L’uomo che ebbe due funerali al Teatro della Posta Vecchia di Agrigento, sabato 3 febbraio, ore 21:00 e domenica 4 ore 18:00
Nel Gennaio 2019 da Sciacca ho ricevuto una telefonata dal giornalista scrittore Accursio Soldano che stava curando la collana Coup de foudre, (una rassegna di racconti brevi dei maggiori scrittori italiani e internazionali), per l’editore Gianmarco Aulino che mi invitava a scrivere un racconto. Era una proposta accattivante e interessante alla quale non si poteva dire di no.
Accettai immediatamente scrivendo il Vecchio che rubava i bambini, che nel 2023 è stato ripubblicato dall’editore Navarra, nel libro La vita è un alfabeto. In quell’occasione ho chiamato il poeta e scrittore Piero Carbone e gli proposi di scrivere un racconto breve. Piero inviò a Coup de foudre “L’uomo che ebbe due funerali”, un racconto molto particolare intenso e pieno di emozioni. Pensate che a Racalmuto per la prima presentazione è intervenuta la banda cittadina diretta dal maestro Francesco Carrara con quaranta musicisti.
Dopo aver letto il libro ho detto a Piero che quel racconto sarebbe diventato un film o una piece teatrale di successo. Infatti, sabato 3 e domenica 4 febbraio sarà presentato al teatro della Posta Vecchia di Agrigento. E c’è molta attesa dal pubblico e dalla stampa.
L’uomo che ebbe due funerali è stato presentato al Teatro Regina Margherita di Racalmuto. Questa è la recensione di Diego Romeo pubblicata su Grandangolo: “Momento magico per il teatro con il “Regina Margherita” di Racalmuto e il “Posta Vecchia” di Agrigento al completo. L’en plein di Racalmuto era dovuto all’accorta iniziativa del sindaco Vincenzo Maniglia e dell’assessore Ivana Mantione che hanno voluto dare spazio a un attore, Carmelo Rappisi, regista e interprete dell’atto unico del racalmutese scrittore e poeta Piero Carbone, “L’uomo che ebbe due funerali”.
Rappisi ha poi aggiunto alla messinscena sostanziali brani della novella di Pirandello “Il treno ha fischiato” e affidando a Ilaria Bordenca un cameo tratto dall’”Onorevole” di Sciascia. Un bell’insieme attoriale di cui Rappisi si è consapevolmente assunto il peso di restituirci sulla scena il Belluca pirandelliano e il Don Ferdinando di Piero Carbone con trapassi e sfumature interpretative davvero straordinarie mettendo a profitto la vaga ilarità piena di stordimento di un Belluca costretto a badare a moglie, suocera, sorella della suocera più sette nipoti e di un don Ferdinando creduto tirchio in vita tanto che al suo funerale non c’era manco un cane ma che poi ad apertura di testamento si scopre che aveva lasciato i suoi averi ai compaesani per la costruzione di un ospedale. Col risultato che sindaco, Giunta e paesani gli allestiscono un secondo funerale in pompa magna.
Dell’ospedale si perderanno le tracce per l’inettitudine e le risse delle opposte correnti politiche. Di composta amarezza il cameo di Ilaria Bordenca interprete della moglie dello sciasciano e molto contemporaneo “Onorevole” mentre figure coreografiche che aggravano la dominante farsa tragica sono state affidate a Elena Illiu, fascinosa danzatrice del ventre.
La colonna sonora è stata eseguita dal vivo dal duo pianistico Giorgia Di Pasquale e Maria Rita Di Marco. Francesco Militello ha retto il compito di affiancare in alcune scene un Don Ferdinando cui Carmelo Rappisi offre una maschera di devastante metafora per una politica amministrativa che ha perso la sua solennità.
A Piero Carbone autore del racconto L’uomo che ebbe due funerali poniamo due domande.
D: Qual è il messaggio che intendi dare ai lettori con questo testo così particolare?
R: Nessun messaggio determinato. Soltanto un sommesso invito all’esame di coscienza pubblica e privata sul senso di gratitudine legata alla memoria, secondo me inscindibili, vista la sorte dell’Ospedale costruito col lascito del benefattore Ferdinando Martino. E che delitto a Racalmuto avere estirpato i basoli del corso principale del paese voluto dai Matrona! Chissà quanti altri delitti in altri paesi! Tutto l’opposto di quello che fanno a Treviso, dove una lapide ricorda che il cosiddetto “pozzo storto”era stato spostato alcuni metri in avanti e poi “levato nel 1733”. Una data da memorare, per loro, legata al pozzo storto anche se il pozzo non c’era più. Una bella differenza tra il ricordare l’inesistente e ignorare l’esistente.
D: Quanta Sicilia letteraria c’è in questo lavoro?
R: Tanta direi. Borges lo diceva in generale, ma per la Sicilia maggiormente credo si attagli la considerazione che sia la letteratura come invenzione e ricreazione fantastica a generare la realtà, visto che la realtà nella sua cruda nudità sembra incredibilmente falsa o, letterariamente parlando, surreale, grottesca. L’accostamento che ha voluto fare Carmelo Rappisi con le pieces di Pirandello e Sciascia ne sono una eloquente esemplificazione.