Proseguono le proteste contro il governo iraniano in diverse città dell’Iran. Ad oggi sono quasi 3 mila le persone arrestate a Teheran ed i manifestanti continuano a subire una dura repressione da parte della polizia. Il governo ha persino bloccato la connessione internet nel paese, ma ciò non è bastato a spegnere i riflettori su quanto sta accadendo.
La solidarietà al popolo iraniano arriva anche dal mondo dello sport, della cultura e dello spettacolo da diverse parti del mondo. Anche i calciatori della nazionale iraniana hanno voluto essere vicino alle donne e agli uomini iraniani in lotta contro il regime.
I calciatori hanno, infatti, indossato giubbotti neri per coprire la maglia della squadra iraniana durante l’inno per l’amichevole con il Senegal in Austria.
LA MICCIA DELLA PROTESTA
Ad innescare questa nuova ondata di proteste in diverse città dell’Iran è stata l’uccisione da parte della “polizia della moralità” di una giovane ragazza curdo iraniana, Mahsa Amini, colpevole di aver indossato male l’hijab.
VERITA’ E GIUSTIZIA PER MAHSA AMINI
Mahsa Amini era stata arrestata il 13 settembre per aver indossato male l’hijab, il velo con il quale tutte le donne sono obbligate dal 1979 a coprire capelli, collo e spalle. Masha Amini è morta tre giorni dopo il suo arresto, a soli 22 anni.
Il fratello della vittima ha dichiarato che Masha Amini è stata portata in caserma per una “rieducazione” e di avere sentito le grida della sorella provenire dall’interno, poi ha visto arrivare l’ambulanza. Mahsa Amini è giunta in ospedale in stato di coma ed è deceduta tre giorni dopo.
La polizia morale respinge le accusa di violenza e torture sulla ragazza. Amnesty International ha chiesto di aprire un’inchiesta su quanto accaduto e di indagare sugli agenti di polizia ed i funzionari presenti in quelle ultime e tragiche ore di vita di Mehsa Amini.
Masih Alinejad: “Hanno ucciso Mahsa Amini senza sapere che il suo cuore batte nel cuore di milioni di donne iraniane”
MASIH ALINEJAD è la voce delle donne iraniane e arriva fino al cuore del mondo occidentale.
Il suo è un appello alle donne del mondo, oltre che agli USA e all’Europa perché non rimangano indifferenti.
Masih Alinejad è una giornalista, blogger, scrittrice e attivista politica iraniana naturalizzata statunitense. “Il nostro dovere – dice Masih Alinejad – è fare eco alle grida dei nostri connazionali nei principali media del mondo. Per anni, i lobbisti governativi hanno impedito alla vera voce del popolo di raggiungere il mondo. Ma dirò in tutti i media che gli iraniani per strada non gridano “morte all’America” ma “morte alla Repubblica Islamica“.
Dalle strade iraniane il grido unanime: “Donne, vita, libertà!”
Nel 2019 Masih Alinejad ha parlato davanti alla commissione per gli affari esteri a Ottawa, alla presenza dei legislatori americani ed europei. Un discorso duro, quello di Masih Alinejad, contro l’accordo nucleare ed i soldi che la Repubblica Islamica spende per i terroristi.
“State cercando di negoziare con i selvaggi che hanno ucciso una bambina di 8 anni per quattro ciocche di capelli e che hanno puntato una pistola contro i manifestanti? Quando le donne iraniane combattono per la loro dignità, prendete posizione e rendete responsabile la Repubblica islamica“.
“Spiego alla gente del mondo, ma per me è difficile perché non credono che una bambina di 8 anni possa essere stata uccisa per i suoi capelli, per i bellissimi capelli con cui è nata, ma Ali Khamenei e il suo capo Khomeini hanno ordinato di coprirli sotto la bandiera nera dell’ISIS e di uccidere le ragazze ribelli”.
“DONNE, VITA, LIBERTA’”
Mentre in Iran il regime ha interrotto le connessioni alla rete internet, la giornalista Masih Alinejad continua instancabilmente a parlare di quanto sta accadendo, lo fa con le immagini, i video e le testimonianze che le sono giunte nei giorni scorsi dalle città iraniane, ma soprattutto con la forza delle parole, cercando di destare il mondo dalla sua indifferenza.
Sono tanti gli appelli rivolti dalla giornalista iraniana agli USA, all’Europa e a tutte le donne in ogni luogo del mondo perché si uniscano al grido delle donne iraniane: “Donne, vita, libertà”
“Cari americani ed europei, ascoltate: Gli iraniani stanno mettendo in pericolo la propria vita per la libertà. Presto inizieranno gli scioperi nazionali. La vostra enfasi su un accordo nucleare invierà miliardi di contanti per uccidere più persone innocenti come Mahsa Amini”.
“Questo è il 21° secolo e le donne vengono uccise per aver mostrato un po’ di capelli. Quante persone devono essere uccise perché il mondo si svegli?”
“Nonostante l’enorme repressione – racconta tramite i suoi account social – le donne iraniane si sono svelate e hanno cantato contro i dittatori. Uomini e donne, spalla a spalla, sono scesi in piazza in tutto l’Iran, affrontando pistole e proiettili chiedendo la fine della Repubblica islamica”.
“Hanane Kia, Ghazaleh Chelawi, Mino Majidi. Sono i nomi delle donne coraggiose uccise dai mercenari della Repubblica Islamica nei giorni scorsi. Altre tre ragazze come Mahsa Amini ed i cui nomi sono stati tenuti segreti”.
“Le donne iraniane marciano fianco a fianco con gli uomini, cantando contro l’intero regime. Stanno affrontando pistole e proiettili e chiedono la fine di un sistema di apartheid di genere. Quando agiranno le femministe occidentali?