di Giuseppe Maurizio Piscopo
La fisarmonica ha cambiato la mia vita, è la compagna che mi ha permesso di girare il mondo di incontrare tantissime persone, di visitare tante città, mi ha visto piangere, ridere, sognare, commuovere alla presenza di vecchi, bambini, negli ospedali, nelle carceri, per strada, nelle università, alla radio in Tv, sui camion trasformati in palcoscenico, sulle “lape”, per le piccole feste di paese, nei locali malfamati di Parigi dove andavo ad ascoltare un vecchio “accordeoniste” che aveva suonato nel celebre film di Marcel Carnè “Les amants du Paradis”. L’accordeoniste mi ha insegnato lo stile musette della fisarmonica che adoro profondamente. Ma quale fu il precedente?
Appena sbarcato dall’aereo all’aeroporto La guardia di New York, la polizia, che quell’anno aveva sequestrato tanta droga leggendo nei miei documenti nativo di Favara e proveniente da Palermo, -era l’anno in cui era uscito il libro di Marina Pino Le signore della droga- senza esitare, – mi sequestrò la fisarmonica, smontandola in mille pezzi. Quando lo strumento venne rimontato con fretta e approssimazione da gente poco esperta con gli strumenti musicali, la fisarmonica non suonava come prima e sfiatava, i bassi erano stonati e non corrispondevano.
Lo strumento era stato manomesso, violato, montato alla rovescia. Provai sconforto, rabbia. Protestai scrivendo una lettera. Quella fisarmonica aveva finito la sua storia per sempre. Non avrebbe fatto sognare, cantare e ballare più nessuno, come era avvenuto per tanti anni Tutti i ricordi vennero cancellati quel giorno! Non nascondo che sono arrivato quasi a piangere. Avevo bisogno di un’altra fisarmonica. Così dopo un primo momento di sconforto e disperazione passai parola agli amici, ai paesani, ai siciliani che vivevano nella Little Italy.
Il 20 luglio del 1986 a New York nella bottega di un barbiere ho incontrato la fisarmonica della mia vita. Mi venne indicato un barbiere italo-americano, un certo Frank Castelli che ne aveva diverse esposte nel salone. Le provai tutte, ma a me piaceva la fisarmonica preferita dal barbiere quella che lui chiamava a “picciriddra”, la sua bambina. Era una fisarmonica di colore giallo, con il mantice blu cobalto, tutta intarsiata di madreperla. Frank Castelli era un emigrante della provincia di Agrigento che aveva chiuso bottega in Sicilia per riaprirla negli Stati Uniti dove vivevano i suoi fratelli che svolgevano tanti mestieri diversi e abitavano nella stessa casa, da loro stessi ristrutturata, senza chiamare persone esterne.
Il barbiere non cambia mai il suo mestiere, barbieri si nasce ha scritto il decano dei barbieri Franco Alfonso e continua a fare quello che faceva in patria, radere barbe, tagliare capelli e suonare la chitarra e il mandolino nei tempi morti. Frank Castelli era un tipo bizzarro e un po’ capriccioso, prima di darmi in prestito la sua fisarmonica preferita, dalla quale difficilmente si staccava, volle ascoltare come suonassi la fisarmonica, voleva rendersi conto se suonavo con il cuore o con la pancia.
Mi misi di impegno e suonai come sanno suonare solo i barbieri! Lo vidi sorridere, emozionarsi e piangere in un angolo del salone dallo specchio butterato di ricordi. Mi disse che sarebbe venuto al mio concerto per sentire la “picillidrra”. Fu tra i miei primi spettatori al concerto che tenni nella ormai sua America. Volle infine ringraziarmi per le cose che suonai, cosa inconsueta per lui abituato a parlare poco- facendo un colpo di testa, considerata la sua età non più verde, dichiarata anche da un certo tremolio della mano, mi disse che se avessi voluto, mi avrebbe venduto quella fisarmonica gialla a cui ero tanto affezionato. Lo strumento l’aveva comprato in Sicilia, nel primi del Novecento da un altro barbiere che non sapeva suonare una nota, (gliel’aveva lasciato il padre).
La vendita allora avvenne per bisogno, per poter procurare i soldi con cui il venditore sarebbe andato a cercare fortuna nella lontana Merica. Fu Frank Castelli stesso a propormi un prezzo: una sola parola, prendere o lasciare trecentocinquanta dollari e quella fisarmonica passò nelle mie mani per sempre.
Frank Casteli prima di consegnarmi la fisarmonica mi pose una sola condizione, che questa preziosa fisarmonica venisse utilizzata solo in Italia e solo per le canzoni e le musiche della tradizione siciliana, importanti e dimenticate soprattutto le musiche dei barbieri e dei sarti che non devono morire.” Visto che io sono destinato a morire in America” mi disse,- che almeno la mia fisarmonica si goda l’Italia e la bella musica di un tempo”. Riportai la fisarmonica alla Scandalli di Castelfidardo, in una giornata nella quale era caduta abbondantemente la neve e la feci rimettere a posto dai maestri accordatori più raffinati ed esperti del mondo. Da allora non mi separo più da questa fisarmonica, che rappresenta la storia più bella della mia vita.
Giuseppe Maurizio Piscopo. Autore di canzoni, musiche e racconti, “fabbricante” di storie cantate dedicate ai bambini di tutto il mondo e soprattutto a quelli che vivono nel dolore. Formatosi nella scuola di Sciascia, Buttitta e Bufalino, sin da ragazzino ha suonato la fisarmonica apprendendo il “mestiere” da un barbiere, Mastro Agostino di Favara, sua città natale, perfezionando la sua arte nei bistrot di Parigi. Con la fisarmonica è riuscito a raccontare la sua Sicilia e le sue tradizioni più antiche e più vere, partendo proprio dal comune di Favara, in provincia di Agrigento, paese dalle tinte forti, a volte crude ma intense. E’ stato tra i fondatori del Gruppo Popolare Favarese con Antonio Zarcone che ha fatto conoscere nel mondo le tradizioni popolari della Sicilia attraverso il canto. Da sempre il suo estro e la sua fantasia sono stati stimolati positivamente dalla letteratura e sono numerosissime le composizioni in cui il rapporto fra musica, poesia e letteratura risulta evidente oltre che di fondamentale importanza. In particolare la sua attenzione è stata rivolta ad autori come Pirandello, Sciascia, Gori, Buttitta, Bonaviri, Bufalino. Vanta anche una lunga attività di ricerca, canti e musica popolare del Sud d’Italia. Nel 2018 il regista Rosario Neri ha raccontato la storia di questa fisarmonica nel film Nato a Xibet candidato ai David di Donatello.
Questo racconto è un estratto dal libro “Merica, Merica. Viaggio verso il nuovo mondo” di Salvatore Ferlita e Maurizio Piscopo