Georg Wilhelm Friedrich Hegel è stato uno dei maggiori filosofi. Tutti gli studenti del Liceo Classico ricordano con terrore “La scienza della logica” così come all’esame universitario di Filosofia Teoretica i ragazzi tremavano nell’esposizione della Fenomenologia dello spirito. Che voleva dire? Cosa aveva scritto? Ricordo ancora il mio esame alla Facoltà di Filosofia di Palermo con il docente che mi dice: “Anche per lei un argomento a piacere, di cosa vuole parlare?” Ed io rispondo: “Parliamo di quello che non ho capito”.
Ecco, queste sono le stesse domande che un ascoltatore si pone dopo aver ascoltato “Hegel”, il quinto album di Lucio Battisti con testi di quel genio di Pasquale Panella uscito ben 30 anni fa e precisamente in una data che possiamo definire storica, se non per la musica italiana, almeno per quella band che si chiamava Equipe 84: il 29 settembre. Alla fine dell’ascolto ci si ritrova a parlare di ciò che non si è capito.
Quindi 30 anni fa, il 29 settembre 1994 esce il quinto album “bianco” della coppia Battisti/Panella intitolato al filosofo tedesco e in copertina (minimalista come i precedenti quattro) ha solo una E maiuscola.
Perché una “E” se il disco è dedicato ad Hegel e il cognome del filosofo inizia con l’H? Questa è una domanda alla quale potrà rispondere solo il poeta Pasquale Panella, ma fino ad oggi, a noi non è dato conoscerne il motivo. E poi, perché dedicare un intero album al filosofo dell’idealismo tedesco con i chiari riferimenti all’Estetica (nel senso filosofico del termine), alla scuola di Tubinga e che inizia con “Almeno l’inizio” dove lei si vuole ancora rivedere, “se non tutta, almeno l’inizio”.
Ma questo Hegel non è l’inizio, non è un cominciamento, è la fine, sono gli esercizi obbligatori estetici iniziati con “Don Chisciotte” e che finiscono qui, con questo ventesimo album che, come i precedenti quattro pubblicati dalla coppia Battisti/Panella fa ammattire i docenti di filosofia del linguaggio, butta all’aria e riformula il concetto di poesia, toglie dal carcere estetico la metrica, si inventa un nuovo complesso di leggi per rime e strofe e le infila in un sound raffinato e meno ruffiano. Che però potrebbe anche non esistere perché serve soprattutto a confondere l’ascoltatore il quale ad un certo punto lascia perdere la musica e comincia a chiedersi cosa stia dicendo? Cosa sta cantando, cosa vuole dire?
E questo perché in questa sorta di commedia dell’arte, di rivoluzione estetica, lo schema strofa/ritornello non esiste più, anzi, possibilmente non esiste più nemmeno una frase compiuta, tutto spezzettato. Devi ascoltare il testo, non devi distrarti, qui siamo in un’altra dimensione.
Ma a Pasquale Panella interessa davvero comunicare qualcosa? A Battisti interessa ancora o sono mirabolanti esercizi estetici arrivati al culmine della perfezione? Iniziato col “decisamente non tuo” del Don Giovanni per continuare fino al superamento della propria finitezza “…certo imbruniva, ma imbruniva fuori. All’interno i colori erano luci spente, umiliate dalla tua bocca ponente”
Hegel è la giusta conclusione di un viaggio iniziato molti anni prima, dopo la separazione con Mogol, l’addio alle “bionde trecce” a Francesca, Anna e tutte le altre che continuavano a rimanere in mente per lasciare il posto a scandagli che calavano dalle prore o agli scambi di temperature e ai ritorni di cavalieri caduti bocconi tra le fragole. Insomma, di Mogol non resta alcuna traccia, sparito, evaporato con le ombre dei fantasmi della notte e con un Battisti che in “Per altri motivi” canta “sento di star per vivere” e ammonisce che “un affetto non si prova, si indossa direttamente“.
Uscito nel 1994 c’è ancora chi studia i testi, così come qualcuno si chiede cosa succederà alla ragazza e chi si chiede se “I ritorni” non sia una delle canzoni d’amore più belle mai scritte. Di sicuro Hegel, già all’epoca della sua uscita era troppo avanti per essere compreso, sia musicalmente che come testi. Molto più enigmatico di dischi come “L’apparenza” e “La sposa occidentale” e molto più vicino al suo penultimo lavoro “Cosa succederà alla ragazza”. Capolavori della musica!
Ma non è raro che fans di Battisti non conoscano questi dischi, che continuino a cantare la canzone del sole mentre Alice, Morgan e Avincola cercano di capire dove si sistemano le capocchie ai fiammiferi.