Da RiPOST – Ritratti: grandi scrittori del nostro tempo. Maurizio Piscopo incontra Salvatore Ferlita
Sicilia Buona vi propone alcuni passaggi dell’intervista allo scrittore, critico letterario e giornalista SALVATORE FERLITA. L’intervista è realizzata da MAURIZIO PISCOPO per la testata giornalistica RiPost.
Potete leggere l’intervista integrale cliccando su Ritratti: grandi scrittori del nostro tempo Maurizio Piscopo incontra Salvatore Ferlita.
D: I soliti ignoti è uno dei tuoi libri, con la prefazione di Andrea Camilleri. Chi sono gli autori dimenticati del ’900?
R: Sono parecchi, per una serie di motivi di loro s’è persa memoria, a stento qualcuno ricorda un titolo, quasi mai nei libri di storia della letteratura figurano perché travolti dalla fiumana del canone scolastico, del canone politicamente corretto. È vero che alcuni di questi autori obliati non hanno fatto nulla per conquistarsi lo spazio meritato perché vocati alla condizione fantasmatica, perché idiosincratici rispetto alle dinamiche classiche di autopromozione, di accattonaggio di attenzione o menzioni. Esiste una mafia della letteratura, che si manifesta in termini di arroganza intellettuale da parte di tanti studiosi, di vacua sfrontatezza ermeneutica. E che porta a favorire e a dare lustro a una cordata protetta. E poi ci sono le esclusioni scandalose, i ridimensionamenti colpevoli di quegli scrittori vanno in direzione opposta rispetto a quella su cui si muove l’opinione corrente, che non incrociano le mode, le tendenze. Basta compulsare un manuale scolastico per rendersene conto: di solito i libri di testo sono il trionfo dell’omologazione critica, oltretutto negli ultimi anni la luperinizzazione nei licei ha del tutto funestato l’approccio alla letteratura, in un trionfo di specialismi spesso aberranti, di parossismi respingenti, di forzature ideologiche intollerabili.
D: I siciliani e la mafia: una storia da rivedere. A Palermo in molti sapevano ma hanno lasciato campo libero ai violenti. Tutti assolti e la mafia sentitamente ringrazia. È ancora attuale il pensiero di Sciascia sulla giustizia?
R: Penso proprio di sì: è attuale perché si tratta di un pensiero che incrocia il dramma di Cosa nostra ma, nello stesso tempo, affronta altre questioni, pone problemi che abbracciano realtà più complesse e stratificate. Quanti ciarlatani, quanti professionisti della parola hanno provato a fare le scarpe al grande racalmutese. Ce l’hanno messa tutta per coglierlo in castagna, per evidenziarne contraddizioni e ambivalenze. Ma la forza del pensiero di Sciascia è più forte delle sue argomentazioni. Sciascia è fratello d’inchiostro di Dürrenmatt, di Simenon, non ha nulla da spartire con i chierici e gli scribacchini che ne hanno insolentito la memoria.
D: “Se non diventerete come bambini” il mondo non cambierà: qual è la chiave di lettura del tuo ultimo libro uscito per i tipi del Palindromo?
R: Sono molto legato a questo volumetto da poco uscito in libreria perché ricapitola alcune questioni per me fondamentali in letteratura, come lo sguardo, la voce che narra, i miti dell’infanzia. Il titolo è un prestito evangelico: allude alla necessità di ritrovare quella dimensione che riteniamo perduta, ma che invece rimane spesso intrappolata sotto le macerie dei nostri ricordi e della nostra formazione. Non si vede l’ora, da bambini, di poter mettere piede nel mondo degli adulti: da qui una smania senza fine, un sentimento di menomazione che caratterizza i bambini, i piccoli. Gli adulti, dal canto loro, pargoleggiano, fanno di tutto per far sentire i bambini inadeguati, incompiuti, sollecitandoli a diventare maturi, ad abbandonare i sogni, a smantellare la fantasia. È questa la vera perversione che andrebbe stigmatizzata: lo aveva intuito perfettamente uno scrittore grande e misconosciuto come Alberto Savinio, che aborriva gli adulti assoluti appunto, quelli che obliterano l’infanzia, considerandola come una sorta di interregno imbarazzante.
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Ritratti: grandi scrittori del nostro tempo Maurizio Piscopo incontra Salvatore Ferlita
SALVATORE FERLITA
Salvatore Ferlita è nato a Palermo nel 1974, è assistant professor di Letteratura italiana contemporanea presso l’Università degli studi di Enna Kore, dove insegna Letteratura italiana e Scrittura in lingua italiana. Collabora al mensile “Segno” e, come critico letterario, a “La Repubblica” (edizione siciliana).
Ha scritto, tra l’altro, La Sicilia di Andrea Camilleri. Tra Vigàta e Montelusa (2003), I soliti ignoti (2005, con la prefazione di Andrea Camilleri), Sperimentalismo e avanguardia (2008), Novecento futuro anteriore. Saggi di letteratura (2009), Contro l’espressionismo. Dimenticare Gadda e la sua eterna funzione (2011), Le arance non raccolte. Scrittori siciliani del Novecento (2011, con una videointervista ad Andrea Camilleri), Il dramma della straniera. Medea e le riscritture novecentesche del mito (2012) assieme a Fabio La Mantia e Andrea Rabbito, Non per viltade. Papi sull’orlo di una crisi (2013), L’Isola immaginaria. Andrea Camilleri la Sicilia (2013), Palermo di carta. Guida letteraria della città (2013), Quando si partiva per la lontana Merica (2013, con Maurizio Piscopo e Giuseppe Calabrese), Letture ricreative. Traiettorie e costellazioni letterarie (2016), La maestra portava carbone (2018, con Maurizio Piscopo), Il libro è una strana trottola (2018), Palermo di carta plus. Guida letteraria della città (2019), Se non diventerete come bambini. Letteratura, scuola, miti dell’infanzia (2022), Il piacere di essere un altro (2022, con Roberto Andò).