Oscar si avvia a passo frenetico verso i luoghi dell’acquario. Finalmente ritorna ad un impiego.
È in prova ma in questo primo giorno di lavoro dimostrerà la sua affidabilità. Il suo titolo di studi non lo ha portato molto lontano. Lo ammette, ha avuto un momento di difficoltà ma questa è la sua occasione. Deve fare il vigilante ad una mostra molto particolare: viene esposto un capodoglio dalle dimensioni mostruose: un enorme mammifero che ricorda Moby Dick. La vastità degli spazi, la temperatura dell’acqua e il continuo nutrimento con calamari giganti consentono di tenere l’animale in vita e proporlo alla visione del grande pubblico. L’animale è già stato mostrato nelle principali città europee, con un successo sempre crescente.
È arrivato il direttore. La sua folta chioma di capelli grigi incute rispetto. Il suo baffo curato promette vendette e punizioni. La sua stretta di mano è vigorosa e decisa, e lascia intuire il suo ruolo di responsabile dell’intera struttura. È pieno di sé: ci tiene a sottolineare i suoi accordi con le autorità comunali, i suoi agganci con i politici. Millanta molte conoscenze e una vita mondana. Intimidisce Oscar con la descrizione del capodoglio e del suo habitat: 18 metri di lunghezza per 70 tonnellate di peso, la possibilità di ritornare in superficie per respirare attraverso lo sfiatatoio. L’estrema sensibilità al flash delle macchine fotografiche, il divieto assoluto di potere filmare l’animale in cattività. Il suo compito di vigilante sarà quello di evitare riproduzioni non autorizzate. E poi dovrà tenere le persone lontane da quella porticina sul retro dove ci sono i pulsanti rossi per l’illuminazione e per il riscaldamento dell’acqua. L’animale è la star del momento e si chiama Mobyl.
Oscar ha capito tutto, non vuole deludere. Si sistema la divisa per bene, tiene in bella mostra la pistola come deterrente ad ogni azione violenta. Guarda a destra e sinistra per avere un migliore controllo del campo di sguardo. Si accendono le luci nella grande vasca. Un’ombra maestosa si avvicina verso il vetro divisorio, Oscar ne rimane affascinato. I movimenti sono sinuosi e ripetitivi. Nell’acqua Mobyl disegna un percorso sempre uguale tracciando una ipotetica stella a cinque punte. Ha la pelle grigio scuro, contornata da cicatrici, una è a forma di croce e sembra molto recente. Forse qualche arpione, qualche “capitano Achab” che ha provato ad ucciderlo… Gli occhi sono vitrei, spaventosi, sempre aperti.
Viene dato il segnale. Entra il pubblico. Ci sono il nonno e la nipotina che si avvicinano rapidamente al vetro con aria stupefatta. C’è il bambino che guarda spaventato il grande cetaceo e quasi scoppia a piangere. C’è la famiglia in gita domenicale che prova a spezzare la routine: lui continua a chattare al cellulare, lei ha l’aria perennemente annoiata, i due bambini sembrano allo stato selvaggio. L’attenzione di Oscar è catturata da tre ragazzi sui trent’anni, vestiti in tuta bianca, che continuano a guardarsi con circospezione e che si lanciano cenni d’intesa. Non sembra una situazione normale. Oscar tiene i tre ragazzi sotto controllo con la coda dell’occhio. Una ragazza bionda con orecchini a forma di falce di luna si avvicina rapidamente al vetro per fare una foto. Oscar scatta come un centometrista dai blocchi di partenza e si frappone tra la giovane e il vetro. La avverte che è vietato scattare foto e girare video. Le fa notare il segnale di divieto proprio posizionato all’ingresso e ai lati dell’enorme vasca. La ragazza gli sorride ma non è incline ad ubbidire. Oscar non fa in tempo ad accettare false scuse che una signora, piuttosto avanti con gli anni, dietro di lui, prova anche lei a rubare qualche istantanea al cetaceo. Oscar ruota di 180 gradi e si porta verso l’anziana che finge uno stupore catatonico e intanto biascica un impercettibile “affanculo”. Oscar non è preparato al grande pubblico, gli sembra volgare e fuori controllo. Una massa di neoprimitivi che al posto delle clave hanno cellulari in mano. L’ottusità dei comportamenti si traduce in un lessico povero di parole e ricco di frasi pre-confezionate. Cerca di evitare pensieri misantropi ma sembra davvero lui stesso in cattività, fuori posto e anche un po’ fuori dal tempo.
Le sue considerazioni antropologiche devono fare i conti con la realtà. Le sue letture e i suoi studi sembrano aumentare il solco che lo separa dalla vita di tutti i giorni. Pensa a Mobyl, al suo girovagare in questa enorme vasca artificiale, ai suoi occhi sempre aperti puntati sul nulla. Mobyl non giudica, vive. Anzi sopravvive, anche in condizioni non ideali. Oscar approfondirebbe i concetti di natura e civiltà se non fosse distratto da una immagine che gli sembra non combaciare perfettamente con una situazione di regolarità. Uno dei tre ragazzi in tuta bianca è adesso appoggiato alla parete vicino all’estintore. Ai suoi piedi nota un secchio, non ne capisce il contenuto. Prima non c’era. Oscar fa per avvicinarsi al tizio sospetto che appena si accorge di essere notato si china, prende il secchio in mano e si avvicina rapidamente verso il vetro di protezione. Oscar fa in tempo a scorgere il contenuto del secchio. È vernice rossa e sta per essere buttata contro il grande acquario per un gesto dimostrativo! Oscar si lancia contro l’attentatore in tuta bianca e la vernice rossa si spande per terra, sui suoi vestiti, sulla tuta del ragazzo. Qualche schizzo arriva vicino al vetro divisorio. Un gruppo di persone si avvicina per dare una mano ad Oscar. Gli altri due ragazzi in tuta bianca filmano la scena e urlano: «Non vogliamo gli animali in cattività, liberate Mobyl!!!».
Ci sono adesso i giornalisti. C’è anche il direttore. Oscar è ancora con i vestiti sporchi di vernice rossa. Inservibili. Si parla di come il coraggio del vigilante abbia salvato l’opera d’arte da questo attentato. Di come la mostra di Mobyl sia fatta nel rispetto dell’animale e delle sue esigenze. La fila di gente assiepata in conferenza stampa si divide in due fazioni. Quelli che applaudono i tre ragazzi ecologisti e li invitano a ripetere il gesto. Quelli che si schierano contro e li etichettano come stupidi mentecatti prodotti della falsa informazione di Internet. Oscar è molto confuso. Il confine tra vero e falso è una sottile lastra di vetro. Il clamore mediatico gli sembra sospetto. Si volta verso il direttore, che ha stampato sul viso un sorriso compiaciuto. Questo sembra confermare i dubbi. L’attentato a Mobyl è la notizia del giorno. Viene postato su tutti i social media, rimbalza su ogni notiziario nazionale. Ci sono video amatoriali su tik tok. Qualcuno cerca di intervistare Oscar, Il direttore fa muro, rubando la scena e rispondendo lui alle domande. Oscar si sente in gabbia e vorrebbe fuggire.
Con la pubblicità mediatica la mostra di Mobyl avrà sempre più spettatori. Il suo contratto a tempo indeterminato sarà firmato a breve. Oscar però non è convinto, ha un pensiero calabrone che gli ronza all’interno, circolare. Oscar cerca di parlare con il direttore che in un primo momento elude il confronto. Vorrebbe avere qualche spiegazione in più per capire in che condizioni viene tenuto realmente il cetaceo. Quando finalmente viene preso l’argomento, il direttore ha un moto di sorpresa mista a compatimento.
«Ma davvero non te ne sei accorto, Oscar?»
«Mi scusi direttore, di cosa dovevo accorgermi… sono stato molto attento…»
«Intendevo… se non hai notato la natura… diciamo… un po’ particolare…di Mobyl… ?»
«Particolare in che senso scusi?…».
Il direttore porta di nuovo Oscar vicino alla enorme vasca. Si avvicina ai pulsanti rossi. Ne schiaccia uno e subito compare la grande distesa d’acqua, ne schiaccia un altro e compare la gigantesca figura di Mobyl. Fa questo gesto più volte e l’animale appare e scompare a comando. «Pensavo avessi capito, guardando i movimenti dell’animale, sempre gli stessi, ripetitivi… ».
Oscar rimane ferito da questa rivelazione. Sta facendo la guardia ad un’immagine, una proiezione cinematografica, un circo in cui lui è complice inconsapevole. Chissà se anche gli attentatori sono attori, loro complici coscienti di questo gran teatrino dell’assurdo.
Il giorno dopo Oscar non si presenta al posto di lavoro. Non dice niente al direttore. Se ne va in riva al mare a pensare a tutto quello che era successo nelle ultime ore. Guarda la grande distesa d’acqua tra terra e cielo e respira a pieni polmoni l’assenza di limiti, di vetri divisori, di sovrastrutture. Pensa alla sua vita. Lui che scivola sempre più in basso mentre chi comanda scala rapidamente i gradini del successo. Pensa a quante persone possano condividere questo stesso destino. Qualcuno lo sa, qualcun altro è ignaro. Pensa a tutta quella gente all’acquario, al bambino spaventato da una immagine fittizia, dagli occhi ingannati tra la paura e il desiderio. Oscar fissa una vela nel punto in cui la spada di luce del sole incontra l’orizzonte. Chiude un occhio, poi chiude l’altro occhio. Il vento gli porta un brusio di fondo, un rumore bianco che lo ipnotizza e lo culla. Riapre gli occhi e rimane sorpreso. Vede in lontananza un’enorme coda sollevarsi in uno sbuffo d’acqua e poi immergersi velocemente in un concerto di onde concentriche. Un sorriso sta per disegnarsi sulla piega labiale. Ma si interrompe, quasi colto da un risentimento, un sottile dispiacere che gli nasce dal profondo della visione. Se ci fosse un qualche pulsante rosso ai lati del suo campo visivo? Se ci fosse un direttore occulto che regola dall’alto l’illuminazione? Rivede la stessa scena. La pinna dell’enorme cetaceo riemerge maestosa e poi sprofonda frangendosi in centinaia di flutti. “Non è un deja-vu”- si ripete ossessivamente per auto convincersi- “è solo immaginazione.”
“Di guardia a Mobyl” di Fabio Fulfaro, vincitore del Premio Letterario Nazionale Moby Dick-H24 2023, nella sezione racconti brevi
FABIO FULFARO
Fabio Fulfaro, classe 1968, è un medico appassionato di cinema. Ha trascorso infanzia e adolescenza sulla riviera ligure, a Sestri Levante. Si è specializzato in Oncologia a Milano nel 1996. Vive ed esercita la sua professione a Palermo. Ha frequentato a Bobbio nel 2010 e nel 2011 i seminari di critica cinematografica tenuti da Gianni Canova e Ivan Moliterni. Collabora con numerose riviste online di cinema tra le quali Sentieri Selvaggi (www.sentieriselvaggi.it) . Ha curato diverse rassegne di cinema nelle scuole medie superiori e in ambito universitario con particolare riferimento ad aspetti psicoanalitici ed esperienze gruppali. Ha seguito come recensore importanti Festival Cinematografici come il Festival del Cinema di Venezia, Il Sicilia Queer Film Fest e L’Efebo d’oro. E’ redattore della rivista online di cinema Lo Specchio Scuro (www.specchioscuro.it). Ha pubblicato nel 2017 una monografia sul cinema di Orson Welles “The Other Side of Genius”. Ha collaborato ad altre monografie su registi come Michael Cimino e Jonathan Demme. E’ anche scrittore di poesie e di racconti. Nel 1989 per Ila Palma editore ha pubblicato la sua prima raccolta di Poesie “Il Canto delle Cicale”. Nell’ottobre 2023 il suo racconto “Di guardia a Mobyl” ha vinto il primo premio della seconda edizione del concorso nazionale letterario Moby Dick-H24. Nell’agosto del 2024 il suo racconto “Al mare (o quasi)” ha vinto il primo premio del Concorso letterario nazionale Terra Delle Balestrate (racconti a tema). Nell’ottobre del 2024 verrà premiato a Lucca per avere vinto il 23°concorso letterario “Racconti nella Rete” con il racconto breve “Tavolata”.