Una cittadina israeliana arrestata per aver messo “mi piace” ai post sui social media a favore dei palestinesi, accusata di essere una terrorista e di incitamento alla violenza

I cittadini ora vengono controllati in modo casuale (in base al loro aspetto/vestito) per i loro post sui social media. Possono essere arrestati se sostengono la Palestina o parlano contro Israele“.

A scrivere questo post sui propri profili social è Hasna, nome di fantasia che siamo costretti ad utilizzare per tutelare la sua sicurezza, come da lei richiesto. Ciò dovrebbe bastare a rendere chiaro quanto sia difficile oggi parlare di questi temi.

Hasna denuncia quanto sta accadendo in Israele, ma non solo. Le ripercussioni per chi esprime il proprio sdegno contro la politica di Netanyahu colpiscono chiunque ed ovunque nel mondo.

Ideologie e stereotipi innescano meccanismi di discriminazione in tutto il mondo

Riuscite a credere che viviamo in un mondo in cui puoi essere attaccato senza motivo, semplicemente a causa del tuo aspetto e degli stereotipi imposti? Essere musulmano probabilmente ti rende ancora un terrorista.

Puoi essere licenziato ed emarginato sul posto di lavoro per essere pro-palestinesi, chiedendo un cessate il fuoco. Puoi essere arrestato, detenuto, incarcerato per aver parlato e difeso l’umanità, per aver denunciato corruzione, disumanità, crimini, politici.

Gli Stati Uniti si definiscono la terra della libertà, ma la maggior parte degli stati ha approvato una legge che stabilisce che è illegale parlare negativamente di Israele o dire pubblicamente qualcosa contro di loro.

Nel Regno Unito i cittadini vengono arrestati per aver portato una bandiera palestinese in pubblico.

In Germania e in Francia è illegale protestare/marciare per la pace per la Palestina. E’ illegale portare una bandiera palestinese. È illegale dire Free Palestine. Stanno arrestando chiunque parli a favore della Palestina.

Siamo nel 2023 ma non si può pensare o parlare liberamente

Hasna: “Molti di noi in tutto il mondo stanno parlando. Da tutti i paesi, persone di qualunque etnia o religioni. E i rischi che corriamo ogni giorno per avere parlato di libertà di parola hanno ripercussioni così alte.

L’ho sperimentato personalmente sul lavoro. I colleghi del Regno Unito mi hanno detto che le mie opportunità nel lavoro sarebbero state limitate. Ho visto e conosco personalmente così tante persone, in tutto il mondo, che sono state licenziate, sospese, messe a tacere, molestate.

Gli stereotipi sulla sicurezza e le perquisizioni negli aeroporti sono aumentati drasticamente. Agli studenti viene detto dai loro professori che faranno tutto ciò che è in loro potere per impedire loro di laurearsi (sì, abbiamo molti, molti esempi di questo in Nord America).

Abbiamo già visto aumentare episodi di islamofobia. Donne che indossano l’hijab in Nord America, attaccate, accoltellate e uccise. Basta rileggerlo e assorbirlo. Provate a guardare dal mio punto di vista. Capirete la mia paura personale, la mia realtà, cosa significa per me viaggiare in questo momento, essere in pubblico, semplicemente essere!! Mi sento strangolata, spaventata, giudicata, sola.

Non riesco a credere che parliamo di libertà di parola, parliamo di diversità, inclusione sul posto di lavoro, ma sono solo chiacchiere. Quando abbiamo effettivamente l’opportunità di passare dalle parole ai fatti, non ci è permesso. Devo anche dire che ho ricevuto amore, cura e sostegno da molti altri miei colleghi.”

IL VIDEO

Al link che trovate di seguito le immagini di una cittadina israeliana che viene arrestata per aver messo dei “like” ad alcuni post sui social media, contenuti considerati eversivi perché si esprimono in difesa del popolo palestinese. A causa dei suoi like è stata arrestata con l’accusa di terrorismo e di incitamento all’odio.

Link

will_ita: https://www.instagram.com/reel/CzgM76kMgLX/?utm_source=ig_web_copy_link&igshid=MzRlODBiNWFlZA==

Di Anna Lisa Maugeri

Anna Lisa Maugeri, blogger, web writer, moderatrice, lavora da anni per passione nel mondo della comunicazione e dell’informazione sul web scrivendo articoli, realizzando interviste e contenuti video su temi di attualità, cronaca, tematiche sociali, economia, medicina, salute e benessere. Ha creato e dirige il blog www.siciliabuona.com e il canale YouTube "Sicilia Buona". Ha lavorato per il canale YouTube di informazione ed approfondimento CRESCERE INFORMANDOSI realizzando video interviste ed altri contenuti.

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