I personaggi sono tre. Oscar, la ragazza dagli occhi azzurri e orecchini dorati a forma di falce di luna, il ragazzo con gli occhiali da pseudo intellettuale e radi capelli superstiti. Quattro con il bagnino. Cinque con il granchio sul bagnasciuga. Sei con il mare, che manda impercettibili sussurri in forma di poesie e di canzoni. Sezionando potremmo procedere all’infinito, scoprendo altri protagonisti e comparse.
Oscar si sente maledettamente finito e si trova sulla spiaggia quasi al centro della prima fila di ombrelloni di uno stabilimento balneare qualsiasi, di una città qualsiasi, di un paese qualunque, di una qualsivoglia regione. Questo per la precisione.
È in cerca di relax Oscar, soprattutto dopo la disavventura dell’altra sera, quando la sua scorta di libri per il week end gli è stata trafugata in metropolitana misteriosamente, da un tipo con la barba e dall’aria trasandata che declamava ad alta voce versi: “Fleba il fenicio morto da quindici giorni….dimenticò il grido dei gabbiani, e il flutto profondo del mare… Una corrente sottomarina gli spolpò le ossa in sussurri…”.
La linea dell’orizzonte che separa il cielo dal mare regala ad Oscar un momento di quiete, i due piani inclinati si uniscono all’infinito e questa non è cosa casuale. C’è molta aria di sufficienza in quello sguardo severo che si posa caustico su di un signore anziano la cui urina gocciola ancora dal costume da bagno. Attorno obbrobri architettonici abusivi impediscono un’ampia visuale. C’è anche una discarica a cento metri con tutte le zaffate che arrivano sopravento. “Il mare è d’altronde infestato, mentre i rifiuti in totale formano ondulate collinette plastiche”.
Intanto esplode il litigio di due giovani mamme e dei rispettivi figli che, con secchiello e paletta, hanno sfigurato la battigia violando i rispettivi confini. Chi ha oltrepassato il limite per primo? Così hanno inizio le guerre.
Fortunatamente un’onda un po’ più alta delle altre mette a posto le cose distruggendo castelli di sabbia. I pianti degli infanti, un’ atroce melodia. “Onda su onda”.
Oscar scrolla le spalle, gioca con i piedi sulla sabbia disegnando cerchi, frasi, punti d’appoggio per sollevarsi dal mondo. Motoscafi si avvicinano pericolosamente alla riva violando tutte le norme di sicurezza mentre i bagnanti protestano. Parolacce, insulti, urla scomposte. “Così stanno uccidendo il mare, così stanno umiliando il mare”.
Il bagnino, indifferente, è appoggiato coi gomiti sul pedalò, i suoi denti d’oro sono gli antichi splendori di un tempo incantato. È stato un marinaio in un trapassato remoto. Oscar sente le guance imporporarsi: qualche pensiero indecente ha percorso in fremiti il suo corpo, qualcosa di proibito, troppo pesante da ammettere. Infatti curva un po’ di più le spalle e cerca un asciugamano per nascondersi. Le ore passano e si trova sempre più confuso…il caldo fa evaporare parte dei suoi pensieri, imperlando di tanti punti esclamativi la sua fronte stempiata. “Mare che io domino col pensiero, mi hai nascosto mille bugie e tante verità”.
Deve riprendersi Oscar, deve essere saggio come quel granchietto in riva al mare che procede lateralmente, evitando accuratamente piedi e palette. Può indovinare le traiettorie di due gabbiani che disegnano parabole nient’affatto casuali. Anche l’amore si spegne piano, apre gli occhi verso antiche possibilità. Paesaggi e miraggi. “Questi posti davanti al mare con questi cieli sopra…”.
Oscar seduto lì in prima fila, si gratta l’ombelico baricentro del mondo. Un aereo lascia qualche traccia di nuvola come testamento: dove si perde la scia è finito il viaggio. Per quanto si sforzi di contare il numero di onde che si estinguono sul bagnasciuga, la sua attenzione è costantemente violentata dai suoni gracchianti di una radio alla sua sinistra che diffonde motivi dei gloriosi anni sessanta. Un mentecatto in T-shirt e cappelletto ne stona clamorosamente il ritornello. Ci vorrebbe un libro, perché le vite degli altri gli sembrano storie già trite e ritrite. Vorrebbe scrivere un lungo romanzo sul mare ma gli sembra inutile, l’ha gia fatto Melville. Gli vengono solo brevi racconti, è troppo pigro per altro.“Sapore di sale, sapore di mare”.
Oscar adesso fissa un’unica onda del mare un po’ più audace e la segue nella sua breve vita. Si stacca dall’altra e sembra prendere vigore, rinforzarsi di schiuma. Poi un colpo di vento la appiattisce, la schiaccia e non si distingue più cosa sia diventata. Oscar sta per addormentarsi nel vuoto calore di un pomeriggio balneare, quando rimane sorpreso da una scena che si sta verificando due ombrelloni più avanti, sulla sua destra. Un ragazzo sui trent’anni, occhialini da miope e capelli rossi, sta clamorosamente corteggiando con gli sguardi la ragazza dagli orecchini a falce di luna. Quest’ultima sembra contraccambiare i messaggi d’intesa. Oscar, il ragazzo occhialuto nasuto e la ragazza dagli occhi color mare formano una diagonale. Il processo del guardare essere guardati si rinnova. Oscar è uno spettatore privilegiato che gode dello spettacolo senza pagare dazio. “La mer, Les a bercés, Le long des golfes clairs, Et d’une chanson d’amour…”.
La ragazza scuote il capo e si volge verso il nasuto lentigginoso dai capelli rossi. I suoi orecchini ondeggiano più rapidi nel movimento e scintillano alla luce del sole. Il ragazzo lentigginoso tira su gli occhiali con un gesto timido, si sente penetrato da quell’occhiata. Per far finta di non essere coinvolto, sistema distrattamente il suo pagliaccesco costume e poi, a mani congiunte sopra il ginocchio, si raccoglie a gomitolo sulla sedia a sdraio. Qualche capello rosso ondeggia sospinto dal vento prima di toccare sabbia. Lo sguardo adesso è ingobbito, ipnotizzato da quel dondolante luccichio. “A wonderful summer on a solitary beach”.
Oscar analizza quella figura accartocciata ed ha un rigurgito filosofico: l’innamoramento è roba per esteti. Se ne convince ancor di più guardandogli la guancia appena rasata con chiazze di eritema da schiuma da barba, i pezzi di forfora che si distaccano a grandi scaglie. Per quanto si impegni in equilibrismi visivi, l’immagine scialba è li come un pugno in un occhio, pronta a far precipitare nel ridicolo ogni piccolo spostamento del cuore. Più Oscar si sofferma sui due, meno ha voglia di scrivere impressioni. Desidera solo immergersi nella meditazione. Nella distesa cromatica di una tramonto dalle ombre più cupe.“Il mare colore del vino”.
Il sole affonda nell’acqua come un’ostia di fuoco: Oscar prende la comunione ad occhi chiusi e
bocca spalancata e si lascia accarezzare dall’ultimo calore. La gente sta sfollando in ombre
lunghissime ed il bagnino dirige l’orchestra con braccia dai bicipiti tesi. Ogni tanto digrigna la
bocca e sputa. Guarda i due piccioncini alla sua destra e capita nel momento in cui l’orango
vermiglio decide di sferrare l’attacco decisivo. Oscar lo segue nella preparazione. L’arte della guerra. Lo vede, dopo una sistemata ai capelli superstiti, caricare gli adduttori delle gambe in
uno sforzo sovraumano, vincendo diecimila invisibili mani che lo tenevano arpionato alla sdraio. La figura è esile, il vento la fa tremare e ne rigonfia i larghi vestiti. Spaventapasseri estivo. L’ombra sulla sabbia è di una inconsistenza commovente, il sole basso al tramonto sembra benedirlo prima della fine. Oscar sa prevedere il seguito: l’andatura incerta verso l’ombrellone della ragazza, il chinarsi timido verso di lei per formalizzare l’invito, l’attesa orgasmatica, il battito accelerato e il respiro fermo, una risposta che tarda. La ragazza è disurbata dall’ombra del timido corteggiatore. Vorrebbe si spostasse dal suo spazio vitale. “Mare, mare, mare, voglio annegare, portami lontano a naufragare”.
Il suo sguardo continua a registrare quel granchietto innocente che si lascia accarezzare dall’acqua del mare, nell’aria densa di salsedine che gli si impiglia tra le ciglia e i capelli biondi. Oscar rimane incantato dal movimento del capo. Potesse tornare indietro di qualche anno, non vedrebbe certi segni nelle mani, certe piaghe ai lati degli occhi. “Il mare è davvero un miracolo senza fine”. Pensiero del tramonto: “Dall’acqua sono nato e all’acqua ritornerò in un doppio tuffo mortale…”. Questa è originale di Oscar, non è un sussurro del mare. Il bagnino comincia a trascinare via i relitti di una giornata uguale a tante altre.
Oscar registra adesso la faccia adirata della ragazza, analizza le sue gote gonfie di improperi ed un umiliante pugno di sabbia gettato per scherno contro il molestatore che si piega sotto tanta scoppiettante tempesta, raccogliendo le proprie ossa leggere per una retromarcia avvilita. Oscar si immedesima nei pensieri di quel ragazzo che prende lo zaino e se lo getta addosso come una penitenza.
“Ti amo ma sono incastrato in questo corpo, bloccato da un indecente involucro, avvinghiato agli avvenimenti, stufo di fingere emozioni. Ti amo ma non guardi dentro, ti fermi alla superficie e mi rendi invisibile”.
Oscar è incuriosito dal contenuto dello zaino e dallo svolgersi inaspettato degli eventi. Mentre cerca di capirci qualcosa, un luccichio improvviso, una sciabolata di luce lo blocca nei pensieri
e nel respiro. Vede due occhi puntare dritto su di lui e scrutarlo profondamente. Si sente improvvisamente denudato. Oscar si volta sperando di non essere lui il bersaglio. Nessuno alle sue spalle. Il bagnino è molto lontano e sta accartocciando le ultime sdraio. Oscar riesce lucidamente ad intravedere il senso della scena: la ragazza guardava verso di lui, non verso il ragazzo dai capelli rossi che sfortunatamente si trovava sulla diagonale di osservazione. E lui, e lui che guardava il giovane credendolo osservato, era invece il centro del corteggiamento, il vero obiettivo di quei ripetuti fasci di luce. Oscar è davvero imbarazzato perché fino ad adesso non ha fatto altro che contraccambiare involontariamente quei messaggi di fuoco. “Come se il mare separandosi svelasse un altro mare”.
Adesso non può più tirarsi indietro. Chiede permesso al mare, in fondo è un piccolo tradimento alla natura, ma la natura comprenderà. Una momentanea fuga per roteare nel vortice delle miserrime passioni umane. Il mare capirà, lo accoglierà più tardi come un figliuol prodigo, brucerà di sale le eventuali ferite. Và e non peccare più. “Uomo libero tu amerai sempre il mare!”.
Oscar si trova nell’acqua fino al collo e parla alla ragazza dagli occhi azzurri della pericolosità
delle correnti del mare e di qualche altra cazzata balneare tipo le migliori creme di protezione.
La ragazza si chiama Mellon ed ha una infinita tristezza in fondo agli occhi. È inglese ed è
molto giovane. “L’eternità è il mare mischiato col sole”.
Non lo imbarazza la differenza di età, anzi è proprio Oscar che le propone in un inglese
accademico di fare una nuotata rapida fino alla boa prima che il buio li avvolga. La ragazza
accetta con entusiasmo ed i due arrivano quasi contemporaneamente a quella palla arancione
galleggiante a circa 50 metri dalla riva. Il sole nel frattempo è sprofondato nel mare con un tonfo allucinante al di là della linea dell’orizzonte.
“What’s up?”
Forse una bomba dei pescatori di frodo o esercitazioni militari o un aereo che ha sfondato il muro del suono. Mellon abbozza un sorriso triste tra l’ironico e il disarmante.
I loro corpi sospesi si sfiorano impercettibilmente e le mani di Oscar indugiano in carezze più spinte. Non c’è da sorprendersi se le due bocche si uniscono e le loro lingue si cercano per comunicare nervosamente. Il buio li avvolge. “È il mare agitato del mutamento che pascola le sue schiumanti greggi”.
Oscar riapre gli occhi per vedere a pochi metri un’onda alta cinquanta e larga quanto l’intera
spiaggia. Fa in tempo a distinguere in lontananza la maglia a righe del bagnino dileguarsi velocemente in cerca di riparo, le urla degli ultimi ritardatari in fuga come formiche impazzite.
Poi una mazzata tremenda alle spalle, tonnellate di acqua gli addormentano i sensi e gli
spolpano le ossa in sussurri e ancora un fondale di sabbia di pietre, l’angoscia di chi non riesce
più a respirare ed un granchietto che solleva due trofei a forma di falce di luna, ci gioca con le chele…
Tutti i sussurri adesso stanno per diventare silenzio assordante.
“Come è profondo il mare”.
AL MARE (o quasi) di Fabio Fulfaro
Il racconto AL MARE (o quasi) di Fabio Fulfaro ha vinto nell’Agosto 2024 il primo premio del I Concorso Letterario Nazionale Terre delle Balestrate nella sezione racconti a tema: I sussurri del Mare. Presidente di Giuria: Moni Ovadia