Alimentazione e sostenibilitàfoto di Aamir Mohd Khan da Pixabay

di CAlessandro Mauceri

Dal 1979, in tutto il mondo, ogni anno, il 16 Ottobre si celebra la Giornata Mondiale dell’Alimentazione. E ogni volta, vengono messi in risalto temi che diventano oggetto di dibattiti, convegni, incontri e discussioni più o meno accese.

Nel 2020, per sottolineare l’importanza della materia, il World Food Programme è stato insignito del premio Nobel per la Pace.

La realtà è che delle mille sfaccettature, dei mille capitoli che fanno parte del libro “alimentazione” si fa poco o niente di concreto. La Giornata Mondiale dell’Alimentazione venne introdotta allo scopo di promuovere azioni affinché tutti potessero avere accesso a diete “sane” e “sostenibili”. Due parole di cui i governi di tutto il mondo sembrano aver dimenticato il significato.

La crescente povertà sta costringendo la popolazione mondiale a una dieta sempre meno sana, meno salutare, fatta di cibo spazzatura e di prodotti industriali scadenti. Molti poi sono quelli che non solo non mangiano sano: non non mangiano affatto.

Nei paesi a basso e medio reddito, il 38% della popolazione non ha accesso all’acqua pulita e il numero di persone colpite dalla fame (dopo anni di calo) ha ripreso a crescere senza che nessuno essere capace di fermare questo trend, né la FAO né il World Food Programme né i vari governi. Oggi nel mondo sono almeno 821 milioni le donne, gli uomini e i bambini ad essere colpiti dalla fame! E oltre 2 miliardi di persone non hanno regolarmente accesso a cibo salubre, nutriente e sufficiente.

Una situazione che rischia di peggiorare a causa della  pandemia del Covid-19: nel 2020, il numero di bambini nel mondo a soffrire di malnutrizione acuta è aumentato di dieci milioni di individui proprio a causa della difficoltà di poter aver accesso alle risorse alimentari.

Alimentazione e sostenibilità

Quanto al tema “sostenibilità”, aver concesso di controllare il settore degli alimentari a poche grandi multinazionali sta avendo devastanti sull’ambiente e sullo sviluppo di molti paesi. Basti pensare al fenomeno del landgrabbing: in tutto il mondo, grandi produttori che riforniscono i centri della GDO cacciano via le popolazioni locali e si appropriano dei loro terreni, “afferrano” grandi aree estremamente produttive, per sfruttarle con coltivazioni intensive che causano danni immensi all’ambiente e all’ecosistema. E quando questi terreni non sono più produttivi, li abbandonano per spostarsi altrove. Incuranti dei danni causati alla natura e alle popolazioni locali.

Ma non basta. In tutto il pianeta, c’è chi si chiede se, nel prossimo futuro, sarà possibile soddisfare i bisogni alimentari di una popolazione sempre in aumento. Eppure nessuno fa niente per limitare gli sprechi di cibo: circa il 30% delle risorse alimentari prodotte finisce nella spazzatura.

Un controsenso che riguarda tutta la catena alimentare: dalla produzione alla trasformazione, dalla commercializzazione al consumo al dettaglio fino a politiche di marketing che prevedono sui banchi dei supermercati prodotti tutti uguali e apparentemente perfetti. Ma nessuno, parlando di sana alimentazione, dice che i prodotti fuori stagione spesso hanno proprietà alimentari enormemente minori di quelli di stagione. In altre parole, pur essendo belli da vedere sono meno “sani” dal punto di vista nutrizionistico.

Sprechi e alimenti “finti” che sono inaccettabili in un mondo dove oltre una persona su dieci rischia (letteralmente) di morire di fame.

La malnutrizione è strettamente legata alla povertà.

L’altra faccia dell’argomento “alimentazione” è l’obesità. E contrariamente a quanto si potrebbe pensare a pagare il prezzo più alto non sono i paesi più sviluppati (sebbene anche loro colpiti duramente da questo problema).

La crisi economica dilagante in molti paesi del mondo ha costretto la popolazione a dedicare sempre meno attenzione alla qualità del cibo. Con effetti devastanti sulla salute: i  numeri delle persone in sovrappeso e degli obesi stanno aumentando esponenzialmente (dimostrando che l’origine dell’obesità non è tanto genetica quanto piuttosto epigenetica).

Sovrappeso e obesità (che colpiscono quasi il 60% dei nostri over 20 come affermano i dati del Food Sustainability Index 2018) che comportano l’aumento di malattie croniche (come malattie cardiovascolari, problemi respiratori, diabete), mancanza di attività fisica e progressivo allontanamento da modelli alimentari sani, e incidono anche sull’aspettativa di vita sana alla nascita (l’aspettativa di vita arriva e a volte supera gli 83 anni, ma all’aspettativa di vita sana scende a 73). Malattie che hanno un costo no solo sociale e umano ma anche strettamente economico: le stime parlano di danni per circa 3.500 miliardi di dollari l’anno.

Sempre in tema di sostenibilità, esiste un rapporto strettissimo tra dieta alimentare e impatto sull’ambiente. Le tre “impronte” (impronta idrica, impronta ecologica e impronta del carbonio) sono  legate a filo doppio, anzi triplo, con le scelte alimentari. Ma nessuno, neanche il 16 ottobre, ne parla.

E ancora. Molti dei prodotti che finiscono nelle dispense e sulle tavole dei consumatori dei paesi sviluppati, provengono da paesi dove lo sfruttamento minorile è diffuso e nessuno, nemmeno le Nazioni Unite, finora è riuscito ad eliminarlo. Anzi spesso sembra quasi che si voglia stendere un velo di silenzio per coprire tutto questo.

Lo stesso silenzio che impedisce di parlare di biodiversità. Spenti i riflettori sull’EXPO2015, nessun giornale o telegiornale si è preso la briga di dire alla popolazione che questo potrebbe essere uno dei problemi del prossimo futuro: oggi, solo nove specie vegetali rappresentano il 66% della produzione agricola totale. Eppure sono almeno 30.000 le specie di piante commestibili. Ma molte di queste rischiano di estinguersi, privando il pianeta di una risorsa insostituibile. E lo stanno facendo nel silenzio più totale.

Il 16 Ottobre come ogni anno da oltre quarant’anni, si celebra la Giornata Mondiale dell’Alimentazione. Ci sarebbe molto da dire e ancora di più da fare. Ma di questo sembra non importare niente a nessuno. Neanche la piccola Greta, iperattiva fino a qualche mese fa, si è presa la briga di parlare se non di tutti, almeno di alcuni di questi argomenti.

In attesa che, domani, spenti i riflettori, si possa tornare alla vita di tutti i giorni. Come se non fosse successo nulla. Fingendo di non sapere che, anno dopo anno, aumenta il numero di uomini, donne e bambini, che soffrono e muoiono di fame.

C.Alessandro Mauceri

Di CAlessandro Mauceri

C. ALESSANDRO MAUCERI, giornalista, da decenni si occupa di problematiche legate all’ambiente, allo sviluppo sostenibile e all’internazionalizzazione, ma anche di fenomeni sociali e geopolitici che interessano principalmente i minori ed i bambini. Tra i lavori più recenti “La condizione dei bambini dell’Africa sub-sahariana tra sfruttamento delle risorse naturali e degrado sociale” inserito in “Africa: scenari attuali e sfide future”, ed. ASRIE, “Guerra all’acqua” ed. Rosenberg & Sellier e “Lavoro minorile in Eurasia”, ed. ASRIE.

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