L’amore è una scelta, non è mai solo un sentimento. Iniziare un percorso di vita in due con la promessa condivisa di una vita felice, di una famiglia unita e di un luogo sicuro per ogni componente della famiglia creata è una scelta.
Ed è una scelta d’amore anche la separazione, una decisione certamente dolorosa e faticosa, ma che in determinate situazioni diventa necessaria.
Per papà Matteo, nome di fantasia che utilizzeremo per tutelare soprattutto il figlio minorenne protagonista della vicenda che vi raccontiamo, arriva il momento di prendere atto della fine della storia d’amore con la moglie. Da quella unione, solo pochi anni prima, nasceva il figlio tanto desiderato e diventare genitore era stata per papà Matteo una delle esperienze più straordinarie, la più importante scelta d’amore.
DIVORZIO E AFFIDAMENTO DEI MINORI. UN PERCORSO NON SEMPRE FACILE
In presenza di figli spesso le cause di divorzio possono diventare più complicate ed i tempi allungarsi. A rendere tutto complesso non sono solo le possibili tensioni e i conflitti fra i due genitori, ma anche le regole preconfezionate e applicate dai Giudici, regole che non sempre portano a risposte celeri ed efficaci a tutela dei minori.
L’affidamento dei minori passa attraverso un iter che prevede, in casi complessi, la consulenza e valutazione di uno psicologo e psicoanalista, un CTU dal quale dipenderà probabilmente la decisione finale del Giudice.
Tutti i componenti del nucleo familiare, per disposizione del CTU, devono partecipare a colloqui, seguire percorsi terapeutici, essere sottoposti a test psicologici, con una durata che può variare da pochi mesi ad oltre un anno.
Molti genitori e figli sono così costretti a percorrere un lungo e tortuoso percorso nel quale la legge segue la prassi con tempi che diventano biblici, in contrasto con il principio di tutela del minore, specie quando quest’ultimo vive una situazione conflittuale con il genitore affidatario, ancor più se denuncia di subire privazioni, violenze verbali e maltrattamenti all’interno delle mura domestiche.
LA BATTAGLIA DI UN PAPA’ SICILIANO. UNA STORIA SIMILE A MOLTE ALTRE IN ITALIA
Papà Matteo, da un piccolo comune siciliano, lotta da anni per ottenere l’affidamento del figlio e garantire a quest’ultimo una vita più serena.
Non sono bastate le tante denunce per maltrattamenti, i referti dei pronto soccorso, gli audio che documentano la difficile situazione familiare. Non bastano nemmeno le tante richieste del figlio di andare a vivere con il padre.
“Voglio restituire a mio figlio la vita felice che merita, il semplice diritto di essere amato, ascoltato, di vivere in maniera sana il rapporto padre-figlio, rapporto spesso negato in questi anni dalla madre.
Voglio che viva la sua età, che possa fare con tranquillità anche cose semplici come andare a calcetto, giocare con i suoi amici. Spero che non ci sia un pregiudizio alla base del continuo rinvio del Giudice a prendere una decisione in merito. Parlo del pregiudizio che mette il ruolo di un padre in secondo piano rispetto a quello della madre, anche di fronte a reati come quelli di maltrattamento che ho denunciato”.
Queste le parole di papà Matteo alla redazione di Sicilia Buona.