Il momento cruciale è la svolta a sinistra per imboccare via Roma provenendo da via Cavour, è come passare dalle colonne d’Ercole ed entrare nella zona a traffico limitato. In realtà in questa città non si nota la differenza, sembrano tutti avere un pass speciale per circolare. È un continuo zigzagare tra buche, invasioni di moto e macchine dall’altra corsia, monopattini che compiono traiettorie sinusoidali avventate, passanti che attraversano in diagonale dando le spalle al flusso veicolare. Nel tratto centrale ogni giorno registro qualche incidente. Lo schema è lo stesso: un ciclomotore riverso sulla strada, una macchina con ammaccatura e pezzi sparsi, le luci azzurre delle ambulanze e della polizia municipale, il poveretto che sta disteso immobile in attesa dei soccorsi, qualcuno che prova a rassicurarlo che non è niente, che poteva andare peggio.
Voglio distrarmi e non pensarci. Ognuno sta solo sul cuor della terra. Accendo la radio per ascoltare un po’ di musica rilassante e invece mi imbatto in un notiziario ansiogeno da fine del mondo: Russia contro Ucraina, Israele contro Palestina, Iran contro Israele, il numero di morti per incidenti sul lavoro, catastrofi naturali e pandemie virali. Ed è subito sera. Sembra l’Apocalisse. Spengo di istinto e cerco di non essere coinvolto. Meglio rimanere concentrato sul percorso. È evidentemente un tragitto ad alto rischio. Troppe variabili di confondimento per il guidatore, totale anarchia per quanto riguarda il rispetto del codice stradale. Se penso a quante vite ho salvato frenando in tempo mi dovrebbero fare un monumento. La città riconoscente pose.
Oggi il traffico è particolarmente pesante e l’aria inquinata. Anche i rumori dei motori e dei clacson convergendo nella stessa ampiezza d’onda risultano più fastidiosi. Noto che la mia macchina risuona per la presunta vicinanza di qualcosa allo spazio vitale circostante. Il bip bip diventa persistente, quasi continuo. Provo ad identificare dallo specchietto retrovisore il deficiente che sta incollato al mio sedere. Nessuno. Guardo la sagoma dell’allarme che mi indica ostruzioni da tutti i lati. Osservo a destra e a sinistra, non c’è ombra di alcun veicolo vicino a me. Il suono è fisso come da impatto imminente. Accosto, spengo il motore. Esco dalla macchina, controllo il tetto, forse può essere piovuto qualcosa sopra. Ipotesi assurda. Ma come può essere partito l’allarme? Sarà un contatto elettrico. Rientro nell’abitacolo, riaccendo, riparte la sinfonia acustica in accelerazione esponenziale. Io adesso sono il centro dell’attenzione, gli sguardi convergono su di me; provo ad alzare il finestrino fingendo indifferenza, ma nel frattempo cerco l’insegna di un elettrauto che mi tolga da questo impaccio.
L’elettrauto mi accoglie con una espressione di disappunto. Forse credeva di avere finito la giornata e di potere chiudere bottega. Nota il mio viso implorante, le mie parole concitate. Rimane sulla difensiva, non promette di risolvere il problema all’istante ma, con notevole empatia, decide di occuparsi del guasto. Si mette al lavoro, smanetta, accende e spegne. Dice che non c’è nulla. Si mette al sedile di guida, mi invita a fare un giro con lui e verificare se l’allarme parte di nuovo. Facciamo almeno un chilometro, non succede nulla, io comincio ad essere imbarazzato.
“Guardi non vorrei passare per visionario o psicopatico ma le giuro che l’allarme era
impazzito…”.
“No, non si deve scusare a volte per le temperature e per i flussi d’aria si possono creare dei falsi
contatti…meglio così no?”.
“Senta non vorrei sembrarle ossessivo compulsivo, può rifare il tratto di via Roma, da via Cavour
fino alla Stazione Centrale, quella strada è l’inferno dei viventi…”.
“Va bene, la voglio accontentare, ma guardi che qui è lo stesso display che l’avverte del pericolo e
le segnala un eventuale guasto facendo lampeggiare la scritta per ben tre volte…”.
Con somma pazienza mista a uno sbuffo di rassegnazione il mio samaritano conduce la vettura
all’imbocco di Via Roma e la percorre per tutto l’incasinato tragitto senza che ci sia un minimo
segnale acustico. Alla fine del percorso mi guarda con un po’ di compatimento e mi riconsegna le chiavi della macchina come si dà una mancia al posteggiatore. Gli chiedo quanto devo per il
servizio, lui mi guarda fisso negli occhi e mi congeda con eleganza.
Riprendo a guidare e sono colto da un senso di vergogna. Accendo la radio ma la spengo subito d’istinto. Devo concentrarmi sul volante per riprendere la strada formicaio di via Roma. Rimango sgomento perché ripartono mille segnali acustici ancora più forti dei precedenti. Sono in un incubo.
Mi verrebbe da piangere se il mio sguardo non si soffermasse sul display che lampeggia con una scritta lapidaria che mi trafigge per tre volte come un raggio di sole accecante.
Rilevato stato d’ansia nel conducente
Rilevato stato d’ansia nel conducente
Rilevato stato d’ansia nel conducente
“Traffico” di Fabio Fulfaro
Il racconto Traffico ha vinto la selezione per il concorso James Joyce 2024 per Racconti Brevi Inediti indetto da Atlas BOOKS. Il racconto si trova pubblicato nella raccolta “Un Pesce Rosso Alla Finestra” pubblicato da Atlas Books per mezzo di Amazon Italia Logisica Srl Torrazza Piemonte (TO) Italia nel 2024. Il libro è disponibile su Amazon dal settembre 2024.
FABIO FULFARO
Fabio Fulfaro, classe 1968, è un medico appassionato di cinema. Ha trascorso infanzia e adolescenza sulla riviera ligure, a Sestri Levante. Si è specializzato in Oncologia a Milano nel 1996. Vive ed esercita la sua professione a Palermo. Ha frequentato a Bobbio nel 2010 e nel 2011 i seminari di critica cinematografica tenuti da Gianni Canova e Ivan Moliterni. Collabora con numerose riviste online di cinema tra le quali Sentieri Selvaggi (www.sentieriselvaggi.it) . Ha curato diverse rassegne di cinema nelle scuole medie superiori e in ambito universitario con particolare riferimento ad aspetti psicoanalitici ed esperienze gruppali. Ha seguito come recensore importanti Festival Cinematografici come il Festival del Cinema di Venezia, Il Sicilia Queer Film Fest e L’Efebo d’oro. E’ redattore della rivista online di cinema Lo Specchio Scuro (www.specchioscuro.it). Ha pubblicato nel 2017 una monografia sul cinema di Orson Welles “The Other Side of Genius”. Ha collaborato ad altre monografie su registi come Michael Cimino e Jonathan Demme. E’ anche scrittore di poesie e di racconti. Nel 1989 per Ila Palma editore ha pubblicato la sua prima raccolta di Poesie “Il Canto delle Cicale”. Nell’ottobre 2023 il suo racconto “Di guardia a Mobyl” ha vinto il primo premio della seconda edizione del concorso nazionale letterario Moby Dick-H24. Nell’agosto del 2024 il suo racconto “Al mare (o quasi)” ha vinto il primo premio del Concorso letterario nazionale Terra Delle Balestrate (racconti a tema). Nell’ottobre del 2024 verrà premiato a Lucca per avere vinto il 23°concorso letterario “Racconti nella Rete” con il racconto breve “Tavolata”.