Raccontare e intervistare Carla Vistarini è una gran bella responsabilità. Si rischia di dimenticare qualcosa, di omettere pezzi importanti della sua carriera, di non riuscire a raccontarla a tutto tondo, poiché la sua è una vita piena, immensa, che ha toccato più mondi.
Dalla fine degli anni sessanta in poi, dallo storico club di Roma, il Piper, inizia una carriera che la porterà a mettere in luce il proprio talento di paroliera, autrice televisiva, teatrale e cinematografica, sceneggiatrice e scrittrice.
Dai grandi successi della musica italiana all’ideazione di molti programmi televisivi, vincendo quattordici Telegatto (Gran Premio Internazionale dello Spettacolo), dalle sigle storiche di trasmissioni televisive e cartoni animati, alla scrittura di sceneggiature per il cinema e alla pubblicazione di romanzi.
Sin dagli anni settanta fino agli anni duemila, Carla Vistarini è lì, presente, dietro le quinte, e ci raggiunge tutti, come gli eroi mascherati dei fumetti, senza darsi in pasto alla curiosità e alla morbosità che avvolge spesso il mondo dello spettacolo.
Scrive i testi di più di quattrocento brani italiani per le voci di Mina, Mia Martini, Ornella Vanoni, Riccardo Fogli, Patty Pravo, Massimo Ranieri, Peppino Di Capri, solo per citarne alcuni.
Scrive i testi delle canzoni del film di animazione di Tim Burton “Nightmare before Christmas“, candidato all’Oscar, interpretate da Renato Zero, voce del personaggio principale, Jack.
Per la televisione ricordiamo, fra i tanti programmi e varietà di successo, fra cui il trasgressivo e sperimentale Stryx, sei edizioni di Pavarotti and Friends, l’Eurofestival del 1991 e diverse edizioni del Festival di Sanremo, i varietà televisivi storici degli anni novanta della compagnia Il Bagaglino, poi Beato fra le Donne, Ieri Goggi Domani, via Teulada 66, Canzonissime.
Scrive la sceneggiatura del film Nemici d’infanzia, per la regia di Luigi Magni, vincendo nel 1995 il Premio David di Donatello.
Nel 2013 pubblica il suo primo romanzo Città Sporca, a cui segue nel 2014 Se ho paura prendimi per mano e poi nel 2018 Se ricordi il mio nome.
Intervista a CARLA VISTARINI
D: Carla Vistarini, attraverso il suo talento e i tanti progetti realizzati, ha accompagnato negli anni gli italiani, fino ad oggi. Una presenza sempre riservata, dietro le quinte, che ha dato davvero tanto alla musica italiana, alla televisione e al cinema. Come ricorda i suoi esordi?
R: Come un insieme felice di coincidenze e opportunità. La prima delle quali è stata senz’altro aver fatto parte di una certa generazione e di averne vissuto, consapevolmente ma anche incoscientemente , l’evoluzione sociale e artistica. Essere un’adolescente o, come si iniziava a dire allora, una teenager, alla fine degli anni ’60 ha voluto dire avere una nuova libertà rispetto alla famiglia di origine, per esempio. E poi di crescere con la musica nuova che veniva da altre parti del mondo.
A quell’epoca non c’era internet né smartphone, né niente. La radio era solo Rai e non trasmetteva quasi mai programmi o musica per ragazzi. Non esistevano le radio private e la sera per ascoltare un po’ di pop , beat o rock, bisognava sintonizzarsi, non senza difficoltà, con radio Lussemburgo. La televisione era pensata per gli adulti, e in generale non esisteva l’idea che i “giovani” fossero qualcosa di diverso, a se stante, rispetto ai “grandi”. Ma in quegli anni, improvvisamente tutto cambiò. Una serie di circostanze travolsero il passato e noi ragazzi imparammo a destreggiarci su quell’onda di cambiamento. Era necessario scambiarsi opinioni, stare insieme, fare gruppo.
Ma proprio perché internet non esisteva, come i i telefonini, se volevi parlare con qualcuno dovevi chiamarlo a casa al telefono fisso, rischiando di doverti districare fra parenti vari e nemmeno trovare la persona che cercavi. Quindi per vedersi e scambiarsi opinioni era imperativo muoversi, uscire di casa e alla fine incontrarsi.
Nacquero così luoghi di aggregazione, come il Piper a Roma, o il programma Bandiera Gialla alla radio, con Arbore e Boncompagni, e poi le prime manifestazioni studentesche. C’era fermento. Molti miei amici e poi colleghi di musica, cinema o televisione, risalgono a quel periodo, quando, tutti ancora ragazzini con la musica in testa e voglia di cambiare ci incontravamo in via Asiago a fare il pubblico di Bandiera Gialla.
D: Lei ha scritto circa quattrocento testi di canzoni per molti artisti di successo del panorama musicale italiano. A quale brano è particolarmente legata e perché?
R: La mia canzone che amo di più è “La voglia di sognare”, incisa da Ornella Vanoni. E’ firmata Vistarini-Lopez e cioè dalla “ditta” musicale di cui ho fatto lungamente parte e che ha siglato tanti successi dal 1970 in poi. “La voglia di sognare”, che vinse il prestigioso Premio della Critica, è ormai un evergreen che la Vanoni, avendolo inciso nel 1974 porta in concerto ininterrottamente da allora, e che Gino Paoli ha dichiarato, tempo fa in un’intervista al Corriere, se ben ricordo, di ritenere una delle più belle canzoni italiane di sempre.
Ma naturalmente amo anche “Mondo” scritta per Riccardo Fogli, suo primo grande successo in Hit Parade da solista dopo l’uscita dai Pooh; e “La nevicata del ’56” che scrissi per Mia Martini, vincendo di nuovo il Premio della Critica; anche “La fantastica Mimì” mi sta a cuore, una delle tante sigle dei cartoni animati giapponesi che ho scritto e che sono nella speciale classifica delle canzoni per bambini perennemente dagli anni ’80; ma anche “Cos’è”, scritta per la versione italiana del film di animazione di Tim Burton “Nightmare before Christmas” cantata da Renato Zero; e tante altre che sarebbe troppo lungo elencare qui.
D: Ha ideato e curato molte trasmissioni televisive, con riscontro da parte del pubblico. Come si fa a creare una trasmissione che non deluda le aspettative del pubblico?
R: Ho avuto la fortuna di ideare e firmare spettacoli e programmi campioni di audience e share, sia per la Rai che per Mediaset, ma posso dire che certezze non ne esistono mai, in questo lavoro. Io, per quanto mi riguarda, da autore televisivo, ma anche musicale, letterario, ho sempre applicato il seguente principio: “Se io fossi il pubblico, quello che sto scrivendo e quindi lo spettacolo/canzone/film/show che ne nascerà, mi piacerebbe?”.
Ecco, mettersi nei panni del pubblico credo sia l’unico sistema per cercare di far bene. Fermo restando che le variabili indipendenti in questo lavoro sono tante e molte non dipendono da noi. Possono essere il budget, gli artisti che parteciperanno, i produttori, la logistica, i tempi stretti.
Tante cose tecniche possono mettere a dura prova l’estro e la fantasia più vivaci. Ricordo almeno un paio di volte in cui ci fecero evacuare i teatri per una minaccia di bomba, una volta a Sanremo e una volta a Saint Vincent al Disco per l’Estate, o i capricci di qualche Diva o Divo, ma non faccio nomi, che all’ultimo istante si rifiutano di uscire in palcoscenico, o alcuni altolà su qualche battuta di satira che non passava le maglie strette delle supervisioni delle emittenti, ecc, ecc.
In ogni caso, per quanti pensano che sia un lavoro “divertente” e magari semplice se non addirittura facile, ebbene devo disilluderli. E’ un lavoro duro, impegnativo, incerto, totalizzante. E l’impegno che richiede è, deve essere, direttamente proporzionale al risultato che si vuole conseguire.
D: Il suo ultimo romanzo è il seguito di Se ho paura prendimi per mano. Personaggi e vite che hanno ancora molto da raccontare e lo fanno senza nodi che le vincolino al precedente romanzo. Come nasce Se ricordi il mio nome?
R: Avevo iniziato a scrivere un altro romanzo, dopo il successo di “Se ho paura prendimi per mano” edizioni Corbaccio (ricordo che è stato primo in classifica di vendita nella versione ebook). Ma ho “dovuto”, in un certo senso, mettere da parte l’altra storia, perché i lettori, via social, mail, di persona alle presentazioni del libro o ai festival letterari, ecc. mi chiedevano cosa succedesse “dopo” ai personaggi di “Se ho paura prendimi per mano”. Volevano sapere cos’altro succedeva, come andava a finire.
E così ho capito che dovevo riprendere quel filo e andare alla scoperta dei destini di quelle “persone” e non più personaggi, da quanto erano diventate reali, di quali erano le loro vite dopo la parola “fine” del primo romanzo. E così, pian piano, quella curiosità mi ha contagiato e ho cominciato a chiedermi dove fossero i protagonisti: la Bambina, Smilzo, il commissario Curreri, il professore…
E in breve mi sono trovata travolta dalla nuova storia, quella di “Se ricordi il mio nome”, e dalle nuove avventure. Ricordo che sia Se ho paura prendimi per mano che Se ricordi il mio nome sono anche dei gialli a suspense, dove solo alla fine si scopre quali misteri la trama vuole raccontare, e lo scrittore è il primo detective di se stesso. Il lettore poi è colui che scioglie gli enigmi.
D: Lei ha vissuto una vita piena, potremmo dire molte vite in una. Quale è la sua più grande soddisfazione?
R: Forse proprio di essere riuscita a vivere artisticamente tante vite, un po’ camaleontiche. Aver attraversato tanti spazi creativi, dalla musica, al teatro, al cinema, alla televisione, al romanzo, è quasi un record in un paese come il nostro dove si tende a restare ben saldi nell’area in cui ci aggiriamo. Un po’ per paura di perdere posizioni, un po’ per pigrizia.
Ci vuole coraggio a ricominciare sempre daccapo e sempre da neofiti. Gli esami non finiscono mai, diceva Eduardo, e così è. Siamo eterni studenti, alle prese con prove più grandi di noi. Ma il valore e il sapore della scoperta, della novità, è irrinunciabile.
D: Quali sono i sogni e i progetti per il futuro di Carla Vistarini?
R: Il futuro è il nuovo romanzo che ho in scrittura, di cui però sono solo alle prime pagine. I lettori sono avvertiti, dovranno avere pazienza. Poi ho in mente una raccolta di mie poesie inedite, che invece sono quasi pronte, vedremo se mi deciderò a pubblicarle.
E infine, forse, un ritorno alle canzoni, con un paio di piccole sorprese musicali. Ma anche qui, vedremo. In fondo il miglior futuro è il presente, questo tempo in cui siamo immersi e in cui tutto quello che ho scritto e che il pubblico nel tempo ha gradito, fa germogliare il sorriso e i ricordi nel cuore della gente.