Quella mattina i due erano usciti molto presto da casa e albeggiava appena mentre camminavano a passo spedito, muovendo ritmicamente le braccia. Nella semioscurità, chi li avesse osservati da lontano avrebbe potuto pensare che praticassero lo sci da fondo, invece si trovavano su una spiaggia sabbiosa della Sicilia.

Se fossero stati sulla costa orientale, il sole sarebbe sorto dal mare, tracciando una striscia rossiccia tremolante sulla superficie. Sulla costa settentrionale, dove si trovavano loro, invece, il sole sorge lungo la linea della costa e i due se lo trovavano alternativamente in faccia e alle spalle.
Da sei mesi ogni sabato li si poteva vedere fare su e giù per la spiaggia, sul bagnasciuga per fare meno fatica.

L’anno prima lei era uscita molto debilitata da una grave malattia e quell’allenamento settimanale si stava rivelando un ottimo supporto alle cure mediche.
Il richiamo allo sci da fondo non era peregrino. I due, infatti, camminavano servendosi di due bastoncini dai cui manici pendevano delle specie di guanti senza dita. Li aveva portati lui al ritorno da un soggiorno in Germania e alla domanda di lei su cosa fossero lui aveva risposto «Sono bastoncini da sauvakävely».

Vedendo la sua smorfia interrogativa, lui aveva aggiunto «camminata nordica, è una pratica sportiva diffusa in Germania e nei paesi scandinavi, che mi ha insegnato Jurgen, un amico. È un termine finlandese, perché pare che questo sport sia nato là. I tedeschi lo chiamano nordische wanderung, qualcuno usa anche il termine inglese, nordic walking. Ma non credere che sia una cosa dell’altro mondo, è come una normale comminata, i movimenti sono completamente naturali, basta mantenere la giusta postura e servirsi dei bastoncini nel giusto modo. Non come appoggio, cioè, ma per darsi una spinta, come nello sci da fondo. Infatti Jurgen mi ha detto che inizialmente veniva usato per l’allenamento estivo degli sciatori di fondo. Solo che non hai gli sci. È uno sport completo, come il nuoto, perché impegna anche le braccia e il busto, oltre che le gambe, e oltre a tonificare la muscolatura degli arti ha delle ricadute benefiche anche sul sistema cardiocircolatorio e respiratorio.»

«Quindi fa consumare ossigeno
«Si, grazie al carico impresso sui bastoncini, che permette un costante, seppur blando, lavoro di forza muscolare, cosa assolutamente assente in tutte le altre camminate, anche se veloci. Diciamo che è come la ginnastica aerobica. Solo che lo fai all’aria aperta invece che in una palestra, senza i risvolti negativi dello stare al chiuso.» Per farle capire cosa intendeva, si chiuse il naso con le dita. «Noi potremo farlo al parco, o meglio ancora sulla spiaggia. Oppure nei boschi, quando andiamo al paese.»
«Bello, mi piace, non vedo l’ora di cominciare.»

Nelle prime settimane lui le aveva insegnato un po’ di tecnica: come tenere i bastoncini, come muovere braccia e gambe, a volte arrabbiandosi, perché secondo lui lei non si impegnava abbastanza.
«Mih, ma si’ dura! Come te lo devo dire che non stai facendo una passeggiata. Devono stare obliqui, non verticali. Non ti servono per appoggiarti, ma per darti la spinta.»
«Dai, non ti arrabbiare! Io ho non ho mai fatto fondo. Solo escursioni in montagna e i bastoni sono abituata a tenerli dritti, è più forte di me. Non dirmi che tu hai imparato subito. Chissà quante te ne avrà dette il tuo amico tedesco!»
Lui sorrise al pensiero di quante gliene aveva dette Jurgen. Era un continuo “Nein, nein, non così rigido, le braccia devono essere rilassate ma coordinate. Portane avanti uno e tieni la mano ben stretta sul manico del bastoncino. E quando il braccio si sposta all’indietro lo devi spingere oltre l’anca e contemporaneamente aprire le dita per facilitare la spinta. E ricordati di cambiare ogni tanto i movimenti delle braccia: un po’ alternandoli uno avanti e l’altro dietro, un po’ facendoli muovere insieme, in parallelo”.

«Un po’ di impegno, avvocato» riprese lui per non sembrare troppo pedante, «concentrati, fai finta che devi preparare una citazione. È importante poggiare bene i piedi. Non devono calare piatti, come se dovessi scafazzare una bratta, ma bisogna poggiare prima il tallone, poi la pianta e infine darsi una spinta con le punte. Si chiama rullata, questo movimento.»
«Allora, fammi ripetere, TPP, tallone, pianta, punte. Spero di ricordarmi.»
«Ricordati anche di non guardare a terra, ma dritto davanti a te.»

Settimana dopo settimana gli allenamenti proseguivano, i due accumulavano chilometri e lei perfezionava la tecnica.

Una mattina, guardando di traverso suo marito, lei cominciò a ridacchiare. Poi si fermò e lo fissò con uno sguardo malizioso e una risatina a labbra strette, che presto si trasformò in una risata di gusto, che le fece venire le lacrime agli occhi, impedendole di parlare. Suo marito la guardò perplesso, ma siccome il riso è contagioso, cominciò a ridere e poi a sghignazzare pure lui. Poi, quando si furono calmati, alla sua domanda sul perché ridesse, frenando la risata che stava ricominciando, lei rispose «chi te l’avrebbe detto, Aga … ah ah! … tutti i sabati a Mondello … ah ah ah! … Sei diventato un perfetto palermitano!» e ricominciò a ridere. Lui, Agatino, scosse la testa e la guardò con (finto) sdegno, quindi, accentuando la sua cadenza rispose «Rrrosalia, gioia, sei proprio gnucca, come dicono dove ci siamo conosciuti. Io sono diventato palermitano sposandoti.» Poi, dopo una breve pausa aggiunse, con un sorrisino di sufficienza, «ma non ti scuiddari, come dite voi, che io di razza etnea sono. Nelle mie vene scorre magma e nel mio cuore ‘a Muntagna e ‘u Liotru impressi a fuoco, ci sono!»

Quel giorno marciarono a passo spedito per quasi due ore, muovendo ritmicamente i bastoncini da sauvakävely, poi, esausti, si sedettero su un muretto per prendere fiato. Lei, rossa per lo sforzo e con la faccia imperlata di sudore, aveva gli occhi raggianti di felicità. Lui la guardò, intimamente felice per la gioia che lei emanava. «Non ti senti un’altra?» le disse, «io dopo questi allenamenti mi sento rinato. Aveva ragione Jurgen a dire che il nordische wanderung ha un impatto positivo sull’umore

Intanto che parlavano avevano ripreso a camminare, lei avanti e lui dietro. Lui si soffermò ad ammirare la figura di sua moglie, che aveva perso molti dei chili accumulati durante la convalescenza, quando l’inattività e il mangiare di tutto nervosamente l’avevano fatta ingrassare. Conosceva bene quel corpo, ma si beò ugualmente di ciò che la tuta da ginnastica, benché ampia, faceva intuire: l’armonia delle linee, i fianchi snelli e il bacino ben proporzionato, il busto eretto sulle cui spalle fluivano i lunghi capelli castani con sfumature rossicce che lo avevano attratto immediatamente, prima di conoscere il lato più bello, più affascinante, di quella donna straordinaria, quello che aveva dentro.
Era di nuovo la “Venere di Milo con le braccia” che aveva conosciuto quindici anni prima.
Grazie anche al sauvakävely.


Per saperne di più si può contattare la Scuola Italiana Nordic Walking, al seguente link: https://www.scuolaitaliananordicwalking.it/ dove è possibile consultare l’elenco di maestri e istruttori della propria città o provincia.

Foto di copertina di Salvatore Azzuppardi Zappalà. Foto in articolo della ASD Nordic Walking Etna.

Di Salvatore Azzuppardi Zappalà

Salvatore Azzuppardi Zappalà, scrittore, è nato e vive a Catania. Dopo la laurea in Scienze Politiche ha lavorato come bancario e poi consulente finanziario indipendente. Specializzatosi in Diritto Bancario è anche consulente tecnico-legale su contratti di finanziamento e investimento. Ama le buone letture (i suoi pilastri sono Victor Hugo, Hemingway, Steinbeck, Conrad e Garcia Marquez), la buona musica italiana ed è appassionato di storia, in particolare della Seconda Guerra Mondiale. Su quel tragico periodo ha collezionato testimonianze di vita vissuta, che ha raccolto nell’antologia 1943-1945. Per non dimenticare. Nel suo primo romanzo – “Ti ricordi quella strada …​“, Algra Editore – l’Italia degli anni Settanta fa da sfondo alla storia di Lia e Francesco, in questo che non è solo un romanzo storico, di formazione e di sentimenti (non sentimentale, però), ma un tributo a uno dei periodi più controversi della nostra storia repubblicana. Non solo anni di piombo, ma soprattutto anni fertili, gli anni dell’impegno in politica e nel sociale, gli anni in cui si prese coscienza delle problematiche ambientali e dell’importanza della partecipazione.