Intervista a Stefano Milioto - Foto di Salvatore IndelicatoIntervista a Stefano Milioto - Foto di Salvatore Indelicato

“Ritratto di Enzo Lauretta – intellettuale e politico” di Stefano Milioto

Alcuni anni fa ho intervistato Enzo Lauretta per un programma radiofonico della Rai regionale dal titolo: “Cosa farai da grande” che conducevo con Marilena Monti. Con mio dispiacere il nastro di quella intervista è andato perduto. Sarei felice se tra le iniziative di Agrigento capitale della cultura la città si ricordasse di Enzo Lauretta che ha dato tanto lustro alla città.

Foto di Salvatore Indelicato

Oggi ho il piacere di incontrare Stefano Milioto, scrittore, critico letterario, amico e collaboratore di Enzo Lauretta, a cui ha dedicato un libro molto interessante dal titolo “Ritratto di Enzo Lauretta“.

L’intervista

D: Quando ha conosciuto Enzo Lauretta?

R: Potrei dire da sempre, perché da studente seguivo da lontano le sue iniziative culturali. Il primo contatto lo ebbi nei primi anni Sessanta, quando lo invitammo a Santa Elisabetta, noi studenti del circolo culturale “Pirandello”, a presentare la messinscena di Il berretto a sonagli realizzata dal Piccolo Teatro Pirandelliano di Agrigento. Ma il contatto personale è avvenuto nel 1974 in occasione di un corso abilitante all’insegnamento di lettere nelle scuole superiori: lui docente, io discente.

D: E’ vero che era un intellettuale controcorrente?

R: Certamente sì, perché volto sempre all’azione di contro alla staticità permanente comune e non incline ad accogliere le novità e le sollecitazioni culturali provenienti da fuori. Il suo dinamismo era determinato dal fatto di essere un intellettuale che coniugava in sé parimente pensiero e azione. È stato un agitatore culturale, e non solo.

Foto di Angelo Pitrone

D: Quali sono i temi espressi nei suoi romanzi, oltre agli amori giovanili?

R: Nella sua narrativa gli amori giovanili non mancano perché romanzi di formazione -ai giovani era particolarmente attento e sensibile-, ma poi la politica, la famiglia, la società in tutte le sue pieghe, belle o brutte, il femminismo, la religione-era un fervente cattolico- soprattutto la cattolica nei suoi travagli e nel suo dibattito sulle questioni spinose delle urgenti riforme necessarie, quali il sacerdozio alle donne e il matrimonio ai preti.

D: È stato un poeta, uno scrittore, un saggista e un raffinato romanziere, ha iniziato a scrivere giovanissimo. Quanti libri ha scritto?

R: Oltre le tre prime prove e la scolastica coi volumi di educazione civica e col prezioso Compendio
storico della letteratura italiana, almeno una trentina fra saggi e romanzi.

D: Le sue storie sono in parte autobiografiche?

R: Lo scrittore entra sempre nelle sue opere, più o meno larvatamente. Nella “Trilogia della Memoria”, I giorni della vacanza, La sposa era bellissima e La piccola spiaggia, emerge particolarmente il dato autobiografico.

D: Enzo Lauretta e la “difficile” città di Agrigento…

R: Ha preferito rimanere in Agrigento, nonostante tutto. Ma s’è speso sempre per la sua città di adozione. Nella politica e nella cultura. Concependo la politica nel senso più alto del termine come servizio e non come potere, da Sindaco, 1956, tiene contatti diretti con la gente, fa relazioni trimestrali al popolo, convoca frequenti riunioni del Consiglio Comunale (13 in un anno); ha forte lo zelo per i problemi della nettezza urbana, per il cimitero, il mattatoio, la viabilità interna, gli spacci comunali; la cura del Palazzo Comunale ivi comprese l’Aula Consiliare e la sala Giunta, mentre attenzione particolare dedica ai problemi del mercato, all’illuminazione pubblica, al corpo dei vigili urbani, da Presidente dell’Azienda Autonoma Soggiorno eTurismo e poi Presidente dell’Ente Provinciale per il Turismo, carica che ricopre fino al febbraio1966, imprime un rinnovato ritmo alla politica turistica della Provincia e alla Sagra del Mandorlo in fiore. Gli preme tantissimo della sua Città il riscatto morale, politico e civile e la promozione umana.

D: Che tipo era il professore fuori dal protocollo?

R: Dico subito che Lauretta era molto attento ai giovani, ai suoi alunni, dei quali accompagnava la loro crescita umana e culturale. Era alla mano di là dall’apparenza, disponibile e cordiale, con forte capacità di ascolto dell’altro. Se intuiva in qualcuno qualità particolari o artistiche o intellettuali non esitava a valorizzarlo, indovinandola quasi sempre. E faceva sua l’idea altrui se la considerava più efficace della propria. Era coinvolgente e trascinatore.

D: È vero che molte storie di Enzo Lauretta sono ambientate nella sonnacchiosa città di Agrigento, con un occhio rivolto al grande schermo?

R: Sono storie intriganti destinatarie per prima della pagina, che era la privilegiata dallo scrittore, salvo ad accorgersi dopo essere degne del cinema.

D: Da cosa nasce la sua forte passione per il Cinema?

R: Penso che la sua prima passione fosse il teatro, ma poi il cinema lo prende, se ne appassiona, predilige i gialli e i film tratti da opere letterarie.

Lauretta e Mario Monicelli – 1980 – foto di Angelo Pitrone

D: Lauretta e il cinema, dall’Efebo d’oro alle altre iniziative internazionali…

R: Ecco appunto, l’Efebo d’oro. Volendo vedere in che rapporto stanno l’opera letteraria e il film da essa desunto tramite la sceneggiatura, dunque per un’esigenza assolutamente culturale e artistica, attua nel 1964 e nel 1965, all’interno della Sagra del Mandorlo in fiore, come Presidente dell’Ente Provinciale per il Turismo, due edizioni del Premio Cinema-Narrativa in cui vengono premiati con la Demetra d’oro (riproduzione del busto fittile della dea) rispettivamente il regista Luigi Comencini per La ragazza di Bube, tratto dall’omonimo romanzo di Cassola, e Francesco Maselli per Gli indifferenti, tratto dall’omonimo romanzo di Moravia. In seguito, dopo una parentesi di impegno politico e sociale, fonda il 12 gennaio 1967 il Centro Nazionale di Studi Pirandelliani, realizzando una fortunata serie di Convegni internazionali, incontri e seminari in Italia e all’estero e pubblicando decine di volumi di atti e dì critica che hanno rinnovato dal profondo le ricerche sull’opera di Luigi Pirandello. Riprendendo, poi, una sua vecchia idea, nel 1978 fonda assieme ad altri, il Centro di ricerca per la narrativa e il cinema e, nel suo ambito, l’Efebo d’oro, uno dei premi cinematografici più originali e prestigiosi del nostro Paese. Ci ha lasciato una grande eredità di iniziative culturali che sono divenute tradizioni nel corso degli anni e che vigono tuttora.

D: Lei ha lavorato alla sceneggiatura del film La sposa era bellissima del 1987, diretto dal regista ungherese Pál Gábor girato a Cammarata, con Stefania Sandrelli. Quali curiosità può svelare sulla preparazione di questo film tratto da un libro di Enzo Lauretta?

R: I quindici giorni per me chiuso in una camera dell’Hotel Géllert di Budapest a scrivere la sceneggiatura con il regista Pál Gábor; certi dissapori col produttore ungherese Joseph Marx; i provini per scegliere i due ragazzi protagonisti; il rapporto confidenziale con gli attori Stefania Sandrelli, Angela Molina e Massimo Ghini; il ruolo del prete a Lauretta combinato da me e il regista a sua insaputa; i trucchi e gli effetti scenici improvvisati al bisogno; l’entusiasmo della gente di Cammarata. Ricordo un altro film, tratto da un romanzo di Lauretta, sceneggiato da lui e me, coprodotto come La sposa… da Italia e Ungheria, I salmoni del San Lorenzo per la regia di Ferenc Anrdàs.

D: Lauretta e Pirandello. Il professore è considerato uno dei maggiori conoscitori dell’opera di Luigi Pirandello.

R: E a ragione. Legame veramente stretto tra Lauretta e Pirandello, e una frequentazione quotidiana con l’opera pirandelliana da parte di Lauretta che ha prodotto volumi di critica imprescindibili a cominciare dalla sua tesi di laurea “Pirandello umano e irreligioso”, il fondamentale Pirandello – storia d’un personaggio fuori di chiave-, Pirandello la crisi, Pirandello e il mistero e tanto altro.

Lauretta e Leonardo Sciascia – 1988 – foto di Angelo Pitrone

D: Lauretta e gli intellettuali siciliani: da Leonardo Sciascia a Vitaliano Brancati, da Ercole Patti a Giorgio Saviane…

R: Considera Sciascia un esponente di spicco nel quadro della letteratura italiana, anche se differisce nella visione della vita e dell’arte. Più vicino si sente a Vitaliano Brancati, con cui condivide il paese di nascita Pachino, e al quale dedica un “Invito alla lettura” dell’Editore Mursia, presso il quale pubblica anche “Invito alla lettura di Patti” e “Invito alla lettura di Saviane”.

Lauretta e Giorgio Saviane – 1989 – foto di Angelo Pitrone

D: Lauretta il teatro, la fondazione e il Centro Nazionale di studi pirandelliani….,

R: Il teatro, da sempre la sua passione. Da giovane scrive per la sua compagnia teatrale il dramma Contro la bufera e la commedia Il crepuscolo, che mette in scena al tempo dell’emergenza della 2^ guerra mondiale in Agrigento e nei paesi vicini e perfino per le truppe alleate durante l’occupazione. È con la fondazione del Centro Nazionale di Studi Pirandelliani che Lauretta rende un gran servigio a Pirandello, poiché stimola studi e ricerche per innovare la critica sull’opera del grande Agrigentino già da allora 1967e di poi organizzando convegni internazionali, tuttora vigenti ad opera del Centro.

D: Enzo Lauretta e la musica siciliana…

R: Un appassionato al punto d’aver formato il gruppo folklorico “Val d’Akragas”, che ha portato in giro per il mondo.

D: Lauretta e i riconoscimenti nazionali…

R: Tanti. Per citarne qualcuno: Premio Giardini-Naxos, Premio Rhegium Julii, Premio Sila, Premio Ori di Taranto, Premio Chianti.

D: Cosa rimane oggi dell’opera di Enzo Lauretta, possiamo dire che Agrigento l’abbia in parte “trascurato”?

R: Una grande eredità di cultura e valori e un esempio come amministratore della cosa pubblica da imitare da parte degli uomini di buona volontà. Se Agrigento l’ha trascurato? Be’, altrove gli avrebbero fatto statue, dedicato vie o piazze o edifici. La sua Città di adozione, per ciò che ha fatto e rappresentato per essa, a uno dei suoi più illustri figli nemmeno un vicolo. Che sia ancora, da morto, un personaggio scomodo per come l’abbiamo visto prima?

D: E’ soddisfatto del ritratto che gli ha dedicato e come ha reagito il pubblico?

R: In parte, per il timore d’aver scritto poco o non adeguatamente di un uomo e un artista di tanto valore. Ma soddisfatto e insieme indignato perché in Agrigento è stata finora la sola iniziativa in ricordo di Enzo Lauretta. Considerata la richiesta da più parti del volume, penso bene e nel rispetto massimo di quell’insigne personalità.

D: Quali sono i suoi progetti per il futuro?

R: Libri, teatro e cinema.

Biografia

Foto di Salvatore Indelicato

Stefano Milioto, romanziere, drammaturgo, saggista e sceneggiatore cinematografico, è Presidente Emerito del Centro Nazionale di Studi Pirandelliani di Agrigento. Fra le sue pubblicazioni opere narrative e teatrali: l’ultimo romanzo è L’anima buona di Lando Lopez con la casa editrice Lussografica, presso la quale aveva già pubblicato i romanzi Vita di Augie Chapelle.

Un ringraziamento ai fotografi Angelo Pitrone e Salvatore Indelicato.

Di Maurizio Piscopo

Giuseppe Maurizio Piscopo (Favara 1953), maestro elementare, compositore e musicista, ha collaborato con Radio Rai Sicilia e attualmente scrive per diverse testate, tra le quali Ripost, Sicilia ON Press e Malgrado tutto. Ha pubblicato, tra gli altri, Musica dai saloni (Casa Museo Palazzolo Acreide, 2008), Merica Merica. Viaggio verso il nuovo mondo, con Salvatore Ferlita e le foto di Angelo Pitrone (Salvatore Sciascia Editore, 2015), Le avventure di Lino Panno (Qanat Edizioni, 2017), La maestra portava carbone, con Salvatore Ferlita (Torri del Vento, 2018), Il vecchio che rubava i bambini (Aulino Editore, 2019), finalista al Premio Racalmare, Raccontare Sciascia, con Angelo Campanella (Navarra Editore, 2021), Vitti ’na crozza. La storia e la musica dei fratelli Li Causi, con Antonio Zarcone (Lilit Books, 2021). Nel 2022 ha ricevuto il premio “Un Maestro per la vita”.