Due anni fa, in questi stessi giorni, ho scritto che con l’attacco all’Ucraina il presidente russo Vladimir Putin ha acquisito il pieno diritto di essere qualificato come la tempesta di cui parla il proverbio, ma per giudicare compiutamente non si poteva, e non si può oggi, prescindere da una attenta analisi storica, per capire chi è stato il seminatore di vento.
Sono passati oltre trent’anni dal 25 dicembre 1991, quando Michail Sergeevič Gorbačëv si dimise da presidente dell’URSS per passare la carica a Boris Eltsin, ma il vento era già stato seminato nei mesi precedenti, quando i paesi occidentali, USA in testa, avevano scaricato il riformista illuminato Gorbačëv per dare il loro appoggio ad Eltsin, nonostante le sue simpatie per il nazionalismo radicale russo.
Forse è facile parlare a cose avvenute, ma non bisognava essere dei geni per capire che uno che sognava il ritorno alla “Grande Madre Russia” non avrebbe dovuto essere l’interlocutore privilegiato dei paesi occidentali.
Però faceva comodo, per accelerare il crollo dell’URSS e permettere agli Stati Uniti di spingersi fino ai confini dell’ex (solo per pochi anni, come stiamo vedendo) nemico e alla Germania espandere la propria influenza sui paesi ex sovietici, con l’improvvida (folle, oserei dire) inclusione di quei paesi nell’Unione Europea, prima di avere consolidato e blindato l’Unione con nove o massimo quindici membri.
Alcune considerazioni sull’oggi
Putin (discendente diretto, in politica, di Eltsin) lamentava la minaccia per la sicurezza del suo paese costituita dall’avere le armi della NATO sull’uscio di casa, e – per quanto detestabile lui sia – non gli si può dare torto.
Non dimentichiamo che nel 1962 gli americani portarono il mondo sull’orlo della guerra, perché si sentivano minacciati dalle basi missilistiche che i russi stavano installando a Cuba. Una minaccia reciproca, dato che la NATO (quindi gli americani) disponeva da anni di basi militari in Turchia, proprio di fronte alle coste dell’Unione Sovietica. Per fortuna Chruščëv allora capì l’antifona e si ritirò, cosa che purtroppo oggi non ha fatto Putin.
Aveva visto giusto (se non bluffava) Bush padre a dire a Gorbačëv che la Nato non si sarebbe spinta oltre le frontiere di allora. Probabilmente si rendeva conto che spingersi troppo in là era rischioso anche per gli americani. Invece i geni che oggi guidano il Pentagono e il Dipartimento di Stato hanno pensato di approfittare della debolezza russa per estendere il loro dominio: mai boomerang potrebbe risultare più micidiale, per tutti noi, non solo per gli yankee.
I discorsi di Putin sull’Ucraina ricordano le rivendicazioni di Hitler sui Sudeti, quelle di Mussolini su Malta e Nizza e altre analoghe di altri guerrafondai. Non sorprende, e giustamente queste pretese vanno condannate, ma continuano a scandalizzarmi, il doppio peso e le doppie misure, quando ci si trova in situazioni analoghe.
Putin non è meno criminale di altri, a cominciare da George Bush Junior e Tony Blair. Lui accusava l’Ucraina di avere armi atomiche, gli altri due con la stessa accusa (che sapevano essere falsa) scatenarono la Seconda Guerra del Golfo, destabilizzando definitivamente l’area mediorientale.
Se è Mosca a invadere la Crimea o l’Ucraina, ci si indigna, giustamente ripeto. Se è l’Iraq a occupare il Kuwait, gli si fa la guerra, la c.d. Prima Guerra del Golfo, nel 1990. Se invece è uno stato amico (uno a caso) ad occupare e annettersi territori altrui, a cacciare dalle loro case popolazioni che da millenni abitavano quei territori, a bombardare impianti industriali di altri paesi, a infischiarsene delle risoluzioni dell’Onu con cui gli si dice di ritirarsi dai territori occupati, a non rispettare accordi internazionali da esso stesso firmati in pompa magna, allora è tutto lecito. Come la mettiamo?
Infine un’annotazione sul fallimento militare dei due odierni seminatori di morte. Putin pensava di annettersi l’Ucraina con una nuova blitzkrieg, come l’Operazione Barbarossa tedesca nel 1941. Invece dopo due anni è impantanato nelle steppe ucraine. Bel risultato!
Altro bel fallimento è quello dell’esercito considerato il più efficiente del mondo, quello israeliano, che dopo avere sterminato trentamila (finora) bambini, donne e anziani innocenti, non è ancora riuscito a catturare quei quattro criminali che ad ottobre hanno attaccato il loro paese, peraltro senza che il servizio segreto più efficiente del mondo se ne accorgesse. A meno che non si tratta di una inefficienza voluta e che Hamas non sia che la scusa per colpire indiscriminatamente tutti i palestinesi. Diceva Giulio Andreotti che “a pensare male si fa peccato, ma …”.
Bravo Salvatore Azzuppardi Zappalà.
Chiaro, sintetico, efficace nella comunicazione e sicuramente stimolatore di riflessioni sull’oggi, sull’immediato futuro e su un non tanto remoto passato.
Certe volte bastano poche azzeccate frasi per provocare una istruttiva discussione.
Bravo
Vito