E’ diventato un caso nazionale il machismo di Andrea Giambruno, compagno della Premier Giorgia Meloni, mostrato in un video collage di fuorionda nel programma Striscia la Notizia.
Le immagini mostrano un comportamento talmente grave da determinare la fine di una convivenza, nonché la necessità da parte di Meloni di comunicare pubblicamente la scelta di interrompere la relazione con il compagno.

In Italia i panni sporchi non si lavano in famiglia se sei un personaggio pubblico, ancor meno se sei la Presidente del Consiglio.
Contemporaneamente l’Italia è il Paese in cui puoi avere un ruolo politico di rilevanza e conversare amabilmente al telefono su questioni come la trattativa Stato-mafia, dialogare con mafiosi di rango e nessuno ne deve dare notizia, né rendere tali intercettazioni di dominio pubblico, ordinando la distruzione di tutto il materiale compromettente.
Non si discute sul vomitevole maschilismo dimostrato dal giornalista e conduttore televisivo Giambruno, una questione che immaginiamo non sia una novità negli ambienti Mediaset e altrove, e chissà che lo scandalo non sia la strategia ben meditata per liberarsi velocemente del giornalista.
Quello su cui ci interroghiamo è se debbano esistere limiti autoimposti per etica professionale davanti ad uno scandalo che entra così violentemente nell’intimità di vicende personali e familiari, determinando decisioni inevitabili, ma pur sempre notizie di cui noi, popolo, possiamo fare ameno anche senza conoscere i particolari.
Avremmo preferito sapere distrutte le immagini del machismo di Giambruno ma ascoltare le intercettazioni del tanto celebrato e osannato Napolitano, quelle sì di interesse pubblico, oppure, per fare un altro esempio, il contenuto dei messaggi privati, anch’essi frettolosamente cancellati, tra la Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen con la casa farmaceutica Pfizer contenenti “informazioni importanti su politiche, attività o decisioni della Commissione”.