SALVATORE VENEZIA, AUTORE DEL LIBRO DAL TITOLO “MUSSOLINIA. IL FALLIMENTO DI UN’IDEA”, EDITO DA NAVARRA EDITORE – INTERVISTA REALIZZATA DA MAURIZIO PISCOPO

Dopo le festività natalizie ho acceso la radio per seguire il programma Fahrenheit condotto da Susanna Tartaro dagli studi Rai di Torino. L’ospite era Salvatore Venezia, archivista, scrittore e storico raffinato, autore del libro “Mussolinia. Il fallimento di un’idea”, pubblicato dall’editore Navarra.

E’ stata una sorta di viaggio sulla promessa mancata presso le terre del bosco San Pietro, sulla costruzione di Mussolinia, una città giardino mai venuta alla luce, una vicenda grottesca, quasi la trama di un film.

E’ stata un’intervista piacevole che mi ha permesso di conoscere Salvatore Venezia che descrive gli archivi storici come luoghi che custodiscono la cultura e la memoria. Ma andiamo a conoscere da vicino Salvatore Venezia.

L’Intervista

D: Quando nasce la sua passione per la scrittura e soprattutto per la storia?

R: Nel percorso dei miei studi universitari a Catania, professori e storici come Giarrizzo, Barone, Lupo, Mangiameli, Saija sono stati molto importanti nella mia formazione accrescendo la mia passione per lo studio e la ricerca storica. Scrivo per cercare di recuperare quella memoria collettiva che oggi spesso scompare. La scrittura nasce attraverso la lettura, la consultazione di tanti documenti, fonti di continua ispirazione per poi arrivare alla narrazione storica.

D: Chi sono i suoi scrittori di riferimento? 

R: Difficile rispondere, tra i tanti direi Pasolini, Dacia Maraini, Andrea Camilleri e Maria Attanasio. Ma soprattutto Leonardo Sciascia.

D: La Sicilia e il fascismo, che cosa non è stato raccontato?

R: La questione storica della lotta alla mafia e quella dell’assalto al latifondo si sono rivelate un vero e proprio fallimento e andrebbero meglio studiate e raccontate.

D: Qualcuno ha scritto che in Italia c’è un eterno fascismo, sottovalutato dalla storia…

R: Carlo Levi nel “Cristo si è fermato ad Eboli” parlava di un eterno fascismo italiano, riecheggiando l’autobiografia di una nazione. Leonardo Sciascia disse che molti italiani vivrebbero dentro un fascismo come dentro la propria pelle.

D: A chi è venuta l’idea di far nascere Mussolinia la città giardino in onore del duce?

R: Per capire la genesi dell’idea, l’originalità della città giardino Mussolinia, così denominata in onore del duce Mussolini, ho ricostruito il rapporto tra la cronaca e la storia di un progetto ideato dall’avv. Benedetto Fragapane, detto Nitto, esponente della Democrazia Sociale, trasmigrato al PNF, che ricoprì prima, nel maggio del 1923, il ruolo di Commissario regio e prefettizio e successivamente di Deputato Nazionale al Parlamento nelle file del Listone del PNF. La sua ascesa politica nel Parlamento Nazionale è collegata alla promessa della lottizzazione delle terre ai contadini reduci della prima guerra mondiale e alla nascita della città giardino Mussolinia.

D: Quando nasce il progetto?

R: Il progetto nasce un mese prima dell’uccisione di  Giacomo Matteotti il 12 maggio del 1924 e il duce pose la prima pietra. Nasce nell’agosto del 1923 quando Benedetto Fragapane incarica il cugino Saverio Fragapane a redigere un piano di massima di una città giardino dedicata a Mussolini. Il progetto viene approvato nel novembre del 1923 ed a Gennaio del 1924 viene presentato a Roma al presidente del consiglio Benito Mussolini, il quale diede il benestare ed accettò l’invito di venire in Sicilia per la posa della prima pietra, che avvenne il 12 maggio 1924.

D: Questo progetto nasce a Caltagirone paese di Don Sturzo, ma non verrà mai alla luce, perché?

R: Caltagirone è paese natale di Luigi Sturzo che amministrò la città di Caltagirone dal 1905 al 1920. Ma dopo il suo trasferimento a Roma per dedicarsi alla nascita del Partito Popolare Italiano, i popolari di Caltagirone rimasero orfani di un leader. Il progetto Mussolinia nasce a Caltagirone come sfida dei gerarchi fascisti nei confronti degli sturziani, ma soprattutto a livello nazionale come idea forte del fascismo faber che coniuga architettura e ruralismo. Questo progetto non verrà mai alla luce perché entrano in gioco le dinamiche delle lotte politiche e personali, le contrapposizioni tra famiglie e personaggi notabili ed i gerarchi fascisti. Il tutto per il predominio del potere locale! Ci troviamo di fronte al fallimento di una classe politica che aveva promesso le lottizzazioni delle terre contadini, dell’assalto al latifondo ed invece tutto rimase un sogno.

D: Si può affermare che Mussolinia è soltanto e rimane un’impostura? 

R: Si, fu un’impostura, ma fu anche un vero e proprio scandalo di un’opera pubblica incompiuta.

D: Può spiegare che cosa c’è dietro questa storia e perché viene definito un vero mistero siciliano?

R: Questa storia viene definita un mistero durante il ventennio, perché molte verità furono nascoste e le carte erano cadute nell’oblio.

D: Come sono andate veramente le cose?

R: Al di là della vulgata popolare in merito ai finanziamenti statali delle opere, ci troviamo di fronte ad uno scandalo di un progetto e di un’opera pubblica incompiuta, morta sul nascere. La  sequenza dei fatti e degli accadimenti storici spiega tutto.

D: Può parlarmi di Don Sturzo e il suo rapporto col fascismo?

R: Con l’avvento del fascismo e la crisi del popolarismo Sturzo fu costretto a dimettersi dalla carica di segretario generale del PPI e alla fine del 1924 dovette lasciare l’Italia. Durante i suoi 22 anni di esilio in Inghilterra e negli Stati Uniti Sturzo mantenne rapporti epistolari con De Gasperi, Salvemini, Sforza, i fratelli Rosselli, Einaudi. Le trame politiche di Sturzo, attraverso i tanti rapporti parentali della famiglia agraria Sturzo, divennero un artifizio importante per conoscere e controllare anche le controversie locali. Comunque Sturzo combatté aspramente il fascismo di Mussolini.

D: Nel suo libro c’è molto lavoro di archivio che ha sottratto alla polvere molti documenti

R: Sì è vero questo lavoro di ricerca è frutto della consultazione di svariati documenti, riviste locali e nazionali, di uno studio anche nel panorama letterario siciliano. Tra l’altro nella ricostruzione della vicenda storica la ricerca delle fonti storiche da cui trarre dati e testimonianze non è stata di facile reperimento.

D: Le sono stati di aiuto Andrea Camilleri con il suo romanzo “Privo di titolo” e Fondazione di una città di Leonardo Sciascia?

R: Sia Leonardo Sciascia in chiave saggistica con “La Corda Pazza” che Andrea Camilleri in chiave romanzata con “Privo di titolo” mi sono stati di aiuto. Nella vicenda di Mussolinia la letteratura si intreccia con la storia.

D: Qual è stato il rapporto tra Francesco Carbone e Don Luigi Sturzo?

R: Entrambi sono stati sindaci di Caltagirone, gli ultimi sindaci prima del ventennio fascista, tra loro antagonisti, soprattutto sulla vicenda delle quotizzazione delle terre. Dopo la prima guerra mondiale il movimento di protesta dei contadini si sviluppa sulla questione della quotizzazione delle terre. Sturzo era contrario alla quotizzazione del demanio civico di Santo Pietro mentre Carbone era favorevole e su questa vicenda Sturzo cadde dopo 15 anni di alla guida delle città.

D: Come ha reagito il pubblico al suo libro?

R: In tutte le presentazioni, al Nord Italia come in Sicilia, la reazione del pubblico è stata sempre positiva, con i lettori curiosi, che hanno formulato tante domande, curiosi di conoscere e scoprire questa storia.

D: Quando lo presenterà Palermo?

R: Con il mio editore, Ottavio Navarra, che ringrazio per aver accolto e sostenuto il mio lavoro di ricerca, stiamo già pensando ad alcune presentazioni a Palermo nel 2025. Presso l’Istituto Gramsci e chissà, in occasione della manifestazione Una Marina di Libri il prossimo giugno.

D: Quali sono i suoi progetti per il futuro?

R: Preferisco non svelare tanto, sto facendo delle ricerche su alcune fonti storiche inedite.

Biografia

Salvatore Venezia è laureato in scienze politiche in indirizzo storico politico e lavora all’Archivio Storico della Città di Torino.
Tra le pubblicazioni: Mussolinia: il fantasma della città giardino e Fascismo e potere locale a Caltagirone apparsi nel Bollettino della Società Calatina Storia Patria Cultura (1993 e 1994); L’esilio di Luigi Sturzo nel volume “Il movimento cattolico nella città di Sturzo, edito da Biblioteca del Cenide (2003); La città giardino Mussolinia in Sicilia, saggio edito dalla casa editrice Novecento Latina (2006).
Ha collaborato con l’Istituto di Sociologia “Luigi Sturzo”; con la Provincia di Latina e la Città di Cagliari e di Caltagirone per la mostra nazionale sulle “Città italiane di fondazione”. Diverse le collaborazioni con le università, con scrittori e giornalisti.

Di Maurizio Piscopo

Giuseppe Maurizio Piscopo (Favara 1953), maestro elementare, compositore e musicista, ha collaborato con Radio Rai Sicilia e attualmente scrive per diverse testate, tra le quali Ripost, Sicilia ON Press e Malgrado tutto. Ha pubblicato, tra gli altri, Musica dai saloni (Casa Museo Palazzolo Acreide, 2008), Merica Merica. Viaggio verso il nuovo mondo, con Salvatore Ferlita e le foto di Angelo Pitrone (Salvatore Sciascia Editore, 2015), Le avventure di Lino Panno (Qanat Edizioni, 2017), La maestra portava carbone, con Salvatore Ferlita (Torri del Vento, 2018), Il vecchio che rubava i bambini (Aulino Editore, 2019), finalista al Premio Racalmare, Raccontare Sciascia, con Angelo Campanella (Navarra Editore, 2021), Vitti ’na crozza. La storia e la musica dei fratelli Li Causi, con Antonio Zarcone (Lilit Books, 2021). Nel 2022 ha ricevuto il premio “Un Maestro per la vita”.