Stupro a PalermoFoto di Ulrike Mai da Pixabay

LE BESTIE DI PALERMO

I loro nomi sono Angelo Flores, 22 anni, Gabriele Di Trapani, 19 anni, Christian Maronia, 19 anni, Cristian Barone, 18 anni, Samuele La Grassa, 20 anni, Elio Arnao, 20 anni, e Riccardo Parrinello, 18 anni, minorenne al momento dei fatti.

Le loro facce, così come i loro nomi, sono diventate virali in poche ore. I loro profili social sono stati presi d’assalto, screenshottati e pubblicati insieme alla trascrizione delle conversazioni via WhatsApp, dialoghi nel quali non emerge alcun rimorso malgrado la consapevolezza di aver commesso gravi reati.

E’ la necessità di dare un volto al male a spingere molte persone in questi giorni a cercare immagini, video ed informazioni che riguardano i sette indagati, colpevoli dello stupro di massa ai danni di una giovane donne di 19 anni a Palermo.

LO STUPRO PREMEDITATO

“𝗙𝗮𝗹𝗹𝗮 𝘂𝗯𝗿𝗶𝗮𝗰𝗮𝗿𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗽𝗼𝗶 𝗰𝗶 𝗽𝗲𝗻𝘀𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗻𝗼𝗶”

I fatti sono avvenuti nella notte tra il sei e il sette luglio nella città di Palermo, in una zona isolata del Foro Italico. Alcune telecamere di sorveglianza confermano i fatti denunciati dalla vittima e riprendono gli spostamenti del branco dalla Vucciria fino al cantiere abbandonato del collettore fognario, dove sarebbe avvenuto lo “stupro di massa”, così lo stesso imputato Angelo Flores aveva intitolato il video da lui stesso girato con il cellulare.

Le bestie di Palermo, secondo quanto ricostruito grazie alle chat, ai video e alle intercettazioni, ha premeditato tutto con disumanità, senza alcuna considerazione verso la giovane donna, trattandola come una cosa, facendola ubriacare, rendendola inerme.

LA DENUNCIA DELLA DICIANNOVENNE

“A mezzanotte e mezza sono andata alla Vucciria con un’amica e il fratello del suo ragazzo. Ho incontrato un amico, Angelo Flores o Fiorente con cui ho iniziato a parlare. Avevo già bevuto un cocktail e ho bevuto anche 7 shottini di Sambuca e poi un bicchiere di Montenegro. Questo amico Angelo era insieme ad un certo Cristian e altri 5 ragazzi di cui non so i nomi ma uno diceva di essere il cugino di Angelo. Uno di questi mi sembrava minorenne. Poi mi hanno fatto fumare. Due di loro mi hanno preso sottobraccio, uno più alto di me, l’altro, quello che diceva di essere il cugino di Angelo con i capelli scuri”.

“HO CERCATO DI CHIEDERE AIUTO AI PASSANTI MA NON CI SONO RIUSCITA, NESSUNA MI HA GUARDATA E SENTITA”

“Mi hanno fatto camminare dai Quattro Canti a scendere verso il mare. Ero sola con questi ragazzi, in tutto sette. Due mi toccavano il seno e altri due le parti intime, mentre camminavamo e gli altri ridevano”.

Ho capito che Angelo aveva cattive intenzioni e gli ho detto: ‘Ma mi vuoi far stare sola con questi, ma sei pazzo?’

“Siamo arrivati al Foro Italico e c’era un’apertura in ferro e mi hanno fatto entrare lì. Dopo che mi hanno spogliata, uno di loro mi ha tirato per i capelli e mi ha costretta ad un rapporto orale. Due hanno preso le mie mani e le hanno messe nelle loro parti intime, mentre un altro mi abusava da dietro. Io dicevo che non ce la facevo più, loro mi dicevano: ‘Quando mai, non ce la fai più’ e continuavano cambiandosi di posto. Poi uno di loro ha chiesto ad Angelo di mandargli il video, ma Angelo rispondeva che l’aveva cancellato perché aveva paura che lo denunciassi”.

Ho chiesto ad Angelo di chiamare un’ambulanza, ma lui ha risposto che non lo avrebbe fatto perché non voleva fossero coinvolte le forze dell’ordine. Mi sono accasciata per tre volte… Io non volevo avere rapporti sessuali, non mi muovevo, ho gridato, sono caduta a terra battendo anche la testa, ma non si fermavano e Angelo rideva. Ho iniziato a ripetere ‘basta, basta’, ma i ragazzi hanno continuato, scambiandosi di posto”.

“HO SENTITO COMMENTARE ‘QUESTO E’ UNO STUPRO DI MASSA’”

“Io mi sono accasciata a terra perché non mi reggevo più in piedi, ma loro mi tenevano e continuavano. Sono caduta una seconda volta e ho preso il mio telefono e ho chiamato il mio ragazzo perché chiamasse un’ambulanza. I ragazzi mi hanno preso il telefono e chiuso la chiamata. Poi mi hanno rivestita, mi hanno presa sottobraccio e accompagnata in strada e si sono allontanati. Sono rimasta sola e mi sono distesa su un muretto. Due ragazze vedendomi in quelle condizioni mi hanno chiesto cosa avessi e io chiedevo loro di chiamare il mio ragazzo”.

I MESSAGGI VIA WHATSAPP DELLE BESTIE DI PALERMO

ANGELO FLORES: «Questa si chiama… su Instagram, ti giuro vero, questa è una p… ce la siamo fatta tutti, i ragazzi della via Montalbo eravamo tanti, una sassolata, io, Gabriele T., il fratello di Giosuè, c’era Cristian un ragazzo delle case popolari e R… Eravamo un casino»

«Ieri sera niente, se ci penso un po’ mi viene lo schifo perché eravamo ti giuro 100 cani sopra una gatta, una cosa di questa l’avevo vista solo nei video porno, eravamo troppi, sinceramente mi sono schifiato un po’, ma che dovevo fare? La carne è carne, gliel’ho abbagnato pure io il discorso…”

«Dopo si è sentita pure male, si toccava là sotto piegata a terra… ‘Chiamate un’ambulanza’, […] l’abbiamo lasciata lì e siamo andati via…»

«Ma chi la conosce a questa, mi aveva scritto una settimana fa: ‘Il mio ragazzo di qua, il mio ragazzo di là’ e gli ho detto: ‘Senti che dobbiamo fare, ci vediamo?’ e ci siamo visti e abbiamo fatto sesso. Ieri sera l’abbiamo incontrata alla Vucciria con tutti gli amici ed è finita a schifio…»

«Lei era tutta ubriaca, l’amica sua l’ha lasciata sola, voleva farsi a tutti. Alla fine gli abbiamo fatto passare il capriccio».

IL VIDEO CONDIVISO SU CHAT WHATSAPP E TELEGRAM

“𝗙𝗶𝗴𝗴𝗵𝗶ò 𝗺𝗲 𝗹𝗼 𝗺𝗮𝗻𝗱𝗶 𝗶𝗹 𝘃𝗶𝗱𝗲𝗼 𝗽𝘂𝗿𝗲 𝗮 𝗺𝗲, 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗱𝗶 𝗹à 𝗱𝗲𝗹 𝗙𝗼𝗿𝗼 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗰𝗼?”

“𝗤𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗻𝗼𝗻 è 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗲 𝗻𝗲 𝘀𝗽𝘂𝗻𝘁𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗹’𝗮𝘃𝗲𝘁𝗲 𝘀𝘁𝘂𝗽𝗿𝗮𝘁𝗮? 𝗦𝘁𝗮𝗶 𝗮𝘁𝘁𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗮 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶 𝘃𝗶𝗱𝗲𝗼”

“𝗠𝗮 𝗶𝗻𝗳𝗮𝘁𝘁𝗶 𝗮𝗱𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗹𝗶 𝘀𝘁𝗼 𝗲𝗹𝗶𝗺𝗶𝗻𝗮𝗻𝗱𝗼 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶, 𝗹𝗼 𝘀𝘁𝗼 𝗺𝗮𝗻𝗱𝗮𝗻𝗱𝗼 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗮 𝗰𝗵𝗶 𝗹𝗼 𝗱𝗼𝘃𝗲𝘃𝗼 𝗺𝗮𝗻𝗱𝗮𝗿𝗲 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵é 𝗻𝗼𝗻 𝗻𝗲 𝘃𝗼𝗴𝗹𝗶𝗼 𝘀𝗮𝗽𝗲𝗿𝗲 𝗻𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮…”

“𝗡𝗼𝗻 𝘁𝗿𝗼𝘃𝗮𝗻𝗼 𝗻𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲”

“𝗠𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗽à, 𝘃𝗲 𝗹𝗼 𝗶𝗺𝗺𝗮𝗴𝗶𝗻𝗮𝘁𝗲 𝘀𝗲 𝘀𝗽𝘂𝗻𝘁𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗻𝗲𝗹 𝘁𝗲𝗹𝗲𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗮𝗹𝗲? 𝗡𝗲𝗹 𝘁𝗲𝗹𝗲𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗰𝗶 𝘀𝗽𝘂𝗻𝘁𝗶𝗮𝗺𝗼? 𝗠𝗶 𝗮𝗺𝗺𝗮𝘇𝘇𝗼 𝗳𝗶𝗴𝗴𝗵𝗶ò, 𝗶𝗼 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗼 𝘀𝗰𝗮𝗽𝗽𝗮𝗿𝗲, 𝗺𝗲 𝗻𝗲 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗼 𝗮𝗻𝗱𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝗠𝗲𝘀𝘀𝗶𝗰𝗼!”

“𝗖𝗼𝗺𝗽à 𝗶𝗼 𝗶𝗻 𝗔𝗺𝗲𝗿𝗶𝗰𝗮, 𝗶𝗻 𝗩𝗲𝗻𝗲𝘇𝘂𝗲𝗹𝗮”

“𝗜𝗼 𝗺𝗲 𝗻𝗲 𝘃𝗮𝗱𝗼 𝗶𝗻 𝗧𝗵𝗮𝗶𝗹𝗮𝗻𝗱𝗶𝗮”.

LE INTERCETTAZIONI DOPO I PRIMI ARRESTI: “…i pugni e gli schiaffi che le davano…”

“Quello che la struppiò di più è stato Cristian”

“Cristian e Gabriele. Lei non voleva, faceva “no, basta”, le faceva male”.

“Qua la situazione si sta facendo seria ora ci mettono tutti nella stessa cella!”.

“Un macello c’è! Dicono che abusiamo delle sue condizioni di inferiorità psichica e fisica. Vi immaginate se spuntiamo al telegiornale? Se succede mi ammazzo”.

DOPO LA DENUNCIA DELLA VITTIMA LO STUPRATORE PREMEDITA LA VENDETTA

«Ti giuro stasera mi giro tutta la via Libertà e mi porto la denuncia nella borsetta… le dico guarda che cosa mi hai fatto e poi le do una testata nel naso… le chiudo le narici con una testata»

Secondo il gip, il contenuto di questa intercettazione dimostra «una chiara volontà punitiva verso la ragazza, col fine di colpevolizzarla per la denuncia sporta».

LA “SCARCERAZIONE PREMIO” PER CHI HA CONFESSATO

Ed è polemica anche in merito alla scarcerazione del più piccolo tra gli imputati, scarcerato e condotto in una comunità di recupero per aver collaborato e confessato.

Il provvedimento, però, non trova l’approvazione della Procura dei minori che ha deciso di intervenire presentando ricorso. Infatti, secondo quanto emergerebbe dai terribili video girati la notte tra il sei e il sette luglio, il giovane, seppur minorenne al momento dei fatti, sarebbe stato fra i più violenti del gruppo e secondo i Pm i gravi reati commessi dal giovane richiedono la misura del carcere.

I SOCIAL, UNA MODERNA ED EFFICACE GOGNA

I social hanno assolto al ruolo ormai consolidato di moderna ed efficiente gogna pubblica, nonché sfogatoio per l’opinione pubblica; ma c’è stato chi ha pensato persino di creare profili social fake su Instagram e TikTok a nome di uno dei carnefici pubblicando vecchi video e foto dell’indagato accompagnati dalle seguenti descrizioni: “Non ero in me quando questo è successo ed è brutto sentirsi dire certe cose (fa molto male) in tutto ciò spero davvero che le persone la smettano con tutte queste stupidaggini perché ero stato trascinato dagli amici”, o ancora “Per colpa di certe persone non potrò vivere. Non posterò per motivi privati e molto seri ma io vi prometto che uscirò più forte di prima e vivrò la mia vita al meglio. Io non mi ritengo colpevole di nulla…

Frasi e immagini che non possono essere state certamente pubblicate da nessuno dai diretti interessati poiché ad oggi sei di loro si trovano in stato di arresto. Una idea macabra e inopportuna. Gli account social in questione sono stati creati solo pochi giorni fa con l’intenzione evidente di provocare ancora più indignazione e rabbia nell’opinione pubblica e sbancare in termini di visualizzazione e commenti, speculando su una vicenda orribile che non ha certo bisogno di ulteriori invenzioni mediatiche per suscitare sdegno.

Di Anna Lisa Maugeri

Anna Lisa Maugeri, blogger, web writer, moderatrice, lavora da anni per passione nel mondo della comunicazione e dell’informazione sul web scrivendo articoli, realizzando interviste e contenuti video su temi di attualità, cronaca, tematiche sociali, economia, medicina, salute e benessere. Ha creato e dirige il blog www.siciliabuona.com e il canale YouTube "Sicilia Buona". Ha lavorato per il canale YouTube di informazione ed approfondimento CRESCERE INFORMANDOSI realizzando video interviste ed altri contenuti.

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