“Non sai quanti nomi ti ho dato” è il film che tutti gli italiani dovrebbero vedere
Domenica 25 agosto sono partito da Palermo insieme a due miei compagni d’infanzia Antonio Zarcone e Giuseppe Calabrese con destinazione Grotte, un paese storico che risale all’antica “Erbesso” una città sicula colonizzata dai greci dopo l’ottavo secolo, per assistere alla proiezione del film “Non sai quanti nomi ti ho dato”, con la regia di Franco Carlisi.
Il film dura 19 minuti ed ha avuto un’infinità di premi in ogni parte d’Italia. Ad introdurlo ci hanno pensato il Sindaco Alfonso Provvidenza e l’Assessore alla Cultura Anna Maria Todaro, che hanno mostrato un pò di emozione.
Piazza Umberto si è trasformata in un salotto letterario, con la presenza degli interpreti Noemi Castronovo, brava ed elegante, per la prima volta sullo schermo, di Giovanni Volpe, attore e regista conosciutissimo in Italia, il pittore Giovanni Proietto che ha raccontato se stesso mentre dipinge i pesci dall’alto dei cieli.
Un pubblico attento e motivato, con la presenza di persone di tutte le età e di bambini educatissimi. Il film merita di essere visto da tutti, speriamo di vederlo presto in Rai. E’ una storia aperta molto bella, una sorta di sogno, un viaggio onirico nell’amore che è la forza dell’universo, la ragione di vita anche in un mondo come il nostro che ha perso ogni controllo.
Bravissimi gli interpreti, il regista Franco Carlisi e Antonio Giardina autore delle musiche. Un plauso al conduttore della serata Carmelo Arnone che ha saputo cogliere le sfumature del film e ha posto le giuste domande per rendere una serata veramente indimenticabile.
Parliamo del film “Non sai quanti nomi ti ho dato”
Il protagonista è uno scrittore sessantenne che contrae una malattia. La malattia, seppure non lo preoccupi, insinua in lui il timore sotterraneo di aver poco da vivere e lo costringe a un bilancio della sua esistenza che considera deliberatamente sprecata. Per la prima volta sente il desiderio di tornare indietro, di vivere la vita che non ha vissuto.
Eppure questo tempo ormai al limitare, anziché deprimerlo, gli conferisce un’incredibile energia vitale e gli permette di sentirsi paradossalmente non arreso alla vita. Gli consente, finalmente, di essere autentico, di rinunciare ai compromessi, alle ipocrisie. Di non averne più bisogno.
Il suo tempo si assottiglia e lui cerca di dilatarlo, nell’unica maniera che conosce: attraverso la memoria e l’immaginazione. E dalla memoria ritorna una donna: Laura, amata nella giovinezza e che forse non esiste più. Non perché sia morta ma per essere diventata molteplice: cercata in ogni altra, dissolta tra le righe di un ipotetico romanzo. Comincia freneticamente a prendere appunti con un registratore, ricorrendo alla memoria contaminata dalla fantasia.
Lo scrittore sente la vita concreta scivolare via in un imbuto di pensieri mentre una vita altra prende luce dai suoi appunti: la sua esistenza interiore, soltanto immaginata ma che lui sente come vera.
Il suo romanzo comincia dalla solitudine. Dall’inutilità della solitudine coltivata come un vizio.
Arriva quindi a Laura. È in lei tutto ciò che ha amato, in un’altalena che da un lato mostra l’alba di un nuovo inizio e dall’altro il tramonto. Ritrovarla significa riconciliarsi con se stesso, dare senso finalmente alla vita che sembra non averne avuto alcuno.
Dichiarazione del regista Franco Carlisi che ha scritto e diretto “Non sai quanti nomi ti ho dato”
Franco Carlisi: “È un film sul difficile rapporto col tempo all’estremità della vita. Si può imparare a vivere, infine? Imparare ad amare quando non c’è più l’amore? In questo tempo che rimane ma che inesorabilmente si consuma, ritorna, insopprimibile, il bisogno universale di essere tenuti dalla mano di un altro di un’altra, di essere definiti in un abbraccio. Ci si rende conto di come non è soltanto bello vivere la vita, ma anche fingere, illudersi di viverla in un tempo sospeso, in un mondo che è come te lo immagini e basta.
Sognare credendo di vivere, insomma, nell’illusione di aver sconfitto la solitudine e la morte. Ma, anche alla fine, la vita rimane, per il protagonista, inesplicabile. Mentre, invece, vorrebbe capirla, spiegarsela, imparare a vivere infine. Dare alla vita un nome. Un nome qualunque per una vita qualunque, come quelle prese in prestito nei suoi romanzi. Le vite degli altri. La sua vita non gli basta.“
Biografia Franco Carlisi
Laureato in Ingegneria Elettrica, Franco Carlisi ha cominciato a dedicarsi all’arte visiva nel 2004. In questi anni ha svolto la sua attività video-fotografica prevalentemente nei paesi del bacino del Mediterraneo, alternando la necessità della testimonianza all’uso diaristico e introspettivo del mezzo. È interessato alla definizione di nuovi spazi estetici evocati tramite la contaminazione dei linguaggi. Dal 2006 dirige la rivista scientifica di immagini e cultura fotografica Gente di Fotografia. I suoi lavori sono stati esposti in prestigiose sedi espositive in Italia, Inghilterra, Spagna, Francia, Austria, Germania, Federazione Russa e Marocco.Premio Pisa per la Fotografia, Università di Pisa, 2013; Premio Marco Bastianelli, 2021;
Premio Ausencias: Escritoras en losMargénes de la cultura, Università di Madrid, 2013; Biennale Internazionale d’Arte di Casablanca, 2012; Padiglione Italia della 54° Esposizione internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, 2011.