Lavori in corso per il CSM che dovrà nominare il nuovo Procuratore Capo di Catania, successore del magistrato Carmelo Zuccaro, da ottobre scorso passato alla Procuratore Generale di Catania. Ma la scelta del nuovo procuratore sta diventando un caso politico, tra correnti, voltafaccia, alleanze e ingerenze politiche.

I CANDIDATI

Oltre al procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, i candidati alla nomina di Procuratore di Catania sono: i Procuratori aggiunti di Catania Ignazio Fonzo e Francesco Puleio, i Procuratori aggiunti di Palermo Marzia Sabella e Paolo Guido, i Procuratori Generali di Reggio Calabria e Lecce Gerardo Dominijanni e Antonio Maruccia, il Procuratore Capo di Potenza, Francesco Curcio, detto anche il “papa straniero” perché non siciliano.

LA RUSSA CONTRO ARDITA

E’ una partita che si gioca in un territorio fragile, che ha bisogno di figure forti e autorevoli sul fronte della lotta alla mafia. Tra i candidati c’è Sebastiano Ardita, ex componente del CSM e della Direzione distrettuale antimafia. Ma ad ostacolare la sua nomina sono il gioco delle correnti e gli interessi politici.

Riteniamo inaccettabile l’ingerenza della politica nelle scelta delicata che riguarda la nomina del nuovo procuratore di Catania, strettamente connessa alle necessità del territorio, una realtà che richiede grande conoscenza delle dinamiche che l’affliggono e del fenomeno mafioso. E sarebbe ancor più inaccettabile se tali interferenze arrivassero dalla seconda carica dello Stato, il presidente Ignazio La Russa.

IL CASO CATANIA: TRA POLEMICHE E SIT-IN DAVANTI AL PALAZZO DI GIUSTIZIA

In merito alla situazione di stallo si è espresso molto duramente il togato indipendente Andrea Mirenda, il quale ha deciso di dare un segnale forte e di protesta abbandonando i lavori della quinta commissione di delibera delle nomine di lunedì 20 maggio.

In un comunicato stampa pubblicato da Il Fatto Quotidiano, il magistrato Andrea Mirenda ha dichiarato: “Devo prendere atto con estrema amarezza che, nonostante gli scandali che più è più volte lo hanno travolto, il Consiglio, immune ad ogni revisione critica del proprio passato, persevera in dinamiche che, quando non opache, appaiono sicuramente estranee alle regole procedimentali e di merito che ne disciplinano l’attività”.

Lo stesso Mirenda ha commentato la vicenda, sempre per Il Fatto, dichiarando: “lo stallo su Catania è indice del solito gioco delle correnti che hanno una mentalità spartitoria e adesso vogliono aspettare per trovare la cosiddetta quadratura con le nomine dei Pg di Napoli e Salerno e del presidente della Corte d’appello di Salerno”.

La vicenda ha generato grande indignazione nella comunità etnea. Nella mattinata di martedì 21 maggio s’ è svolto un sit-in di protesta davanti al Tribunale di Catania, in difesa dell’indipendenza della magistratura. Presenti cittadini, associazioni e sindacati.

Alfio Mannino, segretario della Cgil Sicilia: “Siamo qui per affermare e difendere i principi della nostra Costituzione e per dire che la legislazione antimafia non si tocca”

Alfio Mannino, segretario generale di Cgil Sicilia, e Carmelo De Caudo, segretario generale di Cgil Catania:

“Il Governo nazionale è già intervenuto pesantemente in materia di procedura penale per quel che riguarda le intercettazioni con un duro colpo alla capacità di indagine, ma anche con la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere e con altri strumenti e obiettivi politici che ci preoccupano moltissimo e che confermano un clima di indebolimento, graduale ma inesorabile, dei diritti democratici di base sanciti dalla Costituzione, che vede nella separazione dei poteri un principio fondamentale di democrazia. Il quadro non è rassicurante né a livello centrale, né sui territori.

La prova è quanto sta accadendo a Catania dove, sull’ipotesi della nomina a procuratore di un magistrato di lungo corso come Sebastiano Ardita, viene interposto un muro a favore di altre opzioni più gradite al potere politico. Saremo perciò al fianco dei cittadini e delle associazioni che manifesteranno al Palazzo di Giustizia. Ma quel che più ci preoccupa è che queste manovre, queste ingerenze, indeboliscano la lotta alla mafia e alla corruzione e che oggi si conferma più che mai fondamentale. Per questo chiediamo alla politica di fare un passo indietro”.

SEBASTIANO ARDITA

Sebastiano Ardita ha iniziato la carriera come sostituto procuratore presso il Tribunale di Catania, divenendo poi componente della Direzione distrettuale antimafia. Come consulente della Commissione parlamentare antimafia ha redatto il documento relativo all’indagine sulla mafia a Catania. È stato direttore generale dell’Ufficio detenuti, responsabile dell’attuazione del regime 41bis e poi procuratore aggiunto presso il Tribunale di Messina e quello di Catania.

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