Venti anni fa, precisamente il 13 maggio 2004 moriva a Montevideo all’età di 52 anni il cantautore e musicista uruguaiano Gustavo José Pena Casanova, soprannominato «El Príncipe»
A molti questo nome dirà poco o nulla, ma in Uruguay, in Argentina e nell’America latina in generale, Gustavo Pena è considerato un musicista di culto, un grande artista scomparso prematuramente e del quale si sente ancora la mancanza.
Una morte improvvisa causata da un infarto miocardico acuto proprio quando le sue canzoni cominciavano a raggiungere il grande pubblico e venivano trasmesse dalla radio nazionale grazie alla pubblicazione dei suoi due album “Amigotez” con Nicolás Davis nel 2001 e “El Recital” album dal vivo nel 2002.

Due soli album, ma che già testimoniavano la grandezza del musicista che è vero, ebbe una carriera breve, ma così intensa che ancora oggi band come El Club de Tobi, Onda Vaga, Trovalina o le cantautrici Ana Prada e Loli Molina per finire a Manu Chao hanno riproposto e continuano a riproporre cover di Gustavo Pena.
Questo, anche perché la figlia del principe, Eli-u Pena, dopo la morte del padre si è dedicata alla compilazione e digitalizzazione dell’opera inedita di suo padre pubblicando “La fuente de la Juventud” (registrato nel 1991, pubblicato nel 2005) e “Amor en el Zaguán” (con Nico Davis, registrato nel 2003, pubblicato nel 2006) mentre nel 2019 è uscito “Espíritu inquieto”, un documentario su Gustavo Pena diretto da Matías Guerreros e Eli-U, accompagnato da un doppio omonimo album.
Gustavo Pena, soprannominato “Il principe” a vent’anni dalla morte continua ad essere un punto di riferimento e fonte di ispirazione per molti musicisti e per quei fruitori che amano la bella musica.
Los pibes allá en la esquina/están como dibujados,
no les pagan sus pecados/no les tocó religión.
Esperan la tardecita/y van hasta la placita,
fuman y beben un poco/después tocan el tambor.
Porque esperan que en el cielo este el amor/que no tuviste vos, que no
¿Cómo que no?/Miralo, miralo.