Francesco CapizziFrancesco Capizzi

Siciliabuona incontra FRANCESCO CAPIZZI, imprenditore agricolo siciliano che ha denunciato i pesanti atti intimidatori subiti in questi anni dalla mafia rurale e dei pascoli.

Anni di dedizione e cura dei propri terreni agricoli che sfumano al passaggio di pecore e mucche, greggi che pascolano in maniera del tutto abusiva rovinando i raccolti.

Francesco Capizzi denuncia la mafia dei pascoli: “Difendo ciò che è mio”

Una continua pressione da parte di chi vorrebbe imporre la propria presenza e le proprie regole su terreni che non gli appartengono, un atteggiamento che persiste da secoli e con il quale gli imprenditori agricoli siciliani hanno sempre dovuto fare i conti cercando di mediare e risolvere senza arrivare a sporgere denuncia.

Come ci racconta Francesco Capizzi, tutti sanno e pochi denunciano perché da queste parte, è sempre stato così. Le soluzioni: abituarsi e venire a patti oppure rinunciare alle proprie terre ed abbandonarle.

Mentre la maggior parte dei proprietari dei terreni dei Calanchi del Cannizzola si sono sentiti impotenti di fronte al fenomeno della mafia dei pascoli decidenso alla fine di abbandonare i prorpri campi, Francesco Capizzi ha scelto di denunciare e di resistere per difendere ciò che gli appartiene da generazioni.

“Ho difeso ciò che mi appartiene”

Per essersi opposto così fermamente ha subito una serie di dure intimidazioni, tra cui il danneggiamento dell’impianto di irrigazione e l’incendio del deposito nel quale riponeva tutta l’attrezzatura di lavoro. Francesco negli anni ha rinnovato la tradizionale produzione dell’azienda di famiglia scommettendo sull’allevamento di lumache ed avviando così la produzione di sughi a base di lumache, ma anche l’allevamento è andato distrutto a causa delle ripetute e continue invasioni di bestiame.

In questa intervista Francesco ci racconta cos’è stata e cos’è ancora oggi la mafia dei pascoli e come condizioni il lavoro di molti imprenditori agricoli fino ad indurli ad abbandonare le proprie attività, ma soprattutto ci ricorda perchè è importante smettere di ignorare questo fenomeno che distrugge ancor più i sogni ed il futuro di ogni giovane siciliano che come lui vorrebbe solo poter vivere serenamente del proprio lavoro, come è normale e giusto che sia.

Rimane la delusione per il silenzio dell’amministrazione comunale di Biancavilla che non ha ancora fatto sentire la propria vicinanza e solidarietà a Francesco in questi anni, ma siamo fiduciosi sul fatto che saprà rimediare quanto prima.

Fortunatamente non è mancato l’impegno ed il sostegno concreto da parte delle Forze dell’ordine e dell’associazione ASAEC di Catania che affiancano Francesco Capizzi in questa battaglia.

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