per l’attenzione prestata alla mia attività artistica.
Grazie Roberto, saremo presenti alla tua prima mostra Italiana in Sicilia.