RUBARONO TUTTA LA FRUTTA DAGLI ALBERI

Ricordo come fosse ieri l’ovazione che accolse le parole con cui Francesco De Gregori spiegò il significato di quei versi:

E dietro un fondale di stelle,
gli impiegati della Compagnia,
rubarono tutta la frutta dagli alberi
e la portarono via.

Era il 1976, eravamo al teatro Ambasciatori di Catania e Francesco – dopo avere condannato il neocolonialismo economico, quello delle multinazionali che con le monocolture intensive impoverivano ancora di più i paesi già poveri – introducendo Ninetto e la colonia spiegò che la Compagnia di cui si parla nella canzone era la United Fruit Company, “quella della banana Chiquita”, precisò.

E qua partì l’applauso spontaneo e immediato di un pubblico sensibile a questi temi, qual era quello che in quegli anni di impegno politico e sociale amava la produzione musicale dei cantautori impegnati come Francesco e altri.

Per quel brano De Gregori si ispirò a un fatto realmente accaduto nel 1928 a Ciénaga, in Colombia, dove forse duemila lavoratori delle piantagioni di banane di proprietà della United Fruit Company furono sterminati dall’esercito (nell’interesse di chi?) per avere scioperato e bloccato la raccolta e il trasporto della frutta, chiedendo migliori condizioni di lavoro e salari più altri.

Questa vicenda è stata magistralmente narrata da Gabriel Garcia Marquez nel suo capolavoro Cent’anni di Solitudine:

Molti anni dopo, quel bambino avrebbe continuato a raccontare, anche se nessuno gli credeva, di aver visto il tenente leggere dentro una tromba da grammofono il Decreto Numero 4 del Capo Civile e Militare della provincia.

Era firmato dal generale Carlos Cortes Vargas, e dal segretario, il maggiore Enrique Garcìa Isaza, e in tre articoli di ottanta parole dichiarava gli scioperanti un branco di malfattori e dava facoltà all’esercito di ucciderli a fucilate…
…“Signore e signori,” disse il capitano con voce bassa, lenta, un po’ stanca, “concedo cinque minuti perché tutti si ritirino.” … I fischi e gli urli raddoppiati soffocarono lo squillo di tromba che annunciò l’inizio del tempo concesso. Nessuno si mosse. “Sono passati cinque minuti,” disse il capitano con lo stesso tono. “Un minuto ancora e poi si farà fuoco” … Il capitano diede l’ordine di fuoco e quattordici nidi mitragliatrici gli risposero all’istante.

È passato quasi un secolo da allora, un secolo durante il quale le Compagnie, ieri prevalentemente americane, oggi anche cinesi, russe e di altri paesi, qualunque cosa producano o estraggano hanno continuato e continuano a saccheggiare i paesi del terzo mondo, in particolare africani e sudamericani.

È motivo di soddisfazione, perciò, leggere che l’erede della United Fruit Company – ritenuta “complice” dei crimini perpetrati ancora oggi dalle bande armate dei latifondisti – è stata condannata da un tribunale americano a risarcire i familiari di numerosi contadini torturati e uccisi da quelle bande. L’impunità delle multinazionali non finirà dall’oggi al domani, ma forse qualcosa comincia a cambiare.

Di Salvatore Azzuppardi Zappalà

Salvatore Azzuppardi Zappalà, scrittore, è nato e vive a Catania. Dopo la laurea in Scienze Politiche ha lavorato come bancario e poi consulente finanziario indipendente. Specializzatosi in Diritto Bancario è anche consulente tecnico-legale su contratti di finanziamento e investimento. Ama le buone letture (i suoi pilastri sono Victor Hugo, Hemingway, Steinbeck, Conrad e Garcia Marquez), la buona musica italiana ed è appassionato di storia, in particolare della Seconda Guerra Mondiale. Su quel tragico periodo ha collezionato testimonianze di vita vissuta, che ha raccolto nell’antologia 1943-1945. Per non dimenticare. Nel suo primo romanzo – “Ti ricordi quella strada …​“, Algra Editore – l’Italia degli anni Settanta fa da sfondo alla storia di Lia e Francesco, in questo che non è solo un romanzo storico, di formazione e di sentimenti (non sentimentale, però), ma un tributo a uno dei periodi più controversi della nostra storia repubblicana. Non solo anni di piombo, ma soprattutto anni fertili, gli anni dell’impegno in politica e nel sociale, gli anni in cui si prese coscienza delle problematiche ambientali e dell’importanza della partecipazione.