Siciliabuona incontra GIUSEPPE BALSAMO, l’imprenditore siciliano che ha rifiutato di pagare il pizzo, ha denunciato senza nessun indugio il tentativo di estorsione e le continue pressioni e minacce subite dalla mafia, ma che oggi si sente abbandonato dallo Stato.
Tutto inizia nel 2014 quando l’imprenditore Palermitano decide di aprire un compro oro nel quartiere Noce di Palermo. Giuseppe si oppone alle richieste dei malavitosi che si piantonano giornalmente fuori dal suo negozio pretendendo il pagamento di 3 mila euro per “mettersi a posto”.
Nel settembre di quello stesso anno, Giuseppe e la moglie subiscono una rapina nella propria villa, vengono legati fuori dall’abitazione perché assistano alla celebrazione della forza distruttrice del clan che non ammette opposizione. “Ora vediamo se ti spaventi” dice uno dei due malviventi rivolgendosi a Giuseppe poco prima di appiccare il rogo che divora in poco tempo la casa della famiglia Balsamo.
Un atto che non è solamente intimidatorio, ma una vera e propria affermazione del potere della mafia in quei territori. Giuseppe Balsamo non ha mai perso fiducia nella giustizia e nelle istituzioni, malgrado ribadisca con forza la solitudine ed il senso di abbandono che ha percepito in questi duri anni nei quali non ha neanche potuto beneficiare delle forme di tutela previste dal sistema del programma protezione testimoni di giustizia.
Giuseppe Balsamo nel corso dell’intervista racconta:
“Uno dei condannati ha quasi finito di scontare la sua pena e fra poco uscirà di galera. Lo Stato forse fa finta di non sapere che la mafia non dimentica e che un giorno te la farà pagare. Hanno già dimostrato quello che potevano fare e la loro potenza”.
Anche le associazioni antiracket hanno fatto sentire la propria assenza e Giuseppe Balsamo, come molti altri testimoni di giustizia, vuole ricordare pubblicamente che le associazioni antiracket esistono per sostenere i cittadini e non solo per costituirsi parte civile nei processi antimafia e riscuotere anche somme cospicue come risarcimento danni.
Lo Stato chiede ai cittadini di collaborare ed essere coraggiosi, ma in cambio le istituzioni devono essere presenti e rispondere concretamente a tutte le conseguenze che comporta scegliere l’onestà e la legalità in terre di mafia.
“Molti fra coloro che come me si ribellano alla mafia e denuncino il racket si sentono abbondonati in balia del proprio destino, che non era il destino nostro, perché noi lo abbiamo fatto per dignità, perché i soldi che guadagniamo sono delle nostre famiglie e non di fannulloni che li utilizzano per portare avanti la criminalità” dice l’imprenditore palermitano.
Giuseppe ha fatto richiesta di essere ascoltato da quelle istituzioni dalle quali si sente abbandonato e dimenticato, ancor più oggi, senza lavoro e con un’ingiunzione di sfratto per lui e la sua famiglia, ma dal ministero dell’Interno ancora oggi non è giunta nessuna risposta.
Sarebbe giusto che finalmente le istituzioni incontrassero Giuseppe Balsamo per ascoltare la sua esperienza e attraverso la sua voce raccogliere anche l’appello di tanti altri cittadini onesti e coraggiosi che oggi si sentono abbandonati dallo Stato.
Guarda anche l’intervista all’imprenditore Giuseppe Piraino e all’artigiano palermitano Bennardo Mario Raimondi su Siciliabuona.